Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Skazza
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Vittorio Feltri ha scritto ieri in un tweet:
"Agli extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un pò morire, state a casa".
A casa loro ci devono restare gli Europei. Quelli che mandano armi, quelli che mandano soldi per comprare armi, ma anche quelli che promuovono la cosiddetta cooperazione internazionale.
L'Europa che crede di salvare è come l'Europa che crede di condannare: non si fa gli affari propri.
Non Feltri, non le Ong, hanno avuto una parola di condanna nei confronti degli accordi da 8 miliardi firmati dalla Meloni poche settimane fa a Tripoli.
A nessuno crea problemi che a firmare dalla parte libica ci fosse un governo autoproclamato, ombrello delle milizie, e non il governo votato dai Libici.
A nessuno crea problemi che quegli accordi siano illegali e quei soldi siano un finanziamento bellico alle milizie (quelle stesse che tengono in trappola 700.000 africani in Tripolitania).
L'ingerenza è comunque il vizio dell'Occidente. Che sia da destra o da sinistra, ci piace tanto.
Feltri e le Ong, che si accapigliano sulle conseguenze, sono entrambi d'accordo sul mantenere le cause della migrazione intatte: così si garantiscono entrambi un ragione di vita campando sulle conseguenze.
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ereticamente
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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Leno Lazzari
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Alcune cose potevano essere cambiate se a Bruxelles quel troiaio ridanciano del PD non avesse votato contro la modifica del trattato di Shengen .

E ancora con sta storia a reti unificate che Valditara e Salvini devono dimettersi .

Certa politica é dura a morire perché troppi fra noi (e senza fare nomi) sono ancora convinti che il male sia tutto dall'altra parte .
La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro

.........ma andare oltre no ?
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Leno Lazzari ha scritto: 3 mar 2023, 14:33 Alcune cose potevano essere cambiate se a Bruxelles quel troiaio ridanciano del PD non avesse votato contro la modifica del trattato di Shengen .

E ancora con sta storia a reti unificate che Valditara e Salvini devono dimettersi .

Certa politica é dura a morire perché troppi fra noi (e senza fare nomi) sono ancora convinti che il male sia tutto dall'altra parte .
dimettersi no ma valditara ha fatto delle dichiarazioni che se fosse ragazzo avrebbe preso due sberle.

da un po' di anni, le dichiarazioni di politica e giornalismo sono tutto un essere duri, entrare a gambatesa, spararla grossa.

un tempo la politica era moderazione, anche nei modi, nelle frasi.

qui invece è tutto un voler andare giù duro, specie contro la popolazione, specie contro parti deboli della popolazione.
Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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Leno Lazzari
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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ereticamente ha scritto: 3 mar 2023, 14:44
Leno Lazzari ha scritto: 3 mar 2023, 14:33 Alcune cose potevano essere cambiate se a Bruxelles quel troiaio ridanciano del PD non avesse votato contro la modifica del trattato di Shengen .

E ancora con sta storia a reti unificate che Valditara e Salvini devono dimettersi .

Certa politica é dura a morire perché troppi fra noi (e senza fare nomi) sono ancora convinti che il male sia tutto dall'altra parte .
dimettersi no ma valditara ha fatto delle dichiarazioni che se fosse ragazzo avrebbe preso due sberle.

da un po' di anni, le dichiarazioni di politica e giornalismo sono tutto un essere duri, entrare a gambatesa, spararla grossa.

un tempo la politica era moderazione, anche nei modi, nelle frasi.

qui invece è tutto un voler andare giù duro, specie contro la popolazione, specie contro parti deboli della popolazione.
Vero, il linguaggio oggi tende ad essere molto meno "formale" di una volta . Più diretto e più incisivo ma senza il "supporto" di una base culturale .

Del livello della critica, la nostra, ci sono momenti in cui la faziosità arriva a livelli a dir poco puerili.............e non faccio nomi .
La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro

.........ma andare oltre no ?
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ereticamente
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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Ecco il coro degli industrialotti veneti, accolto con ovazione da Repubblica.
E il motivo delle uscite di Lollobrigida, le aperture agli ucraini di Zaia (e Bonaccini).

Insomma tutti i partiti di governo (pre Draghi e post Draghi) vogliono manodopera a basso costo.
I tasselli per capirlo ci sono tutti.


https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 390707137/


“Pochi operai e tecnici”: il Veneto senza figli ora chiede più migranti
dal nostro inviato Filippo Santelli
“Pochi operai e tecnici”: il Veneto senza figli ora chiede più migranti
Le imprese del Nordest fanno fatica a trovare personale e soffrono il calo demografico. Servono cinque mesi per un profilo qualificato e si cerca nel raggio di 50 km. E tutti, dal turismo all’edilizia ai trasporti, chiedono più stranieri


Più immigrazione: in Veneto lo chiedono tutti gli imprenditori. Dagli albergatori di Jesolo, che non trovano camerieri, agli agricoltori del veronese, senza personale per raccogliere le fragole. E poi i trasporti, mancano camionisti, l’edilizia, operai, la sanità, infermieri e badanti. Stupisce? Solo chi si ferma all’immagine del Veneto ultraleghista, quella del “vestirli da leprotti” per far sparare i cacciatori (Gentilini dixit). La realtà è che fin dagli anni ’80, quando mani del Nordafrica salvarono le concerie del Vicentino, produzione troppo dura e sporca per mani italiane, il miracolo Nordest è stato costruito con tanto lavoro straniero: marocchino, albanese, rumeno.

E il principio molto basico dell’integrazione alla veneta — “basta che lavorino” — ha a suo modo funzionato. Stupisce altro, però: la richiesta di allargare i flussi, specie da parte degli industriali, nasce dalla consapevolezza di una crisi strutturale, non certo dovuta ai presunti “divanati” del Reddito di cittadinanza («Non c’entra un cavolo», dicono tutti), né riducibile alla ripartenza post-Covid. «I primi effetti del declino demografico sono arrivati con una rapidità spiazzante», dice Favero.

Giustiniani: “C’è carenza di braccia, ma anche nei campi servono lavoratori formati”
dal nostro inviato Giampaolo Visetti
01 Marzo 2023

Così nel triangolo del Pil tra Vicenza, Padova e Treviso la demografia sta diventando l’ossessione numero uno degli imprenditori, più dell’energia e al pari delle tasse. Nel rapporto 2022 della Fondazione Nord Est il professor Gianpiero Dalla Zuanna ha fatto un calcolo: da qui al 2030 nel Nordest “allargato”, compresa l’Emilia Romagna, verranno a mancare 50 mila lavoratori ogni anno.

«I figli del baby boom, molti con la licenza media, vanno in pensione — spiega il demografo dell’Università di Padova — e i giovani che dovrebbero rimpiazzarli sono pochi e quasi tutti diplomati. In una regione di manifattura significa non avere lavoratori sufficienti soprattutto per gli impieghi base». Morale: per tenere accesa la fabbrica Veneto, in attesa di un’improbabile inversione della natalità, i flussi dall’estero dovranno crescere, e tanto. «Ma si sa — aggiunge Dalla Zuanna — la demografia guarda alla generazioni future, la politica al telegiornale della sera».

Ora però i tiggì sono pieni di aziende che si lamentano. Non a caso qualche giorno fa il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, vicinissimo alla premier Meloni, ha parlato di 500 mila ingressi in due anni. Da queste parti, mentre le imprese attendono il famigerato “click day” del decreto flussi (27 marzo) già sapendo che le quote di permessi di soggiorno non basteranno, le sue parole hanno acceso aspettative: in fondo — si ragiona — se c’è un governo che può mettere mano all’immigrazione senza essere impallinato da destra, è questo.

Ma quale anima del governo Meloni vincerà: quella pragmatica o quella ideologica? «La legge Bossi-Fini è figlia di un’altra epoca: è il momento di riprendere tutto in mano, la speranza è che prevalga il pragmatismo», dice dal suo quartier generale di Campodarsego, nel Padovano, Enrico Carraro, presidente della multinazionale dei sistemi di trasmissione e leader degli industriali veneti. «A meno che non vogliamo chiudere bottega e trasformarci in una riserva Wwf abbiamo bisogno di accogliere persone».

Cita quello che ha fatto la Germania, con i turchi e poi con i profughi siriani. E non è solo una questione di quantità: «Si potrebbero creare reti per formare i migranti nei Paesi d’origine e farli arrivare già preparati. Qui ci sono aziende pronte a mettere a disposizione case anche per le famiglie», dice Carraro. «Ma per ora c’è solo tanta buona volontà dei singoli. Gli strumenti per governare il fenomeno mancano».

Dall’”aiutarli a casa loro” al “formarli a casa loro”: sembra essere anche uno degli obiettivi del governo, un passo avanti. L’imbarazzo seguito alle parole di Lollobrigida però mostra come il tema immigrazione sia minato anche per questa maggioranza, dopo anni passati ad agitare spauracchi. D’altra parte, se il pragmatismo degli imprenditori ha una logica economica chiara — avere forza lavoro a disposizione, magari con basse pretese salariali — l’impatto politico e sociale di un aumento dei migranti resta un’incognita.

«Non siamo stracci usa e getta», dice Abdallah Khezraji, 57 anni, arrivato dal Marocco trent’anni fa con le valigie di cartone e oggi imprenditore dell’accoglienza, con una cooperativa che gestisce due centri per richiedenti asilo a Treviso. Di lati oscuri l’integrazione alla veneta ne ha parecchi. Il caporalato c’è, e non solo nei campi, come ha dimostrato la storiaccia dei lavoratori pachistani sfruttati nel subappalto delle stamperie di Grafica Veneta. E se molti stranieri negli anni sono diventati partite Iva o “padroncini”, la gran parte forma un proletariato del lavoro non qualificato sparso tra piccole e microimprese, poco sopra la povertà.

Prima o poi arriveranno anche periodi di recessione e minore occupazione, quando il “basta che lavorino” torna “ci rubano il lavoro”: in passato in Veneto perfino la Cgil e la Caritas hanno detto “basta immigrati”. «Ci vogliono nuove politiche dell’immigrazione contro l’illegalità», dice Khezraji, che però chiede anche politiche dell’integrazione. «Molti dei ragazzi che escono dai nostri centri, con gli stipendi che prendono, non possono permettersi neppure una casa. I corsi di italiano non esistono. Per avere la cittadinanza servono anni». Se il futuro del Veneto passa da loro, è un futuro che va riscritto da zero.
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Re: Lollobrigida(fdi): “Quest’anno lavoreremo per far entrare legalmente 500mila immigrati”

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ereticamente ha scritto: 6 mar 2023, 13:57 Ecco il coro degli industrialotti veneti, accolto con ovazione da Repubblica.
E il motivo delle uscite di Lollobrigida, le aperture agli ucraini di Zaia (e Bonaccini).

Insomma tutti i partiti di governo (pre Draghi e post Draghi) vogliono manodopera a basso costo.
I tasselli per capirlo ci sono tutti.


https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 390707137/


“Pochi operai e tecnici”: il Veneto senza figli ora chiede più migranti
dal nostro inviato Filippo Santelli
“Pochi operai e tecnici”: il Veneto senza figli ora chiede più migranti
Le imprese del Nordest fanno fatica a trovare personale e soffrono il calo demografico. Servono cinque mesi per un profilo qualificato e si cerca nel raggio di 50 km. E tutti, dal turismo all’edilizia ai trasporti, chiedono più stranieri


Più immigrazione: in Veneto lo chiedono tutti gli imprenditori. Dagli albergatori di Jesolo, che non trovano camerieri, agli agricoltori del veronese, senza personale per raccogliere le fragole. E poi i trasporti, mancano camionisti, l’edilizia, operai, la sanità, infermieri e badanti. Stupisce? Solo chi si ferma all’immagine del Veneto ultraleghista, quella del “vestirli da leprotti” per far sparare i cacciatori (Gentilini dixit). La realtà è che fin dagli anni ’80, quando mani del Nordafrica salvarono le concerie del Vicentino, produzione troppo dura e sporca per mani italiane, il miracolo Nordest è stato costruito con tanto lavoro straniero: marocchino, albanese, rumeno.

E il principio molto basico dell’integrazione alla veneta — “basta che lavorino” — ha a suo modo funzionato. Stupisce altro, però: la richiesta di allargare i flussi, specie da parte degli industriali, nasce dalla consapevolezza di una crisi strutturale, non certo dovuta ai presunti “divanati” del Reddito di cittadinanza («Non c’entra un cavolo», dicono tutti), né riducibile alla ripartenza post-Covid. «I primi effetti del declino demografico sono arrivati con una rapidità spiazzante», dice Favero.

Giustiniani: “C’è carenza di braccia, ma anche nei campi servono lavoratori formati”
dal nostro inviato Giampaolo Visetti
01 Marzo 2023

Così nel triangolo del Pil tra Vicenza, Padova e Treviso la demografia sta diventando l’ossessione numero uno degli imprenditori, più dell’energia e al pari delle tasse. Nel rapporto 2022 della Fondazione Nord Est il professor Gianpiero Dalla Zuanna ha fatto un calcolo: da qui al 2030 nel Nordest “allargato”, compresa l’Emilia Romagna, verranno a mancare 50 mila lavoratori ogni anno.

«I figli del baby boom, molti con la licenza media, vanno in pensione — spiega il demografo dell’Università di Padova — e i giovani che dovrebbero rimpiazzarli sono pochi e quasi tutti diplomati. In una regione di manifattura significa non avere lavoratori sufficienti soprattutto per gli impieghi base». Morale: per tenere accesa la fabbrica Veneto, in attesa di un’improbabile inversione della natalità, i flussi dall’estero dovranno crescere, e tanto. «Ma si sa — aggiunge Dalla Zuanna — la demografia guarda alla generazioni future, la politica al telegiornale della sera».

Ora però i tiggì sono pieni di aziende che si lamentano. Non a caso qualche giorno fa il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, vicinissimo alla premier Meloni, ha parlato di 500 mila ingressi in due anni. Da queste parti, mentre le imprese attendono il famigerato “click day” del decreto flussi (27 marzo) già sapendo che le quote di permessi di soggiorno non basteranno, le sue parole hanno acceso aspettative: in fondo — si ragiona — se c’è un governo che può mettere mano all’immigrazione senza essere impallinato da destra, è questo.

Ma quale anima del governo Meloni vincerà: quella pragmatica o quella ideologica? «La legge Bossi-Fini è figlia di un’altra epoca: è il momento di riprendere tutto in mano, la speranza è che prevalga il pragmatismo», dice dal suo quartier generale di Campodarsego, nel Padovano, Enrico Carraro, presidente della multinazionale dei sistemi di trasmissione e leader degli industriali veneti. «A meno che non vogliamo chiudere bottega e trasformarci in una riserva Wwf abbiamo bisogno di accogliere persone».

Cita quello che ha fatto la Germania, con i turchi e poi con i profughi siriani. E non è solo una questione di quantità: «Si potrebbero creare reti per formare i migranti nei Paesi d’origine e farli arrivare già preparati. Qui ci sono aziende pronte a mettere a disposizione case anche per le famiglie», dice Carraro. «Ma per ora c’è solo tanta buona volontà dei singoli. Gli strumenti per governare il fenomeno mancano».

Dall’”aiutarli a casa loro” al “formarli a casa loro”: sembra essere anche uno degli obiettivi del governo, un passo avanti. L’imbarazzo seguito alle parole di Lollobrigida però mostra come il tema immigrazione sia minato anche per questa maggioranza, dopo anni passati ad agitare spauracchi. D’altra parte, se il pragmatismo degli imprenditori ha una logica economica chiara — avere forza lavoro a disposizione, magari con basse pretese salariali — l’impatto politico e sociale di un aumento dei migranti resta un’incognita.

«Non siamo stracci usa e getta», dice Abdallah Khezraji, 57 anni, arrivato dal Marocco trent’anni fa con le valigie di cartone e oggi imprenditore dell’accoglienza, con una cooperativa che gestisce due centri per richiedenti asilo a Treviso. Di lati oscuri l’integrazione alla veneta ne ha parecchi. Il caporalato c’è, e non solo nei campi, come ha dimostrato la storiaccia dei lavoratori pachistani sfruttati nel subappalto delle stamperie di Grafica Veneta. E se molti stranieri negli anni sono diventati partite Iva o “padroncini”, la gran parte forma un proletariato del lavoro non qualificato sparso tra piccole e microimprese, poco sopra la povertà.

Prima o poi arriveranno anche periodi di recessione e minore occupazione, quando il “basta che lavorino” torna “ci rubano il lavoro”: in passato in Veneto perfino la Cgil e la Caritas hanno detto “basta immigrati”. «Ci vogliono nuove politiche dell’immigrazione contro l’illegalità», dice Khezraji, che però chiede anche politiche dell’integrazione. «Molti dei ragazzi che escono dai nostri centri, con gli stipendi che prendono, non possono permettersi neppure una casa. I corsi di italiano non esistono. Per avere la cittadinanza servono anni». Se il futuro del Veneto passa da loro, è un futuro che va riscritto da zero.
Non ti capisco eretico. E' logico che l' Italia preferisca che vengano immigrati che lavorino, invece che delinquenti che spaccino droga o che vengano solo per essere mantenuti. Quanto al "basso prezzo" e' tutto relativo. Se entrano nel sistema lavorativo e , in un periodo relativamente breve, diverranno Italiani di nazionalita', potranno cambiare lavoro o salire a livello manageriale come ogni altro. Quello che fortemente stupisce invece e' l' irresponsabiita' degli Italiani che hanno paura a fare figli e si lamentano della mancanza di lavoro pur essendoci al omento una forte richiesta di personale alivello 'servizi' e "tecnico". Lasciar entrare CHIUNQUE invece che avere una immigrazione basata sulla richiesta, significa far entrare persone che saranno solo di peso allo Stato e faranno ridurre i sussidi ai veri "poveri "italiani. Dove invece hai ragione, e' indicare la STUPIDITA' di chie' contrario all' immigrazione, disciplinata o meno, a priori. E' evidente che non capiscono che un Paese senza lavoratori (italiani o stranieri che siano) e' un Paese senza un futuro.
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