xmanx ha scritto: ↑4 nov 2020, 12:45
Quello che dici è corretto.
Ma, in questo caso, quando parlo di "percezione" della realtà mi riferisco unicamente alla percezione che il nostro sistema cervello-sensi ha di "come" è fatta la realtà intorno a noi.
Ora...se tu metti insieme un europeo, un indiano, un indios della foresta amazzonica, un cinese e un nativo australiano e chiedi loro: "come è fatta la realtà che tu osservi e percepisci?" tutti ti risponderanno allo stesso modo: la realtà è un insieme di cose distinte e separate che si muovono nello spazio-tempo e che "nascono" e "muoiono". Questo è ciò che il nostro cervello "percepisce" attraverso i sensi. E tutti ti rispondono allo stesso modo perchè tutti noi homo sapiens abbiamo lo stesso sistema cervello-sensi che lavora per tutti allo stesso modo.
Questo è ciò che io chiamo "videogame" creato dal nostro cervello (possiamo chiamarlo "videogame di base").
Dopodichè, culture diverse sviluppano credenze diverse, idee diverse e modi diversi di pensare e di vivere all'interno di questo "videogame di base".
E...certo...possiamo affermare che anche queste differenti culture rientrano anche loro nel videogame, creando quelli che potremmo definire "videogame differenziati".
Ma direi che questo è un aspetto secondario (nel senso che viene dopo). Perchè è secondario? Perchè le differenti culture non sono altro che risposte diverse elaborate per risolvere i problemi posti dal "videogame di base" che è lo stesso per tutti.
Esempio:
Una cultura potrebbe sviluppare la risposta che la "morte" è un passaggio verso il paradiso ed esistono satana (o lucifero) ed elaborare un modo di vivere a partire da questa visione culturale (videogame differenziato n.1).
Un'altra cultura, invece, potrebbe sviluppare la risposta che la "morte" è la fine di tutto ed elaborare un modo di vivere a partire da questa visione culturale (videogame differenziato n.2)
Ma entrambi questi videogame differenziati nascono come risposta culturale alla realtà che tutti percepiamo allo stesso modo attraverso il sistema cervello-sensi e che costituisce il "videogame di base".
Nel videogame di base, noi tutti - indipendentemente dalla nostra cultura di riferiento - percepiamo che le cose "muoiono".
Quindi il problema vero sta nel videogame di base che DISTORCE la nostra percezione della realtà. I videogame differenziati (quelli che includono le diverse culture), infatti, non sono altro che risposte inevitabilmente sbagliate perchè si basano su una percezione DISTORTA della realtà che è quella del videogame di base.
Ora...la Scienza che indaga la Realtà OLTRE i limiti del videogame di base, ci dice che la Realtà VERA è fatta in modo diverso e segue regole diverse rispetto a quelle del videogame di base che noi percepiamo col nostro cervello.
Ci dice, ad esempio, che TUTTO è energia e che l'energia NON "muore" (e nemmeno "nasce"), ma cambia forma.
Quindi la cosiddetta "morte" che noi percepiamo nel videogame di base, nella Realtà VERA NON esiste. Perchè nell'universo l'energia non "nasce" e nemmeno "muore", ma cambia forma. Nella Realtà VERA NON esiste il concetto di "nascita" e di "morte", ma esiste SOLO il concetto di "trasformazione". E noi, con il nostro corpo, siamo una "forma" di energia (perchè la materia E' una forma di energia...è energia condensata).
Nessuno di noi sa in cosa ci trasformeremo e che forma assumeremo dopo la cosiddetta "morte". Ma una cosa è certa! La morte, così come noi la intendiamo all'interno del videogame di base creato dal nostro cervello, nell'universo - cioè nella Realtà VERA - NON esiste.
Nella Realtà VERA esiste solo una regola e una legge: si chiama TRASFORMAZIONE.
L'impostazione è corretta, tuttavia non sarei così drastico nella valutazione separata di questi elementi (percettivo vs culturale) o, se vogliamo, oggettivo e soggettivo, perché tale processo non appare diviso squisitamente in ricezione di uno stimolo, analisi del medesimo e infine applicazione della propria soggettività/cultura. Questi elementi si mescolano in continuazione, conferendo a ciò che si osserva il valore che infine gli attribuiamo.
In altri termini, in psicologia sarebbe opportuno distinguere fra sensazione e percezione. La prima riguarda tutti gli stimoli che i nostri sensi raccolgono, la seconda è l'attribuzione ai medesimi di un significato. La percezione, infatti, viene definita un processo "attivo e creativo", anche perché il medesimo stimolo può, in momenti diversi o in condizioni diverse, apparire differente.
Successivamente, per chiarezza espositiva, è giusto far riferimento all'aspetto percettivo come "creazione dell'esperienza". Il nostro cervello ha bisogno di creare le percezioni stesse, attraverso due principali sistemi: elaborazione bottom-up (il sistema riceve i singoli elementi dello stimolo e li combina in un'unica percezione) e top-down (ove le informazioni sensoriali vengono interpretate alla luce di conoscenze, concetti, idee e aspettative del soggetto). Oltre a ciò, le percezioni hanno organizzazione e una struttura, seppur sia un processo automatico e non ce ne rendiamo conto.
Infine, riconoscere uno stimolo comporta di avere una rappresentazione percettiva, ossia mentale, dunque un'immagine che contiene le caratteristiche fondamentali di un oggetto, una persona, un evento o qualsivoglia altro elemento percettivo. Il processo, quindi, comporta una continua classificazione e identificazione degli stimoli, proprio per attribuire sempre un valore semantico.
Rimane viva la questione delle aspettative: la percezione è pesantemente influenzata da esse, da quello che è definito set percettivo. La nostra esperienza, dunque, può essere influenzata dal contesto in cui è vissuta, ambito che scaturisce nella soggettività. Per cultura, intendo proprio questo aspetto, non solo le macro-differenze fra un giapponese, un tedesco o un sudafricano. Già due individui con un medesimo passato, provenienti dalla stessa area e, addirittura lo stesso individuo, di fronte ad una scena si avrà un quadro complessivo che è frutto di tutti i processi descritti in precedenza e che, al variare di un solo piccolissimo elemento, cambierà anche l'intera percezione dell'evento stesso.