Holubice ha scritto: ↑15 nov 2020, 0:02
Pazzi scatenati... Enorme ignoranza... Lavaggio del Cervello... ed un Cancro...? Vi invito a guardare un po' meglio intorno a voi. E, possibilmente, non attraverso il tubo
cacatonico del vostro televisore...
Caro Macron, la vostra libertà è soffocare quella degli altri[/url][/b]
E' tempo che vi rendiate conto che la guerra che gli arabi del Nord Africa, come quellle dei mussulmani neri sub shariani, è semplicemente una
guerra di liberazione. Liberazione da un uomo bianco che pretende ancora di dettar legge, instaurare dittature, sostituire presidenti fantoccio come meglio torna comodo.
Ci siamo svegliati di soprassalto ed abbiamo scoperto che l'Egitto ha torturato ed ucciso
Giulio Reggeni. Ma come, come ci è stato descritto l'Egitto di Mubbarak nei suoi 30 anni governo illuminato, laico e moderato...? Il paese mussulmano più stabile ed affidabile. Solo quando si risucchia uno dei nostri, solo allora, pensa un po', ci si accorge che qualcosa non andava...
"Il giornalista è quella persona che è in grado di distinguere il vero dal falso, e pubblica il falso"
Ottimo consiglio! Non bisogna informarsi attraverso il televisore né soprattutto lasciarsi trarre in inganno da una visione di parte, che non tiene in considerazione numerosi altri fattori, soprattutto interni al mondo dell'Islam. Insomma, ci sono molti volumi interessanti da studiare per affrontare dettagliatamente l'argomento, proprio per evitare di cadere in una trattazione che, da una visione squisitamente occidentalistica, possa trarre in confusione. ;)
L'Islam, inteso nella sua complessità e, sotto molti aspetti omogeneità, è stato sempre un passo avanti l'Occidente, in termini scientifici, strategici, bellici e culturali (oltre al vantaggio di avere essenzialmente una medesima lingua), questo almeno fino al Risorgimento.
Una chiave di volta la abbiamo con l'Impero Ottomano, che ha giocato un ruolo determinante nell'incontro fra le culture musulmana e occidentale. A partire dal XVIII secolo, infatti, i contatti fra i popoli si sono intensificati, con la presenza di ufficiali militari e navali europei che partecipavano all'addestramento di forze ottomane di nuova generazione. Lo stesso vale in termini culturali (già dal XVII secolo), con una ricca letteratura di viaggio.
Da dove nasce questa "rabbia"? Essenzialmente si ritiene che sia partita dal Marocco, primo Paese a rendersi conto dell'espansione del potere europeo (per secoli l'Islam aveva dominato in Spagna, salvo poi perderla) e il Marocco ne era la "porta" verso l'Europa. Tuttavia il primo grande cambiamento si verificò nei canali e mezzi di comunicazione, che modificarono in modo sostanziale (e, sotto molti aspetti) irreversibile la percezione del mondo occidentale agli occhi dei Paesi musulmani. Dalla metà dell'XIX si verificarono importanti cambiamenti che portarono in Europa (qui sempre intesa come Occidente, non nei termini politici attuali). Diplomatici, studenti ed esiliati politici musulmani arrivarono (e gli Ottomani sono sempre il gruppo più importante), desiderosi di dare al loro Paese una gestione politica (leggasi governo costituzionale e parlamentare) sull'impostazione del potere occidentale. Dunque, fu l'istruzione a giocare un ruolo determinante. Oltre a ciò, vi era lo stimolo di migliorare la propria condizione economica, oltre a emulare il potere del mondo occidentale. Ci fu quindi un inevitabile "confronto" fra la debolezza del mondo islamico nei confronti di quello occidentale, in numerosi fronti: economico, politico e militare. Il Medio Oriente, quindi, si trova nella condizione (quasi costretta) di "occidentalizzarsi", per recuperare il terreno perduto in settori strategici, un tempo vanto dell'Islam.
Doveroso ricordare anche le due grandi crisi che il mondo musulmano ha dovuto affrontare nel XX secolo: una economica e sociale (povertà e dislocazione delle attività economiche) e l'altra politica e sociale (rottura del consenso). I governi e i popoli mediorientali, soprattutto verso il finire del XX secolo, si mostrano sempre più soli, a fronte di un Occidente più unito (quantomeno in termini di percezione). Fra Islam e Occidente, vi è anche un altro "passaggio" da considerare, ossia il conflitto con il popolo israeliano. Infatti, per gli arabi la creazione di Israele sul territorio di un Paese musulmano fu visto come atto di aggressione. Quindi, qualunque azione degli arabi contro Israele è vista come difensiva e qualsiasi atto israeliano di opporsi è visto come aggressivo. Mentre per gli israeliani ciò è vista come aggressione e volontà di annientare la propria cultura e identità. In questo grande scacchiere non va mai dimenticata la Russia, che ha sempre avuto interessi geopolitici diretti in questa zona. Per loro, infatti, era importante che Siria ed Egitto fossero dalla sua parte, mentre Israele non lo era. Poi abbiamo la minaccia di un'invasione della Siria da parte di Israele, che complicò non poco i rapporti fra russi e arabi. Ma non addentriamoci in meandri che esulano dal tema...
Urge, a questo punto, introdurre un argomento fondamentale (che poi, sotto alcuni aspetti sarà utile per la trattazione sul terrorismo che condivide solo alcuni elementi con questo, mentre differisce per molti altri), ossia la divisione nel mondo musulmano fra sciiti e sunniti. Da un lato vi sono i sunniti, che appoggiavano lo status quo (sin dal tempo del califfato), con il mantenimento di un ordine politico, sociale, culturale e soprattutto religioso, mentre gli sciiti erano convinti di rappresentare l'opposizione, la difesa degli oppressi, la critica e la lotta contro i privilegi e il potere.
Quindi, in linea di principio, la filosofia sciita è il contrario di quella sunnita. Secondo gli sciiti, infatti, dopo la morte del Profeta (e ancor più dopo quella di Ali, 30 anni più tardi) la storia prese una piega sbagliata.
La vera differenza risiede però nell'interpretazione: per entrambi la vita di Maometto è un modello e un esempio, tuttavia mentre i sunniti trovano il loro modello profetico nel Profeta di Medina, gli sciiti si ispirano al Profeta di Mecca, leader degli oppressi e degli umili. In termini estremamente riduttivi abbiamo quindi "quietisti" da una parte e "attivisti" dall'altra.
Da qui in poi vi sarebbe da trattare la questione, determinante, della Rivoluzione islamica (che iniziò in Iran nel 1979). Per gli ayatollah e i loro adepti, la Bibbia, i classici latini e greci ecc. non rappresentano affatto modelli utilizzabili né, tantomeno, simboli evocativi.
La lotta fra Islam e Occidente dura essenzialmente da quattordici secoli. I primi mille anni, tuttavia, dominati dall'Islam (con la cristianità sempre sulla difensiva), salvo poi ribaltare questa situazione. Questa ribellione contro la supremazia europea e occidentale, che esiste oggi, appare come volontà di riaffermare e restaurare la grandezza dell'Islam. Torna qui il sentimento comune (soprattutto antiamericano) per l'appoggio verso Israele. A ciò si unisce anche il trattamento della donna nel mondo Occidentale. Certo, l'imperialismo occidentale è, spesso, l'accusa peggiore e più sentita nel mondo musulmano, vista come oppressione e ingerenza. Tuttavia essa costituisce una punta dell'iceberg, che ha quindi una struttura molto più articolata e complessa.
Qui arriviamo dunque alla trattazione del terrorismo, come elemento culminante di una storia fatta di odio.
Sotto molti aspetti, dunque, l'odio musulmano nei confronti dell'Occidente è storicamente giustificato.
Tuttavia, la strategia del terrore ha un fondamento più subdolo, per contrastare la maggiore forza occidentale insinuandosi al suo interno.
Al vertice di gruppi estremisti islamici vi sono persone per nulla sprovvedute che tuttavia ricavano una lettura "estrema" delle parole del Profeta e le usano come alibi per ripristinare la supremazia islamica a danno di aggressori occidentali. All'interno del mondo musulmano, questi sono visti con disprezzo (a tal proposito è utile ricordare di nuovo la dicotomia fra sciiti e sunniti, che qui è determinante). Infatti, per un estremista islamico, un sunnita è visto, quasi, alla stregua di un occidentale. Al di sotto di questi soggetti che muovono i fili del potere, vi sono gli adepti, combattenti cresciuti in questo fervente clima di odio. Essi sono, in larga misura, poco istruiti, si fidano di quanto viene loro raccontato e dunque alimentano questo sentimento di profondo odio.
Per ristabilire la pace, dunque, è necessario agire in modo determinato e serio per estirpare questo male, agendo come leva sul popolo musulmano che ancora ragiona, che è la maggioranza. A tal fine è utile quindi un serio incontro fra i popoli, per uno scambio e un arricchimento reciproco in termini culturali, perché entrambe queste culture vantano un passato glorioso ed è doveroso apprenderne i dettagli, pur nel rispetto reciproco. Per combattere il terrorismo islamico, quindi, bisogna far leva principalmente sul mondo musulmano stesso che non tollera né dovrebbe tollerare che una minoranza, una parte di esso, macchi la reputazione di tutti.
Quando parlo di ignoranza, lavaggio del cervello e "cancro" della società (prima di tutto già entro quella musulmana e, successivamente, occidentale) mi riferisco proprio a tutto ciò.