Formazione dei governi

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Salvo
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Formazione dei governi

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Non vorrei aver capito male, ma durante il dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Conte ho sentito, per almeno un paio di volte, rivangare la formazione del primo governo Conte come una sorta di abuso funzionale di Mattarella, che non ha dato alla coalizione di destra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) la chance di formare il governo, pur avendo avuto la maggioranza (relativa) dei voti, lasciando ad altre forze politiche questa possibilità. Questa affermazione manifesta, oltre a pregiudiziale livore nei confronti del Capo dello Stato, scarsa familiarità con questi meccanismi costituzionali, la cui conoscenza non richiede peraltro studi approfonditi della materia giuridica, essendo fra l’altro oggetto abituale di servizi giornalistici di ogni provenienza culturale e politica. E’ noto a tutti, infatti, che quando si vota non si mette la crocetta sulle coalizioni, che hanno rilevanza soltanto politica e non anche elettorale, ma sulle liste (partiti, movimenti…). Sicché, quando si fa la conta finale si guarda non alla somma dei voti riportati dalle forze politicamente coalizzate ma di quelli riportati da ciascuna lista. La precedenza nel conferimento dell’incarico di formare il governo –dopo le rituali consultazioni- viene dunque riservata alla lista che ha riportato più voti e non alla coalizione ‘vincente’ (su chi?). La coalizione, essendo un’entità soltanto politica, non è infrangibile, tanto è vero che uno dei partiti di quella coalizione, la Lega di Salvini, l’ha ‘sconfessata’ per andare a fare maggioranza di governo con il M5S. Adesso la situazione è per giunta diversa, perché c’è un governo in carica (e non un governo da formare ex novo, come dopo le elezioni) e se il suo presidente non si dimette perché ha deciso, esercitando una sua legittima prerogativa, di verificare in Parlamento la sussistenza dell’imprescindibile vincolo fiduciario con le Camere, il Capo dello Stato non glielo può impedire, anche se lo volesse. Né dovrebbe offrire, per una sorta di equità, analoga chance ad altri soggetti politici, che potranno tornare in gioco soltanto nel caso di dimissioni del presidente del Consiglio (che non ci sono state). Solo allora il presidente della Repubblica, prima di sciogliere il Parlamento, deve verificare la possibilità di formazione di un altro governo, con le stesse o con altre forze politiche.
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RedWine
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Re: Formazione dei governi

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Salvo ha scritto: 18 gen 2021, 21:31 Non vorrei aver capito male, ma durante il dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Conte ho sentito, per almeno un paio di volte, rivangare la formazione del primo governo Conte come una sorta di abuso funzionale di Mattarella, che non ha dato alla coalizione di destra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) la chance di formare il governo, pur avendo avuto la maggioranza (relativa) dei voti, lasciando ad altre forze politiche questa possibilità. Questa affermazione manifesta, oltre a pregiudiziale livore nei confronti del Capo dello Stato, scarsa familiarità con questi meccanismi costituzionali, la cui conoscenza non richiede peraltro studi approfonditi della materia giuridica, essendo fra l’altro oggetto abituale di servizi giornalistici di ogni provenienza culturale e politica. E’ noto a tutti, infatti, che quando si vota non si mette la crocetta sulle coalizioni, che hanno rilevanza soltanto politica e non anche elettorale, ma sulle liste (partiti, movimenti…). Sicché, quando si fa la conta finale si guarda non alla somma dei voti riportati dalle forze politicamente coalizzate ma di quelli riportati da ciascuna lista. La precedenza nel conferimento dell’incarico di formare il governo –dopo le rituali consultazioni- viene dunque riservata alla lista che ha riportato più voti e non alla coalizione ‘vincente’ (su chi?). La coalizione, essendo un’entità soltanto politica, non è infrangibile, tanto è vero che uno dei partiti di quella coalizione, la Lega di Salvini, l’ha ‘sconfessata’ per andare a fare maggioranza di governo con il M5S. Adesso la situazione è per giunta diversa, perché c’è un governo in carica (e non un governo da formare ex novo, come dopo le elezioni) e se il suo presidente non si dimette perché ha deciso, esercitando una sua legittima prerogativa, di verificare in Parlamento la sussistenza dell’imprescindibile vincolo fiduciario con le Camere, il Capo dello Stato non glielo può impedire, anche se lo volesse. Né dovrebbe offrire, per una sorta di equità, analoga chance ad altri soggetti politici, che potranno tornare in gioco soltanto nel caso di dimissioni del presidente del Consiglio (che non ci sono state). Solo allora il presidente della Repubblica, prima di sciogliere il Parlamento, deve verificare la possibilità di formazione di un altro governo, con le stesse o con altre forze politiche.
vero, tutto giusto. ma c'è altro.
Art. 87.
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
.......
Art. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
.......

il PdR da un certo punto di vista è un notaio, verifica che esistano certe condizioni e di conseguenza fa certe azioni.
ma è anche altro, è un garante di tutti gli italiani, deve ad esempio garantire che la costituzione sia rispettata. sarei il primo a sostenere che un governo deve portare a termine il mandato, anche di fronte al malcontento e a sondaggi negativi, l'unico sondaggio che conta sono le urne e si ricorre alle urne ogni cinque anni, se un governo si attiene al mandato elettorale ricevuto, finche ha la fiducia del parlamento ha anche il diritto di governare.
ma
se un governo NON si attiene al mandato ricevuto? se fa il suo esatto opposto?
il PD alle ultime elezioni politiche è stato pesantemente battuto, mentre a stravinto il movimento cinque stelle, vuoi che ti ricordi cosa sosteneva il m.5*?
non credo ce ne sia bisogno.
oggi il m.5* è composto da una mandria sbandata di individui che pur di continuare a percepire lo stipendio da parlamentari hanno tradito tutti i principi per cui sono stati eletti, e si sono prostituiti al partito che avevano giurato e spergiurato di odiare e distruggere, in altri termini il mandato fiduciario si questi signori con il proprio elettorato è stato totalmente disatteso.

il capo dello stato puo non tenerne conto? puo non rendersi conto che attualmente il governo del paese è nelle mani di una piccola minoranza che gli italiani non hanno e non avrebbero mai votato, una minoranza che impone le sue detestabili scelte politiche al paese.

ps, almeno mostrassero qualche seppur minima capacità di governo....
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Re: Formazione dei governi

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Non esiste, per Costituzione, il vincolo di mandato. Le forze politiche elette possono fare il cavolaccio che vogliono (assumendo soltanto una responsabilità politica, e non giuridico-costituzionale). Il presidente della Repubblica lo sa e rispetta la normativa.
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Re: Formazione dei governi

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Salvo ha scritto: 18 gen 2021, 23:10 Non esiste, per Costituzione, il vincolo di mandato. Le forze politiche elette possono fare il cavolaccio che vogliono (assumendo soltanto una responsabilità politica, e non giuridico-costituzionale). Il presidente della Repubblica lo sa e rispetta la normativa.
ancora una volta fai un ragionamento da notaio, tra essere liberi e abusare di questa libertà ci dovrebbe essere un confine.
al PdR sono stati dati ampi poteri e ampissime garanzie proprio perchè possa ragionare e decidere in coscienza.

...certo che se come PdR metti un grigio burocrate cattocomunista, il risultato non sarà un presidente garante degli italiani, ma un garante della fazione che lo ha fatto sedere nell'alto scranno.
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Re: Formazione dei governi

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Cari amici,non ritenete che una legge elettorale maggioritaria risolverebbe tanti problemi da voi sollevati?
Bye Bye
Se la libertà di espressione significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire. (George Orwell)
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Re: Formazione dei governi

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La prima cosa da fare, con urgenza, è restituire agli elettori la preferenza (una sola) sulla scheda elettorale. La partitocrazia ha reso gli elettori un branco di pecore che possono soltanto scegliere la lista, ma non i loro prescelti, perché quelli li scelgono le segreterie di partito, stabilendo un rapporto di dipendenza con l'eletto (gratificato) che dovrebbe invece sussistere fra l'eletto ed il territorio dei suoi elettori.
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serge ha scritto: 20 gen 2021, 16:31 Cari amici,non ritenete che una legge elettorale maggioritaria risolverebbe tanti problemi da voi sollevati?
Bye Bye
certo, ma non tutti. bisognerebbe contestualmente cambiare l'assetto istituzionale, abolendo il bicameralismo con la possibilita di avere due maggioranze differenti e resterebbe l'incognita del capo dello stato, che sarebbe possibile ereditare da una legislatura precedente e che quindi remerebbe contro. presidente che attualmente ha, o meglio, si attribuisce, enormi poteri e nessuna responsabilità.

io vorrei una legge che consentisse di eleggere direttamente il capo dell'esecutivo con un adeguata maggioranza contestualmente al suo governo espresso almeno nei ministeri principali, (i tempi dell'uomo solo al comando spero siano finiti per sempre) quindi non una persona, ma un team di 7/8 "reponsabili" (*), ma a questo punto bisognerebbe provvedere a mettere dei contrappesi per contrastare un'eventuale strapotere dell'esecutivo, ad esempio attraverso una riforma chiara e accessibile dell'istituto referendario.

(*) "resonsabili" termine usato nel suo significato originario, che non si riferisce agli individui che stanno animando l'attuale mercato delle vacche.
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Re: Formazione dei governi

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RedWine
io vorrei una legge che consentisse di eleggere direttamente il capo dell'esecutivo con un adeguata maggioranza............
Convengo, ma quale potrebbe essere questa legge,se non maggioritaria?
ciao
Bye
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Re: Formazione dei governi

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Se si abbandona il terreno dei discorsi puramente teorici (meglio il proporzionale o il maggioritario?) e si prescinde dalle proprie (legittime, ma spesso astratte) preferenze personali, c'è da considerare che i sistemi maggioritari si affermano in contesti storico-politici assai omogenei, privi di pluralismi frazionistici, in cui cioè ci sono, a livello nazionale, due o al massimo tre, partiti. Considerato il frazionamento -di origine storica- dell'Italia e delle sue formazioni politiche, come si può pensare al maggioritario? Quando si fa riferimento alle esperienze straniere non si mettono in conto, mai, le diversità storiche, cioè quelle più profonde, fra gli stessi Stati. E' come se una cicciona guarda in vetrina un abitino che presuppone una indossatrice di linea sottilissima e pensa che quell'abitino migliorerebbe la sua immagine, e viceversa. La comparazione è una branca scientifica non facile, come sembra.
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