L'importanza del linguaggio

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Salvo
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L'importanza del linguaggio

Messaggio da leggere da Salvo »

Alcuni –ma forse dovrei dire molti- pensano che usare un linguaggio forte, pieno di iperboli, dai toni urlati, che descrivono la realtà in modo troppo enfatico, a tinte sempre forti, senza sfumature, dia maggior forza alle loro argomentazioni e dunque ricevano più consensi. Questo modo di esprimersi, di comunicare, è tipico, ad esempio, dei venditori di materassi e di batterie di cucina, che devono ‘dimostrare’ che i loro prodotti –anche se si trattasse di semplici rotoli di carta igienica- sono risolutivi di gravi ed annosi problemi pratici. Queste filippiche sono destinate (e mirate) ad un pubblico di persone che, magari per impellenti necessità personali di impegno pratico, non hanno avuto la fortuna ed il tempo di sviluppare le loro capacità riflessive. Ora, la conclusione di queste premesse è che chi, a livello politico o più generalmente comunicativo, usa queste tecniche di espressione non ha una grande considerazione per i destinatari della sua comunicazione, trattati come ragazzini sotto i dieci anni o come ingenue casalinghe di Voghera (o Canicattì) ed inoltre mirano alla loro pancia, al loro intestino crasso, al loro colon, al fine di sollecitare, non già riflessioni (dato che la riflessione necessita di toni sfumati e razionalità di contenuti) ma reazioni epidermiche, consensi da curva sud. Ciò nella convinzione che questa tipologia di destinatari sia più numerosa: meglio la quantità che la qualità.
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Stai descrivendo l' 80% dei giornali italiani.
Non solo, ma peggiorano ogni giorno di piu'.
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Salvo
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Non solo i giornali italiani, non solo...
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Ovidio
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Sayon ha scritto: 16 gen 2021, 2:19 Stai descrivendo l' 80% dei giornali italiani.
Non solo, ma peggiorano ogni giorno di piu'.
Ancora una volta hai ragione. Se seguiti così sei sulla buona strada per apprezzare Salvini e far ricredere Carletto!

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Re: L'importanza del linguaggio

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In prossimità delle guerre civili, si passa all'uso bellico del linguaggio.
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Ovidio
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Vento ha scritto: 16 gen 2021, 12:45 In prossimità delle guerre civili, si passa all'uso bellico del linguaggio.
Un augurio o una semplice constatazione?
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Re: L'importanza del linguaggio

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Salvo ha scritto: 15 gen 2021, 11:50 Alcuni –ma forse dovrei dire molti- pensano che usare un linguaggio forte, pieno di iperboli, dai toni urlati, che descrivono la realtà in modo troppo enfatico, a tinte sempre forti, senza sfumature, dia maggior forza alle loro argomentazioni e dunque ricevano più consensi. Questo modo di esprimersi, di comunicare, è tipico, ad esempio, dei venditori di materassi e di batterie di cucina, che devono ‘dimostrare’ che i loro prodotti –anche se si trattasse di semplici rotoli di carta igienica- sono risolutivi di gravi ed annosi problemi pratici. Queste filippiche sono destinate (e mirate) ad un pubblico di persone che, magari per impellenti necessità personali di impegno pratico, non hanno avuto la fortuna ed il tempo di sviluppare le loro capacità riflessive. Ora, la conclusione di queste premesse è che chi, a livello politico o più generalmente comunicativo, usa queste tecniche di espressione non ha una grande considerazione per i destinatari della sua comunicazione, trattati come ragazzini sotto i dieci anni o come ingenue casalinghe di Voghera (o Canicattì) ed inoltre mirano alla loro pancia, al loro intestino crasso, al loro colon, al fine di sollecitare, non già riflessioni (dato che la riflessione necessita di toni sfumati e razionalità di contenuti) ma reazioni epidermiche, consensi da curva sud. Ciò nella convinzione che questa tipologia di destinatari sia più numerosa: meglio la quantità che la qualità.
sbaglio o sei un estimatore dei discorsi di Conte?
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Ovidio ha scritto: 16 gen 2021, 12:46
Vento ha scritto: 16 gen 2021, 12:45 In prossimità delle guerre civili, si passa all'uso bellico del linguaggio.
Un augurio o una semplice constatazione?
La mancata rimozione del partito comunista, il secondo polo, con il fascismo, del totalitarismo novecentesco, ha impedito lo stabilisrsi della democrazia in Italia. I comunisti sono rimasti come partito extra-democratico, ma sempre più inserito nelle istituzioni e nei centri di potere, specie culturale, secondo la strategia mafiosa di Gramsci. Here we are.
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Vento ha scritto: 16 gen 2021, 13:05
Ovidio ha scritto: 16 gen 2021, 12:46
Vento ha scritto: 16 gen 2021, 12:45 In prossimità delle guerre civili, si passa all'uso bellico del linguaggio.
Un augurio o una semplice constatazione?
La mancata rimozione del partito comunista, il secondo polo, con il fascismo, del totalitarismo novecentesco, ha impedito lo stabilisrsi della democrazia in Italia. I comunisti sono rimasti come partito extra-democratico, ma sempre più inserito nelle istituzioni e nei centri di potere, specie culturale, secondo la strategia mafiosa di Gramsci. Here we are.
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Re: L'importanza del linguaggio

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Salvo ha scritto: 15 gen 2021, 11:50 Alcuni –ma forse dovrei dire molti- pensano che usare un linguaggio forte, pieno di iperboli, dai toni urlati, che descrivono la realtà in modo troppo enfatico, a tinte sempre forti, senza sfumature, dia maggior forza alle loro argomentazioni e dunque ricevano più consensi. Questo modo di esprimersi, di comunicare, è tipico, ad esempio, dei venditori di materassi e di batterie di cucina, che devono ‘dimostrare’ che i loro prodotti –anche se si trattasse di semplici rotoli di carta igienica- sono risolutivi di gravi ed annosi problemi pratici. Queste filippiche sono destinate (e mirate) ad un pubblico di persone che, magari per impellenti necessità personali di impegno pratico, non hanno avuto la fortuna ed il tempo di sviluppare le loro capacità riflessive. Ora, la conclusione di queste premesse è che chi, a livello politico o più generalmente comunicativo, usa queste tecniche di espressione non ha una grande considerazione per i destinatari della sua comunicazione, trattati come ragazzini sotto i dieci anni o come ingenue casalinghe di Voghera (o Canicattì) ed inoltre mirano alla loro pancia, al loro intestino crasso, al loro colon, al fine di sollecitare, non già riflessioni (dato che la riflessione necessita di toni sfumati e razionalità di contenuti) ma reazioni epidermiche, consensi da curva sud. Ciò nella convinzione che questa tipologia di destinatari sia più numerosa: meglio la quantità che la qualità.
Ti dirò che in vita mia, non ho mai comprato materassi e batteria di cucina, porta a porta, anche se ci sono andato parecchie volte x fare una serata in compagnia e portarmi a casa qualche bel omaggio.
Una volta dove ti appioppavano una enciclopedia mi son portato a casa una MTB per mio figlio, facendo intervenire i Carabinieri.
Gli strilloni incantano ma in genere non fanno grossi guai, se ci stai attento, e per il fatto che strillano, automaticamente, sei portato a rizzare le antenne, se non sei proprio un kollione.
Molto più pericolosi e infidi, sono invece, secondo me, quelli che ti parlano in tono pacato ( alla Mario Monti per esempio).
Ci sono addirittura delle Facoltà Universitarie che insegnano " SCIENZE della Comunicazione".
Loro hanno studiato nei minimi particolari la pissicologia Umana e sanno che i toni giusti per FREGARTI sono quelli pacati.
Per la mia esperienza ho rischiato di brutto personalmente con le azioni della >Pop. di Vicenza, che un cosidetto Esperto di Finanza, dei piani alti della stessa Banca, con toni pacati e molto dettagliati mi aveva quasi convinto a NON vendere le mie azioni.
Forse perchè influenzato dai telefilm del Ten. Colombo ( dove l' assassino è sempre quello che per i toni e i modi sembra un angelo), per mia fortuna non mi sono fatto persuadere da quei toni molto garbati e con quei soldi che NON mi hanno rubato, ho potuto aiutare mio figlio a comperarsi casa.
Nella tradizione Cristiana la figura di Lucifero non è quella di uno che strilla x vendere materassi o pentole, eppure è quello che porta all' Inferno molti trotoni, Gesù dice che ci cascano soprattutto i meno babbei.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: L'importanza del linguaggio

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Salvo ha scritto: 15 gen 2021, 11:50 Alcuni –ma forse dovrei dire molti- pensano che usare un linguaggio forte, pieno di iperboli, dai toni urlati, che descrivono la realtà in modo troppo enfatico, a tinte sempre forti, senza sfumature, dia maggior forza alle loro argomentazioni e dunque ricevano più consensi. Questo modo di esprimersi, di comunicare, è tipico, ad esempio, dei venditori di materassi e di batterie di cucina, che devono ‘dimostrare’ che i loro prodotti –anche se si trattasse di semplici rotoli di carta igienica- sono risolutivi di gravi ed annosi problemi pratici. Queste filippiche sono destinate (e mirate) ad un pubblico di persone che, magari per impellenti necessità personali di impegno pratico, non hanno avuto la fortuna ed il tempo di sviluppare le loro capacità riflessive. Ora, la conclusione di queste premesse è che chi, a livello politico o più generalmente comunicativo, usa queste tecniche di espressione non ha una grande considerazione per i destinatari della sua comunicazione, trattati come ragazzini sotto i dieci anni o come ingenue casalinghe di Voghera (o Canicattì) ed inoltre mirano alla loro pancia, al loro intestino crasso, al loro colon, al fine di sollecitare, non già riflessioni (dato che la riflessione necessita di toni sfumati e razionalità di contenuti) ma reazioni epidermiche, consensi da curva sud. Ciò nella convinzione che questa tipologia di destinatari sia più numerosa: meglio la quantità che la qualità.
Ti sei già risposto da solo, tuttavia, da comunicatore, mi sento in dovere di aggiungere qualcosa.
Generalmente, la capacità di eloquio (e di comprensione), la retorica, l'analisi critica dei fatti, delle sottigliezze linguistiche e delle sfumature (termine che hai usato e che adoro, perché denota sensibilità stilistica nel descrivere appieno tale elemento) del linguaggio sono appannaggio di pochi. Serve infatti un certo grado minimo di conoscenze e studio per "accedere" a questi strumenti e, come si sa, la nostra nazione è fra gli ultimi posti a livello europeo (e non solo, temo) per livello d'istruzione. I politici lo sanno bene (e lo sanno ancor meglio i signori che sono alle loro spalle e che preparano ad hoc i testi) e sfruttano tutto ciò a loro vantaggio.
Oltre a questo fatto, direi innegabile, se ne aggiunge un altro, squisitamente psicologico. Il nostro cervello viene spesso definito un "avaro cognitivo", perché da un punto di vista evoluzionistico si è trovato a far fronte ad una mole crescente di stimoli e necessità (atti alla sopravvivenza) e dunque molti elementi "di contorno" o secondari vengono tralasciati o quantomeno non portati alla nostra attenzione consapevole. Se a ciò si dovesse aggiungere un livello istruttivo medio-basso, è pacifico che solo un linguaggio diretto, poco ricco e "a effetto" sia più efficace.
Il discorso "giornalismo" è parimenti vero, ma per altre ragioni. Anche in quel caso vi è da un lato un'esigenza di farsi comprendere dalle masse, ma al contempo c'è sempre meno preparazione accademica (e sempre più faziosità) nei professionisti stessi.
A suo tempo feci un master di comunicazione multimediale e giornalistica e dunque ne conobbi diversi (sia già operativi presso testate giornalistiche che "in formazione") e sono rimasto sconvolto dalla preparazione media degli stessi. Come in tutti i settori vi è chi lavora bene, con preparazione, vi sono anche eccellenze, ma un buon numero invece dovrebbe cambiare mestiere...
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Salvo
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1. I politici. Che i politici badino moltissimo alla comunicazione è risaputo, ma dubito fortemente che la pochezza e la qualità plebea del loro eloquio sia frutto di una lucida scelta comunicativa e non piuttosto l’esito della mediocrità, anche culturale, del loro personale bagaglio. Sto pensando a Salvini, ad esempio, ma anche a Renzi. Un maestro di comunicazione è stato Berlusconi, che ha impostato pressoché esclusivamente sulla comunicazione (ed i suoi trucchi, come la calza sull’obiettivo della camera) il suo successo politico, certamente quello del suo esordio. Ma Berlusconi aveva i mezzi per creare quelle studiate teatralità comunicative. La comunicazione dei politici di un tempo era certamente paludata e spesso noiosa, ma si intravvedeva la buona qualità della formazione, complessivamente intesa, di quei personaggi.
2. I destinatari. Non me la sento di contestare –per mancanza di cognizioni tecniche- i tuoi rilievi sulla avarizia cognitiva del cervello ma istintivamente mi sembra più significativa e probante le tua osservazione sul livello scadente dell’istruzione della massa dei destinatari della comunicazione.
3. I giornali. Prendo atto della verifica, da parte tua, della buona qualità professionale di alcuni giornalisti, ed al contempo della desolante inadeguatezza della maggior parte di loro, che si vede, si legge, si sente.
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Re: L'importanza del linguaggio

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Salvo ha scritto: 16 gen 2021, 19:33 1. I politici. Che i politici badino moltissimo alla comunicazione è risaputo, ma dubito fortemente che la pochezza e la qualità plebea del loro eloquio sia frutto di una lucida scelta comunicativa e non piuttosto l’esito della mediocrità, anche culturale, del loro personale bagaglio. Sto pensando a Salvini, ad esempio, ma anche a Renzi. Un maestro di comunicazione è stato Berlusconi, che ha impostato pressoché esclusivamente sulla comunicazione (ed i suoi trucchi, come la calza sull’obiettivo della camera) il suo successo politico, certamente quello del suo esordio. Ma Berlusconi aveva i mezzi per creare quelle studiate teatralità comunicative. La comunicazione dei politici di un tempo era certamente paludata e spesso noiosa, ma si intravvedeva la buona qualità della formazione, complessivamente intesa, di quei personaggi.
Considera che qualsiasi atto comunicativo (con finalità persuasiva) è diretto a un pubblico preciso, adeguatamente selezionato. Conoscere il pubblico a cui ti rivolgi è determinante per confezionare adeguatamente il registro linguistico, il contenuto e lo stile. Lo scopo della comunicazione è farsi capire (tra chi trasmette il messaggio e chi lo riceve, attraverso un codice condiviso) e, nel caso della politica, acquisire consenso.
Ciò che citi è corretto in quanto il risultato che osserviamo oggi e che hai giustamente portato all'attenzione è un miscuglio di entrambi i fattori: da un lato un medio-basso livello di istruzione del popolo, dall'altro la mediocrità culturale dei politici. Attenzione, tutti i politici hanno alle spalle figure professionali che confezionano i testi dei discorsi, affinché vengano usati termini specifici che, in un pubblico "ideale" accendono la scintilla. Si tratta di un lavoro che attinge da varie discipline, fra cui ovviamente la retorica, ma anche della comunicazione assertiva sino ad arrivare alla psicologia del linguaggio.
Insomma, nulla è casuale. I discorsi confezionati tengono conto anche di precise analisi dell'elettorato, per comprendere chi sono i destinatari, come comprendono i fatti esposti e cosa vogliono sentirsi dire. Oggi, quindi, c'è meno qualità di un tempo (in termini culturali), ma c'è sempre più strategia.
Concordo circa Berlusconi, maestro di comunicazione, dotato di grande personalità e con una cultura tale da permettergli di non essere in difficoltà in qualunque situazione. Ma persone come lui, purtroppo, sono sempre più rare...
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Vento ha scritto: 16 gen 2021, 13:05
Ovidio ha scritto: 16 gen 2021, 12:46
Vento ha scritto: 16 gen 2021, 12:45 In prossimità delle guerre civili, si passa all'uso bellico del linguaggio.
Un augurio o una semplice constatazione?
La mancata rimozione del partito comunista, il secondo polo, con il fascismo, del totalitarismo novecentesco, ha impedito lo stabilisrsi della democrazia in Italia. I comunisti sono rimasti come partito extra-democratico, ma sempre più inserito nelle istituzioni e nei centri di potere, specie culturale, secondo la strategia mafiosa di Gramsci. Here we are.
Su questo sono d' accordo. Il comunismo (incluso i partigiani comunisti) hanno fatto altrettanto danno all' Italia di quanto lo fece il fascismo. Ma non era un'impresa facile l' eliminarlo. Forse riformando la magistratura ed eleggendo un PdR non di sinistra ci si potrebbe riprovare. Ma l' ideologia resta abbarbicata alla burocrazia.
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Re: L'importanza del linguaggio

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Propongo questa domanda agli amici del Mantra che dice "La Forma è anche Sostanza".
Se un funzionario di Banca vuole vendermi un prodotto finanziario ad alto rischio, o se una giovane donna vuole fregarmi l' orologio d' oro che ho al polso o se uno Statista al soldo del Globalismo vuole convincermi della bontà delle politiche delle multinazionali, che genere di forma pensate gli venga "insegnato" di usare per convincermi?
Io credo che la risposta, come sempre e fin dai tempi antichi, ce la dà Madre Natura, piuttosto che un Master in scienze della comunicazione.
E questo Master " Naturale", i nostri vecchi SAGGI, magari anche analfabeti, invece che tradurlo in una serie di tomi, che ci metti un anno a leggerli, lo hanno condensato in una semplice frase:
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Ma in natura troviamo una infinità di altri esempi sul come La Forma, spesso è Sostanza. Bisogna capire CHI ci guadagna e CHI ci lascia le penne.
Un altro bel proverbio è quello che dice:
Can che abbaia, NON morde! o quello che dice: Nessun cane muove la coda, per niente!
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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