Martin Heidegger e la dittatura del man (si)

Forum di discussione sulla politica italiana, i partiti e le istituzioni.
Mugik
Connesso: No

Martin Heidegger e la dittatura del man (si)

Messaggio da leggere da Mugik »

Da essere e tempo 1927
«Nell’uso dei mezzi di trasporto o di comunicazione pubblici, dei servizi di informazione (i giornali), ognuno è come l’altro […]. In questo stato di irrilevanza e indistinzione il Si esercita la sua autentica dittatura. Ce la passiamo e ci divertiamo come ci si diverte; leggiamo, vediamo e giudichiamo di letteratura e di arte come si vede e si giudica. Ci teniamo lontani dalla “gran massa” come ci si tiene lontani, troviamo “scandaloso” ciò che si trova scandaloso. Il Si, che non è un Esserci determinato ma tutti […], decreta il modo di essere della quotidianità».

Il Si non è un super-soggetto, astratto ed inafferrabile, che in qualche modo controllerebbe l’esistenza quotidiana dell’Esserci. No, il Si è il modo quotidiano in cui l’Esserci si rapporta alla propria vita lasciando-si esistere: «Ognuno è gli altri, nessuno è se stesso. Il Si, come risposta al problema del Chi [è] dell’Esserci quotidiano, è il nessuno a cui ogni Esserci si è già abbandonato». Nel mondo della quotidianità il Si «ha sempre ragione» livellando silenziosamente ogni autentica possibilità dell’Esserci e conformandone la volontà al si dice pubblico, per il quale non è importante tanto andare a fondo delle cose, delle informazioni che corrono sulla lingua di tutti, quanto piuttosto «discorrere pur di discorrere». La superficialità regna sovrana; l’autentico sforzo intellettuale o il genuino fallimento sono riassorbiti della melma del Si, che «c’è dappertutto, ma è tale da essersela già sempre squagliata quando per l’Esserci viene il momento della decisione».
Mugik
Connesso: No

Re: Martin Heidegger e la dittatura del man (si)

Messaggio da leggere da Mugik »

Il mondo del Si quotidiano è il regno della chiacchiera, ove più che comprendere ciò di cui si discorre «ci si preoccupa di ascoltare ciò che il discorso dice come tale», stando sulla superficie, per così dire, delle informazione e non preoccupandosi del loro contenuto. Ad importare è la diffusione e la ripetizione del discorso stesso e nemmeno urge di decidere se «qualcosa è stato creato e conquistato con originalità o se è frutto di semplice ripetizione».
Rispondi