La dissoluzione dell'egemonia liberale

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La dissoluzione dell'egemonia liberale

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Da un intervista ad andrea zoch sul suo ultimo libro

Lei, a un certo punto, parla di tendenze disgregatrici del mondo contemporaneo, che l’egemonia della ragione liberale ha portato alla luce: potrebbe illustrare quali sono queste tendenze e in che modo tendono a lacerare il tessuto sociale in cui si diffondono?

Non posso naturalmente illustrare tutte queste tendenze, la cui analisi copre una parte estesa del volume, tuttavia è forse possibile estrapolarne qualche aspetto di fondo. La ragione liberale nella sua diffusione storica ha operato progressivamente in modo da dissolvere tutte le strutture sociali, normative, affettive, identitarie e culturali che conferivano senso e orientamento agli uomini. La ragione liberale è una forma della ragione che strutturalmente crea insicurezza. Essa vive di insicurezza, vi si alimenta. Il competitivismo economico, la lotta sociale di tutti contro tutti è uno straordinario creatore di insicurezza, tanto maggiore quanto più precaria la propria collocazione, ma comunque operante ad ogni livello. Questo carattere sistematicamente destabilizzante si ripercuote su ogni struttura tradizionale in quanto tale, famiglia, comunità, Stato, che di nuovo produce ulteriore insicurezza. Le società premoderne affrontavano l’insicurezza nella dimensione del rapporto con la natura, in forma di potenziali catastrofi, carestie, malattie, terremoti, ecc. Nella società moderna l’insicurezza è invece introiettata, inclusa come prodotto sociale da dosare e coltivare. La dissoluzione di tutte le identità, personali, culturali, nazionali, territoriali, naturali, ecc. ne è l’effetto sistemico: la forma di vita liberale, una volta giunta a compimento e dopo aver esaurito la sua spinta ‘rivoluzionaria’ (‘progressiva’), appare semplicemente come nichilismo realizzato.

Nell’ultima sezione del libro, Regimi della ragione liberale, lei analizza le modalità ideologiche attraverso cui l’egemonia della ragione liberale si manifesta nel mondo contemporaneo. Vorremmo chiederle: cosa intende esattamente per ideologia? E inoltre: quali sono, secondo lei, le più esiziali del nostro tempo?

La ragione liberale è la prima forma di razionalità impostasi a livello di massa che sia del tutto priva di ogni interna nozione di ‘misura’. L’essenza della ragione liberale è il ‘superamento’ del confine, la ‘trasgressione’ della regola, l’abbattimento del limite, la crescita infinita, l’espansione illimitata, ecc. La forma mentis che alimenta l’immagine di sé della ragione liberale (che coincide in gran parte con la ragione moderna) è quella di un ripudio dell’obiettività di ogni valore, affidando ogni miglioramento al desiderio individuale illimitato. Questa ispirazione ‘rivoluzionaria’ di fondo è un potente motore della storia fino a quando la storia oppone resistenza, fino a quando esistono strutture rigide, regole inconcusse, vincoli condivisi: essa li dissolve e così facendo fa da catalizzatore degli sviluppi storici. Quando l’opera di dissolvimento delle strutture pregresse è finita, essa inizia a divorare sé stessa.

Per ‘ideologia’ intendo, marxianamente, la dissimulazione teorica della reale struttura motivazionale e causale della società. Quanto più profonda la dissimulazione, tanto più dannosa l’ideologia. La ‘ragione liberale’ in quanto tale non è un’ideologia, ma un movimento storico profondo incardinato in processi economici fondamentali. Essa però genera una fioritura di ideologie, che dissimulano i processi reali. Troviamo così tra le ideologie prodotte profusamente dalla ragione liberale una molteplicità di apologie della distruzione identitaria: le persone sono chiamate ad essere flessibili ed elastiche, le sessualità fluide e mobili, i confini permeabili e fittizi, equlibri e limiti naturali sono visti come ostacoli provvisori da superare, ecc. ecc. Tutte queste tendenze creano teorizzazioni ad hoc, per darsi l’apparenza di avere ragioni indipendenti, mentre sono il semplice adeguamento a pressioni sistemiche.

Secondo lei l’uomo contemporaneo, in relazione alla ragione liberale, deve contrapporsi ad essa, delineando degli orizzonti progettuali al difuori dalle logiche del suo domino, utilizzando anche gli strumenti che offre la filosofia stessa, o deve considerala fatalisticamente come esito incontrovertibile della storia umana?

Qui dobbiamo intenderci. La ragione liberale non dev’essere intesa come un ‘nemico politico’. Nemici (o avversari) possono essere specifici ideologismi derivati dalla ragione liberale, come le teorizzazioni ‘no border’ e simili. Ma la ragione liberale ha tutto il peso e la tragicità di un movimento storico profondo, che è giunto (in Occidente) al suo compimento ed esaurimento. Si è imposto abbattendo forme di vita millenarie, e questo non accade ‘per errore’ ma per ragioni storiche ed umane reali. Il problema di fronte a cui si trova l’umanità odierna è quello della necessità di superare questo ordinamento, che, come ho cercato di mostrare, oramai divora sé stesso (e noi con esso). Per quanto io abbia grande simpatia per Hegel, non nutro affatto la fiducia teleologica che permea la visione hegeliana: non credo perciò che necessariamente dall’esaurimento di una tendenza storica ne debba emergere la negazione e il superamento (Aufhebung). In verità potremmo ben trovarci in un vicolo cieco della storia, da cui si esce solo per autodistruzione. Credo che l’orizzonte della devastazione ambientale sia quello su cui la pressione autodistruttiva stia venendo più rapidamente al pettine.

Dunque, quello che la filosofia può fare è quello che ha sempre fatto, con alterni successi, ovvero creare consapevolezza. Ma per smuovere qualcosa ci vuole una consapevolezza sia profonda che estesa, e vorrei poter dire che sono ottimista sulla possibilità che ciò accada; ma non lo sono.
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Valerio
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Re: La dissoluzione dell'egemonia liberale

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Certo che, fra gli scrittori/saggisti, non c'è penuria di addetti a "sparare cazzate", al punto di scrivere libri su argomenti non conosciuti o non personalmente vissuti.

Chissà se costui ha mai incontrato gli antichi politici del Partito Liberale Italiano? Eppure parla della loro "ideologia" con una grande supponenza, come se avesse vissuto insieme a loro tutte le stagioni congressuali di quel partito.

Non ho trovato traccia di questo scrittore, forse qualcuno mi può aiutare?
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Ovidio
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Re: La dissoluzione dell'egemonia liberale

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Valerio ha scritto: 31 ott 2020, 8:54 Certo che, fra gli scrittori/saggisti, non c'è penuria di addetti a "sparare cazzate", al punto di scrivere libri su argomenti non conosciuti o non personalmente vissuti.

Chissà se costui ha mai incontrato gli antichi politici del Partito Liberale Italiano? Eppure parla della loro "ideologia" con una grande supponenza, come se avesse vissuto insieme a loro tutte le stagioni congressuali di quel partito.

Non ho trovato traccia di questo scrittore, forse qualcuno mi può aiutare?
Anche a me l'intervita non aveva onvinto, ma poi mi son comprato il libro (naturalmente digitale) e dalle prime pagine debbo dire che lo trovo interessante.
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Re: La dissoluzione dell'egemonia liberale

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Ovidio ha scritto: 31 ott 2020, 13:34
Valerio ha scritto: 31 ott 2020, 8:54 Certo che, fra gli scrittori/saggisti, non c'è penuria di addetti a "sparare cazzate", al punto di scrivere libri su argomenti non conosciuti o non personalmente vissuti.

Chissà se costui ha mai incontrato gli antichi politici del Partito Liberale Italiano? Eppure parla della loro "ideologia" con una grande supponenza, come se avesse vissuto insieme a loro tutte le stagioni congressuali di quel partito.

Non ho trovato traccia di questo scrittore, forse qualcuno mi può aiutare?
Anche a me l'intervita non aveva convinto, ma poi mi son comprato il libro (naturalmente digitale) e dalle prime pagine debbo dire che lo trovo interessante.
In particolare la frase "liberalismo, diversamente da altre influenti visioni del mondo, come il cristianesimo, il buddismo o il marxismo ... " mi aveva lasciato perplesso, dato che a mio avviso il cristianesimo, il buddismo o il marxismo non sono visioni del mondo.

Ma il libro, come detto, mi sembra molto interessante. Grazie Mugik per l'lnput!
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Mugik
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Re: La dissoluzione dell'egemonia liberale

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Valerio ha scritto: 31 ott 2020, 8:54 Certo che, fra gli scrittori/saggisti, non c'è penuria di addetti a "sparare cazzate", al punto di scrivere libri su argomenti non conosciuti o non personalmente vissuti.

Chissà se costui ha mai incontrato gli antichi politici del Partito Liberale Italiano? Eppure parla della loro "ideologia" con una grande supponenza, come se avesse vissuto insieme a loro tutte le stagioni congressuali di quel partito.

Non ho trovato traccia di questo scrittore, forse qualcuno mi può aiutare?
Ascolta ,specie la seconda parte
Questo dialogo potrebbe contribuire a scrostarti un po il cervello ,pur nn essendo un prodotto da cesso :)
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