Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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porterrockwell
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Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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Nel nostro linguaggio prende corpo il mondo in cui viviamo.
Ora il termine “migrante” (participio presente ) allude ad una destinazione che non si raggiunge mai. L'immigrato (participio passsato) allude ad un qualcosa che ha avuto una partenza ed un arrivo, ad una nuova riterritorializzazione perfezionata. Il migrante è sempre in movimento,non si muove verso una specifica meta. L'uomo così come forgiato dal processo globalista e finanziario, è esso stesso un migrante apolide che si muove di moto browniano nel piano del mercato globale e non si ferma mai. Oggi l'obiettivo dell'ingegneria mondialista non è integrare i migranti, di riterritorializzarli, ma rendere migranti quanti ancora non lo siano. L'obiettivo non è integrare loro, ma render noi come loro. Molti dei nostri giovani vivono già come migranti: cervelli in fuga, l'esperienza Erasmus nobilitata come chance della mondializzazione che ti permette con la laurea di andare a fare il lavapiatti a Berlino, esperienza considerata quasi glamour, cool.
L'obiettivo del mondialismo è renderci tutti migranti, sradicati dalla nostra terra e dalla nostra cultura per sempre, senza particolari diritti.
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carletto3
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Re: Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 20:12 Nel nostro linguaggio prende corpo il mondo in cui viviamo.
Ora il termine “migrante” (participio presente ) allude ad una destinazione che non si raggiunge mai. L'immigrato (participio passsato) allude ad un qualcosa che ha avuto una partenza ed un arrivo, ad una nuova riterritorializzazione perfezionata. Il migrante è sempre in movimento,non si muove verso una specifica meta. L'uomo così come forgiato dal processo globalista e finanziario, è esso stesso un migrante apolide che si muove di moto browniano nel piano del mercato globale e non si ferma mai. Oggi l'obiettivo dell'ingegneria mondialista non è integrare i migranti, di riterritorializzarli, ma rendere migranti quanti ancora non lo siano. L'obiettivo non è integrare loro, ma render noi come loro. Molti dei nostri giovani vivono già come migranti: cervelli in fuga, l'esperienza Erasmus nobilitata come chance della mondializzazione che ti permette con la laurea di andare a fare il lavapiatti a Berlino, esperienza considerata quasi glamour, cool.
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porterrockwell
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Re: Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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carletto3 ha scritto: 6 dic 2019, 20:18
porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 20:12 Nel nostro linguaggio prende corpo il mondo in cui viviamo.
Ora il termine “migrante” (participio presente ) allude ad una destinazione che non si raggiunge mai. L'immigrato (participio passsato) allude ad un qualcosa che ha avuto una partenza ed un arrivo, ad una nuova riterritorializzazione perfezionata. Il migrante è sempre in movimento,non si muove verso una specifica meta. L'uomo così come forgiato dal processo globalista e finanziario, è esso stesso un migrante apolide che si muove di moto browniano nel piano del mercato globale e non si ferma mai. Oggi l'obiettivo dell'ingegneria mondialista non è integrare i migranti, di riterritorializzarli, ma rendere migranti quanti ancora non lo siano. L'obiettivo non è integrare loro, ma render noi come loro. Molti dei nostri giovani vivono già come migranti: cervelli in fuga, l'esperienza Erasmus nobilitata come chance della mondializzazione che ti permette con la laurea di andare a fare il lavapiatti a Berlino, esperienza considerata quasi glamour, cool.
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Re: Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 21:07
carletto3 ha scritto: 6 dic 2019, 20:18
porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 20:12 Nel nostro linguaggio prende corpo il mondo in cui viviamo.
Ora il termine “migrante” (participio presente ) allude ad una destinazione che non si raggiunge mai. L'immigrato (participio passsato) allude ad un qualcosa che ha avuto una partenza ed un arrivo, ad una nuova riterritorializzazione perfezionata. Il migrante è sempre in movimento,non si muove verso una specifica meta. L'uomo così come forgiato dal processo globalista e finanziario, è esso stesso un migrante apolide che si muove di moto browniano nel piano del mercato globale e non si ferma mai. Oggi l'obiettivo dell'ingegneria mondialista non è integrare i migranti, di riterritorializzarli, ma rendere migranti quanti ancora non lo siano. L'obiettivo non è integrare loro, ma render noi come loro. Molti dei nostri giovani vivono già come migranti: cervelli in fuga, l'esperienza Erasmus nobilitata come chance della mondializzazione che ti permette con la laurea di andare a fare il lavapiatti a Berlino, esperienza considerata quasi glamour, cool.
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Concetti, concetti, Ma ala fine basta un governo capace ed intelligente che netta in chiaro che "migrante e' OK ma solo se e' stato invitato per lavorare. L' Europa non puo essere la scorciatoia per la felicita' a spese di chi gia ci vive. Ma l' alternativa e' quello di far crescere anche i Paesi da dove proviene l' immigrazione. Per farlo non serve fermare le navi ONG, ma fare una politica d'investimenti simile al Piano Marshall che fece rinascere l' Europa e fare di tutto per ridurre l' islamismo, la religione della guerra. L' Italia POTREBBE farla ma ci sono delle condizioni: la sinistra NON PUO" STARE AL GOVERNO, devono aumentare le nascite e servono partiti e uomini con idee capaci di parlare in Europa. Queste condizioni purtroppo non ci sono. La sinistra e' al governo, le nascite sono miserabili e la presente destra si disinteressa dell''Europa
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Re: Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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carletto3 ha scritto: 6 dic 2019, 20:18 To'....mi è sembrato per un attimo di leggere D.Fusaro....
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carletto3
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Re: Considerazioni sul termine "migrante" e l'obiettivo dell'ingegneria mondialista

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porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 21:07
carletto3 ha scritto: 6 dic 2019, 20:18
porterrockwell ha scritto: 6 dic 2019, 20:12 Nel nostro linguaggio prende corpo il mondo in cui viviamo.
Ora il termine “migrante” (participio presente ) allude ad una destinazione che non si raggiunge mai. L'immigrato (participio passsato) allude ad un qualcosa che ha avuto una partenza ed un arrivo, ad una nuova riterritorializzazione perfezionata. Il migrante è sempre in movimento,non si muove verso una specifica meta. L'uomo così come forgiato dal processo globalista e finanziario, è esso stesso un migrante apolide che si muove di moto browniano nel piano del mercato globale e non si ferma mai. Oggi l'obiettivo dell'ingegneria mondialista non è integrare i migranti, di riterritorializzarli, ma rendere migranti quanti ancora non lo siano. L'obiettivo non è integrare loro, ma render noi come loro. Molti dei nostri giovani vivono già come migranti: cervelli in fuga, l'esperienza Erasmus nobilitata come chance della mondializzazione che ti permette con la laurea di andare a fare il lavapiatti a Berlino, esperienza considerata quasi glamour, cool.
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Mi'...e io l'avevo preso per tuo....ma va bene lo stesso.
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