SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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l'angolino delle riflessioni famose


""Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere come capi dei coppieri
che gliene versano a volontà, sino ad ubriacarlo, accade che, se i governatori resistono alle
richieste dei sempre più esigenti sudditi son dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si
dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere e servo ;
che il padre impaurito finisce col trattare il figlio come suo pari e non è rispettato, che il
maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani
pretendono gli stessi diritti dei vecchi, e questi, per non parere troppo severi, danno
ragione ai giovani. In questo clima di libertà nel nome della medesima, non vi è più
riguardo né rispetto per nessuno, e in mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa una
mala pianta: la tirannia."
PLATONE
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Er grillo zoppo
(Trilussa)

– Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
– diceva un Grillo – Quella che me manca
m’arimase attaccata a la cappiola.
Quanno m’accorsi d’esse priggioniero
col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
nun c’ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.
Er dolore fu granne… ma la stilla
de sangue che sortì da la ferita
brillò ner sole come una favilla.
E forse un giorno Iddio benedirà
ogni goccia de sangue ch’è servita
pe’ scrive la parola Libbertà!
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Le disavventure di un polpo




...Una folla multicolore, incessante, entrava lentamente nello stabilimento, con borse, palloni di gomma e altri oggetti inerenti al bagno. Si sarebbero detti i fedeli d'una misteriosa deità, che entravano nel tempio. I bagnini scalzi correvano ad aprir le cabine e a spinger nell'acqua le barche e i "mosconi" presi in affitto.

Presso l'entrata, un pescatore sbatacchiava sul parapetto di pietra, con straordinaria violenza, un polpo testé pescato e ancora vivo. Si sa che con questo sistema vengono uccisi i polpi.

«Che barbara usanza!», esclamò Suares, che, con i compagni, entrava in quel momento.
«Le parrebbe anche più barbara», disse un assiduo dello stabilimento, «se sapesse che quel polpo è sempre lo stesso, che viene ogni giorno pescato vivo e sbatacchiato per un certo tempo sotto gli occhi dei villeggianti ».

«Come sarebbe a dire?», chiese il nostro amico.
«Ella sa», spiegò l'altro, «che nessuno si fida di mangiare il pesce in uno stabilimento dove non si veda almeno un polpo ucciso sotto gli occhi dei clienti. Qui, poiché non si può ogni giorno pescare un polpo diverso, la direzione ha pensato di usar sempre lo stesso polpo, che dopo essere stato sbatacchiato per un certo tempo e prima che esali l'ultimo respiro, viene di nuovo gettato nel mare, in un recinto chiuso, dove è facile pescano a ogni occorrenza».

Era vero. Il povero animale, come se non bastassero gli sbatacchiamenti quotidiani della mattina, doveva spesso sottoporsi a penosi extra nel corso della giornata. Appena si presentava qualcuno e chiedeva di mangiare pesce fresco, pescato sotto i suoi occhi, il polpo veniva tratto fuori e tosto sbatacchiato per alcuni minuti sul muricciuolo. Poi, dopo essere stato sostituito con polpi venuti da Milano, era di nuovo gettato in acqua per servire in altra occasione. Ormai, il poverino sentiva dalle voci quando era giunto il momento d'esser tirato fuori e sbatacchiato.

I primi tempi, appena udiva gridare:
«Ehi, c'è da mangiare pesce fresco?», mormorava:
«Ci siamo!». E si faceva piccino piccino, rimpiattandosi sui bassifondi. Ma tutto era vano. Ben presto veniva scovato, tratto alla luce e violentemente sbatacchiato sul municciuolo, con soddisfazione della clientela. Poi, l'infelice mollusco, per abbreviare quei momenti terribili, appena sentiva chiedere pesce fresco veniva a galla spontaneamente e si metteva vicino al parapetto, con maravigliosa abnegazione.

Ormai il disgraziato animale era diventato durissimo e non desiderava che di farla finita con la sua misera esistenza. Vero è che non gli mancava nulla. Anzi, per conservarlo in vita, la direzione non gli lesinava i buoni bocconi e le comodità d'ogni sorta. Ma quella storia d'essere sbatacchiato in così barbaro modo faceva passar tutto il resto in seconda linea. Ogni mattina egli diceva: "Speriamo che sia per oggi". Ma quando, dopo essere stato duramente provato, si sentiva gettar di nuovo in mare, invece che in padella, rabbrividiva pensando: "Ancora domani saremo daccapo". Qualche volta, dopo essere stato sbatacchiato, faceva il distratto e s'avviava zitto zitto verso la cucina. Ma il pescatore l'afferrava in tempo per restituirlo agli abissi marini...

Achille Campanile
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Re: SPIGOLANDO......

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Er leone e er conijo

Trilussa

Un povero Conijo umanitario
disse ar Leone: – E fatte tajà l’ogna!
Levate quel’artiji! È ‘na vergogna!
Io, come socialista, so’ contrario
a qualunque armamento che fa male
tanto a la pelle quanto a l’ideale.

Me le farò spuntà…- disse el Leone
pe’ fasse benvolé dar socialista:
e agnede difilato da un callista
incaricato de l’operazzione.
Quello pijò le forbice, e in du’ bòtte
je fece zompà l’ogna e bona notte.

Ècchete che er Conijo, er giorno appresso,
ner vede un Lupo co’ l’Agnello in bocca
dette l’allarme: – Olà! Sotto a chi tocca!…-
El Leone je chiese: – E ch’è successo?
Corri! C’è un Lupo! Presto! Daje addosso!
Eh! – dice – me dispiace, ma nun posso.

Prima m’hai detto: levete l’artiji,
e mó me strilli: all’armi!…E come vôi
che s’improvisi un popolo d’eroi
dov’hanno predicato li coniji?
Adesso aspetta, caro mio; bisogna
che me dài tempo pe’ rimette l’ogna.

Va’ tu dal Lupo. Faje perde er vizzio,
e a la più brutta spaccheje la testa
coll’ordine der giorno de protesta
ch’hai presentato all’urtimo comizzio…
Ah, no! – disse er Conijo. – Io so’ fratello
tanto del Lupo quanto de l’Agnello.
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Re: SPIGOLANDO......

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LA STORIA DEI DUE VASI CINESI

Una anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, appesi alle estremità di un lungo bastone che portava bilanciandolo sul collo.
Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l'altro era intero. Così alla fine del lungo tragitto dalla fonte a casa, il vaso intero arrivava sempre pieno, mentre quello con la crepa arrivava sempre mezzo vuoto.
Per oltre due anni, ogni giorno l'anziana donna riportò a casa sempre un
vaso e mezzo di acqua.

Ovviamente il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione e di riuscire a svolgere solo metà del suo compito. Dopo due anni, finalmente trovò il coraggio di parlare con l'anziana donna, e dalla sua estremità del bastone le disse: "Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell'acqua che prendi".

L'anziana donna sorrise "Hai notato che sul tuo lato della strada ci sono sempre dei fiori, mentre non ci sono sull'altro lato? Questo succede perché, dal momento che so che tu hai una crepa e lasci filtrare l'acqua, ho piantato semi di fiori solo sul tuo lato della strada. Così ogni giorno, tornando a casa, tu innaffi i fiori.
Per due anni io ho potuto raccogliere dei fiori che hanno rallegrato la mia casa e la mia tavola. Se tu non fossi così come sei, non avrei mai avuto la loro bellezza a rallegrare la mia abitazione"

Ciascuno di noi ha il suo lato debole. Ma sono le crepe e le imperfezioni che ciascuno di noi ha che rendono la nostra vita insieme interessante e degna di essere vissuta.
Devi solo essere capace di prendere ciascuna persona per quello che è, e scoprire il suo lato positivo.
Buona giornata a tutti coloro che si sentono un vaso rotto, e ricordatevi di godere del profumo dei fiori sul vostro lato della strada!
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Re: SPIGOLANDO......

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L'angolino del sorriso


CHI CERCA…..TROVA ….non sempre

--Ciao, tu di che cosa sei morto?
--Io sono morto congelato e tu?
--Sono morto di gioia.
--come sei morto di gioia, spiegati meglio…..
--Sono tornato a casa e ho trovato mia
moglie nel letto, completamente n.uda e
allora ho cominciato a cercare l’amante sotto il letto,
nel bagno ,in cucina, negli armadi.....e siccome non
l'ho trovato, è stata così forte la gioia che il cuore
non ha retto.
--c.oglione Se aprivi il congelatore ora saremmo ancora
vivi tutti e due!
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Re: SPIGOLANDO......

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Citazioni sui giovani di “oggi” Ai miei tempi…….


Di chi sono le frasi qui‘ riportate?

Di qualche scrittore contemporaneo? Di genitori o professori amareggiati d'oggi?

No! Sentite!


1. “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori...”

La citazione è di Socrate, filosofo greco, che visse dal 469 al 399 prima di Cristo.


2. “Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa”

La citazione è del poeta greco Esidio, vissuto 720 anni prima di Cristo.


3. “Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana”

La citazione è di un sacerdote egiziano che viveva 2000 anni prima di Cristo.


4. “Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura...”

La citazione è stata scoperta recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, ed avrebbe più di 3000 anni.


5. “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'ugualianza, si reclama la libertà dei sessi”

La citazione è tolta dal libro VIII de "La Repubblica" di Platone, vissuto dal 428 al 347 prima di Cristo.



Conclusione?

Non c'è nulla di nuovo sotto il sole! se avessimo un pò più di senso storico, non vivremmo in retromarcia, non cadremmo nel "complesso del gambero". Non saremmo "tarantolati" da inutili pensieri lagnosi. Saremmo più simpatici a tutti, a cominciare dai nostri ragazzi!


Preso da "Largo all'ottimismo!" di Pino Pellegrino

Bisognerebbe preoccuparsi di meno ed occuparsi di più dei giovani
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Re: SPIGOLANDO......

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TRILUSSA E LA GIOVENTU’


Pe’ conto mio la favola più corta
è quella che se chiama Gioventù:
perché… c’era una vorta…
e adesso non c’è più.

E la più lunga? E’ quella de la Vita:
la sento raccontà da che sto ar monno,
e un giorno, forse, cascherò dar sonno
prima che sia finita…
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Re: SPIGOLANDO......

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POPULISMO

Esistono alcune parole che, nell’attuale scenario in Italia, vengono spesso usate dai politici e dai mass media in modo per lo più improprio. Ci è possibile notare che più determinate parole sono inflazionate, più sono al tempo stesso usate in modo scorretto: con ciò la nostra classe politica, che è l’artefice spavalda di questa manipolazione, dimostra così di essere doppiamente miserevole, sia per la crassa ignoranza culturale, sia per l’abietta disonestà intellettuale. Un termine che rappresenta al meglio questa distorsione politico-mediatica è “Populismo”: questa è, almeno adesso, una delle parole maggiormente abusate nella scena politica e mediatica nazionale.
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Dall’esplosione dello tsunami di Beppe Grillo e l’ingresso da gigante del Movimento Cinque Stelle dentro al Parlamento, la parola “populismo” è diventata una delle più storpiate da qualsiasi mezzo d’informazione e all’interno di qualsiasi discorso politico. Il dizionario Treccani afferma che per “populismo” si intende il “movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia” tra il 19° e 20° secolo, “che si proponeva di raggiungere […] un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, specialmente dei contadini e dei servi della gleba”. Attenendosi dunque al significato proprio e originario di questo termine, non vi troviamo assolutamente niente di negativo o di criticabile, mentre quando chicchessia usa questa parola oggi, le conferisce un significato dispregiativo, confondendola di fatto con un’altra parola, che in realtà è “demagogia“.

Facciamoci caso: quando (troppo spesso) si sente parlare il politico di turno, riferendosi al Movimento Cinque Stelle nel suo complesso, la parola più benevola che pronuncia è “populista” o “populismo”, intendendola comunque come se fosse un sinonimo di “demagogo” o “demagogia”. Restando in tema “Populismo/Movimento Cinque Stelle”, trovo significative le parole di Noam Chomsky che, riflettendo sul V-Day del 2007, giudica “interessante” l’accusa di “populismo” mossa a Beppe Grillo. Chomsky ci dà un’ottima definizione: “Populismo significa appellarsi alla popolazione“. Chi detiene il potere vuole invece che la popolazione venga “tenuta lontana dalla gestione degli affari pubblici”. Chomsky ritiene al contrario che “la popolazione dovrebbe essere partecipe e non spettatrice”.

Tenere la popolazione lontana dalla cosa pubblica è una posizione “comune tra i liberal, gli intellettuali democratici e, da loro, si trasferisce alle classi dirigenti”. Ciò, unito al fatto che le figure che vengono candidate alle elezioni sono “create dal mondo economico” (perché create tramite finanziamenti di tipo lobbistico e commerciale), contribuisce ad attribuire ai partiti una funzione totalmente “apolitica”, trasformandoli di fatto in macchine addette alla “produzione di candidati attraverso meccanismi che sono controllati da concentrazioni di potere economico che emarginano la popolazione”.

Se per populismo dunque si intende una concezione della politica che ravvicini i cittadini alla cosa pubblica e dia la priorità agli interessi della popolazione anziché a quelli ristretti di una esigua élite di privilegiati, la cosa non è solo positiva, ma ha un nome preciso: “democrazia”. Nello specifico, in Italia, in cui la contrapposizione tra “casta” (o, meglio, “caste”) e la cittadinanza è considerevolmente più netta e marcata rispetto a molti altri paesi europei, la volontà di una maggiore giustizia ed equità, non solo economica, ma anche di partecipazione democratica, non può che essere considerata altro che un sentimento nobile e giusto. L’errato utilizzo di questa parola (insieme a molti altri, purtroppo) denota quanto la politica e l’informazione, intrinsecamente e patologicamente collegate, seguano più una “moda” nel parlare e nell’usare certi termini, quando in realtà questa gente non sa neanche di che cosa sta parlando.

Temo però (e questo sarebbe l’aspetto più grave e deleterio) che l’intento sottile perseguito da questa operazione consista nel voler far passare nella testa della gente l’idea ultima che qualsivoglia difesa degli interessi popolari, quantunque nobile in sé, sia purtroppo illusoria, utopica, perché in contrasto con la dura realtà economica e le sue immodificabili leggi liberistiche. Insomma, una pia quanto infantile posizione da “anime belle”, a fronte di una coriacea realtà con cui invece occorre confrontarsi in modo maturo.

di Niccolò Talenti
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Re: SPIGOLANDO......

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La cornacchia libberale

Trilussa


Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento 'na chiesola,
siccome je pijo lo schiribbizzo
de fa' la libberale e d'uscì sola,
s'infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.

Ammalappena se trovò per aria
coll'ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant'era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l'intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò le penne.

Naturarmente, doppo la sgrullata,
metà de la farina se n''agnede,
ma la metà rimase appiccicata
come una prova de la malafede.
- Oh! - disse allora - mo' l'ho fatta bella!
So' bianca e nera come un purcinella...

- E se resti così farai furore:
- je disse un Merlo - forse te diranno
che sei l'ucello d'un conservatore,
ma nun te crede che te faccia danno:
la mezza tinta adesso va de moda
puro fra l'animali senza coda.

Oggi che la coscenza nazzionale
s'adatta a le finzioni de la vita,
oggi ch'er prete è mezzo libberale
e er libberale è mezzo gesuita,
se resti mezza bianca e mezza nera
vedrai che t'assicuri la cariera.
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Re: SPIGOLANDO......

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ADDIO ESTATE- ECCO IL QUANDO E IL PERCHE' DELL'EQUINOZIO

Rispetto alle altre stagioni, l’equinozio d’autunno è quello più tardivo: esso accade sempre in una data che varia dal 21 e il 23 Settembre in base a una legge astronomica chiamata “seconda legge di Keplero“.



Questa legge, infatti, dice che il movimento della terra risulta leggermente più lento quando la terra, nel percorrere la sua orbita, è più vicina all’afelio. Nei prossimi decenni, inoltre, si prevede un ulteriore slittamento di questo momento che potrà variare dal 22 al 23 Settembre.

Tale slittamento è dovuto sostanzialmente all’organizzazione umana dell’anno solare con la presenza di anni bisestili nel calendario gregoriano. Tale organizzazione dei giorni, infatti, non corrisponde propriamente con l’anno solare e ha reso necessario il progressivo spostamento di un giorno di tutti gli avvenimenti celesti.
Perchè è così importante?

Per capire l’importanza di questo avvenimento è bene fare un salto a retroso nel tempo fino ad arrivare nell’antica Roma. I romani, infatti, lo chiamavano con il termine latino Aequinoctium, una parola composta da aequa e nox: indicava il momento nell’anno in cui la notte era di durata uguale al giorno.


Questo momento accade astronomicamente due volte l’anno: a settembre e a marzo rispettivamente per l’equinozio d’autunno e quello di primavera. In questi due giorni, in tutto il pianeta ci saranno perfettamente 12 ore di buio e 12 di luce.

Al contrario, il solstizio è quello che comporta l’arrivo dell’estate e dell’inverno: questi avvenimenti cadono nel giorno in cui l’emisfero Nord della Terra riceve il massimo in estate e il minimo in inverno numero di ore di luce all'anno.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

AUTUNNO


Iniziano a cadere le foglie
stanche ormai di ciondolare dai rami,
sazie di sole e di pioggia,
percosse e violentate
dal vento prepotente
che ora le induce a posarsi
librandosi qua e la'
come farfalle impazzite....

Maryella
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Re: SPIGOLANDO......

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Perchè ci vogliono le regole in una società civile...



C’era una volta un complesso di sette strumenti musicali: erano un pianoforte, un violino, una chitarra classica, un flauto, un sassofono, una cornetta e una batteria.

Vivevano nella medesima stanza, ma non andavano d’accordo. Erano così orgogliosi che ognuno pensava di essere il re degli strumenti e di non aver bisogno degli altri. Non solo, ma ciascuno voleva suonare le melodie che aveva nel cuore e non accettava di eseguire uno spartito. Tutti ritenevano ciò una imposizione intollerabile che violava la loro libertà di espressione.

Quando al mattino si svegliavano ognuno cominciava a suonare liberamente le proprie melodie e per superare gli altri usava i toni più forti e violenti. Risultato: un inferno di caotici rumori.

Una notte capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio per il nervoso. Per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Per la prima volta tutti gli strumenti si trovarono d’accordo su una cosa: la decisione di andare ognuno per conto suo.

Stavano per uscire quando alla porta bussò una bacchetta con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere.

Parlando con garbo e diplomazia chiese loro di fare una nuova esperienza, quella di suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizzati.

“Con un occhio guardate lo spartito, con l’altro i miei cenni, dopo che avrò dato il via, disse la bacchetta”.

Un po’ perché erano molto stanchi del caos in cui vivevano, un po’ per la curiosità di fare una nuova esperienza, accettarono.

Si misero a suonare con passione dando ognuno il meglio di se stesso e con una obbedienza totale alla bacchetta… magica.

A mano a mano che andavano avanti si ascoltavano l’un l’altro con grande piacere. Quando la bacchetta fece il cenno della fine un’immensa felicità riempiva il loro cuore: avevano eseguito il famoso Inno alla gioia di Beethoven.


Morale della favola:

L'essere umano non e' nato per vivere da solo, dunque per vivere in una comunita' sono importantissime le regole che comportano diritti e doveri. La liberta' assoluta non puo' che andare a ledere la liberta' degli altri, per cui e' necessario trovare dei compromessi affinche' si rispettino gli altri ed al tempo stesso gli altri rispettino noi,

Da qui l'importanza dell'insegnamento dell'educazione civica, sin dai primi mesi di vita da parte dei genitori , della scuola e della comunita'.

Chi urla forte pretendendo i propri diritti in genere e' proprio chi i diritti degli altri li calpesta, accecato dal proprio IO nemmeno se ne rende conto...

Come chi racconta tutto fiero che la fa in barba allo stato evadendo, non si rende conto che lo stato sono gli altri ed arreca loro danni, magari al proprio vicino che tanto gli e' simpatico e che non riesce a tirare a fine mese ma paga fino all'ultimo soldo le proprio tasse.



D.I.
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Re: SPIGOLANDO......

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"CAMBIAMENTO"


La parola cambiamento è oggi tra quelle maggiormente
usata ed abusata, ma nessuno pensa minimamente di provare
a cambiare se stesso, le proprie certezze, seguendo magari
una incoerenza positiva, quella di colui che, fermi
restando i suoi principi, adegua il suo pensiero alla
mutevolezza del tempo nel quale si trova a vivere,
adattandovisi con determinata quanto intelligente e
saggia "incoerenza".
Purtroppo però a volte il pessimismo
ci perseguita o per dirla come Mark Twain e più comodo
pensare:
"NULLA NECESSITA DI CAMBIAMENTO QUANTO LE ABITUDINI
DEGLI ALTRI"...
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Re: SPIGOLANDO......

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LA GUIDA


di Trilussa


Quela Vecchietta ceca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse : - Se la strada nu' la sai,
te ciaccompagno io, chè la conosco.

Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò una voce
fino là in fonno, dove c'è un cipresso,
fino là in cima, dove c'è la Croce... -

Io risposi: - Sarà... ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede... -
La Ceca, allora, me pijò la mano
e sospirò: - Cammina! -

Era la Fede.
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