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Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 2 mar 2021, 10:10
da Ovidio
grazia ha scritto: 2 mar 2021, 9:40 Tratto dalla prefazione del libro di “Siamo Uomini o Caporali”

di TOTO'

[…]Tra i miei modi di dire che hanno trovato la loro radice in esperienze dirette, abbiamo la frase che dà il titolo a questo volume: Siamo uomini o caporali?
Da molti anni, questa interrogazione che, spesso, pronuncio sul palcoscenico, oltre a suscitare l'ilarità, ha spinto gli spettatori a chiedersi il preciso significato che do ad essa.I più scrupolosi, anzi, mi hanno ripetutamente scritto al riguardo.
E, come era da prevedersi, tra le lettere, numerose risultano quelle dei "caporali dell'esercito", che si sono sentiti menomare dal mio interrogativo.
Le varie interpretazioni, come accade spesso in simili frangenti, sono risultate inesatte o incomplete o infondate.
In verità, la storia di questa frase trova le sue origini nella mia vita militare.
Dunque...
Ero poco più che un ragazzo, quando mi decisi ad avanzare la domanda di volontariato al Distretto militare di Napoli.Mi assegnarono al 22' reggimento di stanza a Pisa.
Poichè avevo imparato che, tra gli esercizi militari, il meno penoso e il più semplice era quello di marcare visita, divenni, modestamente, uno specialista in materia.
I miei superiori non ritennero di valutare con il mio stesso metro le continue visite all'infermeria e, appena si presentò l'occasione, mi trasferirono al CLXXXII battaglione di fanteria destinato in Francia, presso un reparto di marocchini.
Non era mia intenzione di avere a che fare con tale genìa di soldati di colore;perciò presi la determinazione di evitare con essi spiacevoli fatti personali.Durante il viaggio di trasferimento, e precisamente alla stazione di Alessandria, accusai un tale repertorio di malesseri da dover essere ricoverato d'urgenza all'ospedale militare del luogo.
Il convoglio con gli altri soldati continuò il suo viaggio ed io, appena dimesso dall'ospedale, fui inviato all'87' reggimento di fanteria.
Però le mie peregrinazioni non dovevano considerarsi ultimate. Il destino aveva deciso di farmi fre la conoscenza diretta dei più noti reggimenti italiani. Infatti, di lì a poco, si liberarono di me, lavativo per eccellenza, e fui assegnato all'88' reggimento di stanza a Livorno.
Fu in questo glorioso reggimento che ebbi come graduato il famigerato caporale, il caporale per antonomasia, il caporale a vita, uno di quelli cioè che ti fanno odiare, per un numero imprecisato di generazioni, la vita e il regolamento militari!
Egli era stato promosso caporale per assoluta mancanza di graduati disponibili, pur essendo quasi analfabeta.
Nella vita militare, il conoscere determinati mestieri (barbiere, meccanico, autista, elettrotecnico, ecc.) presto o tardi consente di uscire dall'anonimato e di godere di un certo stato di privilegio, evitando così tutte le fatiche, le corvèes e i turni di guardia. Turni di guardia e corvèes costituiscono l'ossessione dei giovani i quali attendono con ansia fa libera uscita per godersi tranquillamente - e, se possibile, con una bella figliola, diciamo così, indigena - le poche ore di evasione dall'atmosfera della caserma.
A quei tempi mi piaceva la vita brillante del giovane di buona famiglia senza pensieri, sospiravo il suono della tromba che dava il via alla libera uscita e rendendomi simpatico ai superiori con le mie macchiette teatrali tentavo di conquistarmi l'esenzione dal servizi di guardia e di corvées che coincidono, puntualmente, con il permesso serale.
Ma... C'era un "ma" che sbarrava le mie intenzioni e i miei propositi; ed era incatnato da quello strano tipo di caporale ignorante e presuntuoso il quale, animato da un'irragionevole idiosincrasia nei confronti dei "militar soldati" , abusando del suo grado, riusciva a privarci della sospirata breve libertà.
Per quel che mi concerne, posso assicurarvi che mi riservava i servizi più umili e più bassi: la pulizia delle camerate, dei gabinetti e del cortile, la pelatura delle patate avevano in me l'abituale esecutore.
E questo non era che il principio, l'inizio.
A quel caporale tutto quello che facevo io non piaceva.
Trovava da ridire su tutto, e pretendeva di farmi rifare i servizi, anche se erano stati eseguiti con il massimo impegno e, lasciatemelo pur dire, alla perfezione.
Egli urlava le sue osservazioni, spesso inconsistenti; soprattutto urlava davanti ai superiori e agli altri militari condendole con le classiche aggettivazioni in uso sotto le armi: *******, salame, addormentato, ecc.
La vita militare non mi si era presentata sotto un aspetto eccessivamente gradevole, dato anche il mio temperamento insofferente; tuttavia, per evitare le sue continue rappresaglie, assunsi un contegno disciplinato, eseguendo seriza discutere i suoi ordini e subendo con rassegnazione le sue osservazioni.
Questa mia tattica non ebbe un esito particolarmente felice.
Il caporale scambiò la mia passività per debolezza e, forte più del suo grado che dei regolamenti, raddoppiò ingiustamente la dose, rendendomi veramente asfissiante la vita in comune.Un'ira sorda, un rancore covato sotto la cenere della supina obbedienza;alfine, un odio accanito e morboso mi prese nei confronti di quell'uomo così sicuro nel carro armato dei suoi galloni.
Durante le punizioni che mi toccava scontare, rimuginavo in me un rancore senza fine nei confronti dei "caporali", verso coloro cioè che, muniti di un'autorità immeritata e forti di una disciplina che impone ai sottoposti l'obbedienza senza discussione, esercitano tali loro meschini poteri con un atteggiamento da piccoli Ezzelini da Romano.
Contrapponevo, ad essi, gli "uomini", le persone, cioè, che sanno adoperarela loro autorità senza abusare dei poteri loro commessi.
Per me, dare del "caporale" a qualcuno - in quel periodo - equivaleva a classificarlo nella peggiore categoria che si possa immaginare.
In caserma mi capitò spesso di dire: "Guardiamoci in faccia... Siamo uomini o caporali?".
Rientrai nella vita civile con il bagaglio della mia esperienza militare.
Cominciai allora ad applicare questo sistema di catalogare le persone, in base ai miei rapporti tenuti sotto le armi con i caporali. (Non tutti, intendiamoci, sono così. Parlo solo di quei dati caporali odiosi anche ai loro colleghi).
Abitualmente, le persone che si frequentano vengono divise in amiche o nemiche, utili o nocive, buone o cattive.
Io le divido in uomini o caporali.
Per fare un esempio: la famiglia dei miei nonni paterni che si oppose, per ragioni di nobiltà, al matrimonio di mio padre con mia madre, appartiene ai caporali.
Lo scrittore Curzio Malaparte, che per vendere il suo libro "La pelle" ha inventato fatti di sana pianta diffamando Napoli e i napoletani, deve considerarsi inquadrato nel plotone dei caporali.
Infine, a voler ricercare l'origine prima di questa mia classificazione, dovrei richiamarmi a Dante Alighieri che un metro fondamentalmente analogo adoperò nel gettare nell'Inferno i suoi nemici e avversari; e nell'elevare al Paradiso tutti coloro che amò o di cui vantò l'amicizia.
Dante che, nel canto V del Paradiso, ebbe a comporre il famoso verso: "Uomini siate e non pecore matte" che, in base alle mie considerazioni, potremmo modificare in: "Uomini siate e non dei caporali".
Non è dei migliori endecasillabi. Però il suo contenuto riscatta l'inevitabile deficienza poetica.
Ma perchè non pubblicare tutto il libro? WWE.gif WWE.gif

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 2 mar 2021, 21:35
da grazia
la politica come professione.
Parla Weber



Max Weber, interrogandosi sul significato della politica come professione, delinea alcune categorie fondamentali per la definizione di un politico. Questa volta faccio parlare lui, letteralmente. Alla fine della lettura si capisce cosa c’è da cambiare, cosa non funziona e quanta maturità collettiva ci voglia per pretendere una democrazia matura.

"Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza."


La passione non crea l’uomo politico se non mettendolo al servizio di una “causa” e quindi facendo della responsabilità, i confronti appunto di questa causa, la guida determinante dell’azione.

Donde la necessità della lungimiranza ossia della capacità di lasciare che la realtà operi su di noi con calma e raccoglimento interiore: come dire, cioè, la distanza tra le cose e gli uomini.

La “mancanza di distacco” semplicemente come tale, è uno dei peccati mortali di qualsiasi uomo politico e una di quelle qualità che, coltivate nella giovane generazione dei nostri intellettuali, li condannerà all’inettitudine politica.

E il problema è appunto questo: come possono coabitare in un medesimo animo l’ardente passione e la fredda lungimiranza?

La politica si fa col cervello e non con altre parti del corpo o con altre facoltà dell’animo. E tuttavia la dedizione alla politica, se questa non dev’essere un frivolo gioco intellettuale ma azione schiettamente umana, può nascere ed essere alimentata soltanto dalla passione.

Ma quel fermo controllo del proprio animo che caratterizza il politico appassionato e lo distingue dai dilettanti della politica che semplicemente “si agitano a vuoto”, è solo possibile attraverso l’abitudine alla distanza in tutti i sensi della parola.

La “forza” di una “personalità” politica dipende in primissimo luogo dal possesso di doti siffatte.

L’uomo politico deve perciò soverchiare dentro di sé, giorno per giorno e ora per ora, un nemico assai frequente e ben troppo umano: la vanità comune a tutti, nemica mortale di ogni effettiva dedizione e di ogni “distanza”, e, in questo caso, del distacco rispetto a se medesimi. La vanità è un difetto assai diffuso, e forse nessuno ne va del tutto esente. […]

Giacché si danno in definitiva due sole specie di peccati mortali sul terreno della politica: mancanza di una “causa” giustificatrice e mancanza di responsabilità (spesso, ma non sempre, coincidente con la prima).

La vanità, ossia il bisogno di porre in primo piano con la massima evidenza la propria persona, induce l’uomo politico nella fortissima tentazione di commettere uno di quei peccati o anche tutti e due.

Tanto più, in quanto il demagogo è costretto a contare “sull’efficacia”, ed è perciò continuamente in pericolo di divenire un istrione, come pure di prendere alla leggera la propria responsabilità per le conseguenze del suo agire e di preoccuparsi soltanto “dell’impressione” che egli riesce a fare.

Egli rischia, per mancanza di una causa, di scambiare nelle sue aspirazioni la prestigiosa apparenza del potere per il potere reale e, per mancanza di responsabilità, di godere del potere semplicemente per amor della potenza, senza dargli uno scopo per contenuto. […]

Ma appunto perciò non deve mancare all’azione politica questo suo significato di servire a una causa, ove essa debba avere una sua intima consistenza.

Quale debba essere la causa per i cui fini l’uomo politico aspira al potere e si serve del potere, è una questione di fede.

Egli può servire la nazione o l’umanità, può dar la sua opera per fini sociali, etici o culturali, mondani o religiosi, può essere sostenuto da una ferma fede nel “progresso” non importa in qual senso – oppure può freddamente respingere questa forma di fede, può inoltre pretendere di mettersi al servizio di una “idea”, oppure, rifiutando in linea di principio siffatta pretesa, può voler servire i fini esteriori della vita quotidiana – sempre però deve avere una fede.

Altrimenti la maledizione della nullità delle creature incombe effettivamente – ciò è assolutamente esatto – anche sui successi politici esteriormente più solidi.”

Max Weber, la politica come professione, 1919

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 2 mar 2021, 21:46
da grazia
L’elezzione der Presidente – Trilussa


Un giorno tutti quanti l’animali
sottomessi ar lavoro
decisero d’elegge un Presidente
che je guardasse l’interessi loro.
C’era la Società de li Majali,
la Società der Toro,
er Circolo der Basto e de la Soma,
la Lega indipendente
fra li Somari residenti a Roma;
e poi la Fratellanza
de li Gatti soriani, de li Cani,
de li Cavalli senza vetturini,
la Lega fra le Vacche, Bovi e affini…
Tutti pijorno parte all’adunanza.
Un Somarello, che pe’ l’ambizzione
de fasse elegge s’era messo addosso
la pelle d’un leone,
disse: – Bestie elettore, io so’ commosso:
la civirtà, la libbertà, er progresso…
ecco er vero programma che ciò io,
ch’è l’istesso der popolo! Per cui
voterete compatti er nome mio. –
Defatti venne eletto proprio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
e allora solo er popolo bestione
s’accorse de lo sbajo
d’avé pijato un ciuccio p’un leone!
– Miffarolo! – Imbrojone! – Buvattaro!
– Ho pijato possesso:
– disse allora er Somaro – e nu’ la pianto
nemmanco se morite d’accidente.
Peggio pe’ voi che me ciavete messo!
Silenzio! e rispettate er Presidente!
(Er Sorcio de città e er Sorcio de campagna – Trilussa)
Un Sorcio ricco de la capitale
invitò a pranzo un sorcio de campagna.
Vedrai che bel locale,
vedrai come se magna…
je disse er Sorcio ricco. – Sentirai!
Antro che le caciotte de montagna!
Pasticci dórci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo co’ li fiocchi! una cuccagna! –
L’istessa sera, er Sorcio de campagna,
ner traversà le sale
intravidde una trappola anniscosta:
Collega, – disse – cominciamo male:
nun ce sarà pericolo che poi…?
Macché, nun c’è paura:
j’arispose l’amico – qui da noi
ce l’hanno messe pe’ cojonatura.
In campagna, capisco, nun se scappa,
ché se piji un pochetto de farina
ciai la tajola pronta che t’acchiappa;
ma qui, si rubbi, nun avrai rimproveri:
le trappole so’ fatte pe’ li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!
(Er congresso de li cavalli – Trilussa)
Un giorno li Cavalli,
stufi de fa’ er Servizzio,
tennero un gran comizzio de protesta.
Prima parlò er Cavallo d’un caretto:
Compagni! Si ve séte messi in testa
de mijorà la classe,
bisogna arivortasse a li padroni.
Finora semo stati troppo boni
sotto le stanghe de la borghesia!
Famo un complotto! Questo qui è er momento
d’arubbaje la mano e fasse sotto!
Morte ar cocchiere! Evviva l’anarchia! –
Colleghi, annate piano: –
strillò un polledro giovane
d’un principe romano –
ché se scoppiasse la rivoluzzione
io resterebbe in mezzo a un vicoletto
perché m’ammazzerebbero er padrone.
Sarà mejo, piuttosto,
de presentà un proggetto ne la quale…-
Odia micchi, gras tibbi, è naturale!
disse un morello che da ventun’anno
stracinava el landò d’un cardinale. –
Ma se ce fusse un po’ de religgione
e Sant’Antonio nostro c’esaudisse…-
L’Omo, che intese, disse: – Va benone!
Fintanto che ‘sti poveri Cavalli
vanno così d’accordo
io faccio er sordo e seguito a frustalli!
(Er compagno scompagno – Trilussa)
Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d’arivà in un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d’un capitalista.
Quanno da un finestrino su per aria
s’affacciò un antro Gatto: – Amico mio,
pensa – je disse – che ce so’ pur’io
ch’appartengo a la classe proletaria!

Io che conosco bene l’idee tue
so’ certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me…Semo compagni!

No, no – rispose er Gatto senza core –
io nun divido gnente co’ nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so’ conservatore!

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 2 mar 2021, 22:03
da nerorosso
Grande Trilussa!

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 4 mar 2021, 7:26
da grazia
l'angolino del sorriso...


SOCIALISMO:
Hai 2 mucche.
Il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui.

COMUNISMO:
Hai 2 mucche.
Il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i tuoi bisogni.

FASCISMO:
Hai 2 mucche
Il governo te le prende e ti vende il latte.

NAZISMO:
Hai 2 mucche.
Il governo prende la vacca bianca ed uccide quella nera.

DITTATURA:
Hai 2 mucche.
La polizia te le confisca e ti fucila.

FEUDALESIMO:
Hai 2 mucche.
Il feudatario prende metà del latte e si tromba tua moglie.

DEMOCRAZIA:
Hai 2 mucche.
Si vota per decidere a chi spetta il latte.

DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA:
Hai 2 mucche.
Si vota per chi eleggerà la persona che deciderà a chi spetta il latte.

ANARCHIA:
Hai 2 mucche.
Lasci che si organizzino in autogestione.

CAPITALISMO:
Hai 2 mucche
Ne vendi una per comprare un toro ed avere dei vitelli con cui iniziare un allevamento.

CAPITALISMO SELVAGGIO:
Hai 2 mucche.
Fai macellare la prima ed obblighi la seconda a produrre tanto latte come 4 mucche.
Alla fine licenzi l’operaio che se ne occupava accusandolo di aver lasciato morire la vacca di sfinimento.

BERLUSCONISMO:
Hai 2 mucche.
Ne vendi 3 alla tua Società quotata in borsa, utilizzando lettere di credito aperte da tuo fratello sulla tua banca. Poi fai uno scambio delle lettere di credito, con una partecipazione in una Società soggetta ad offerta pubblica e nell’operazione guadagni 4 mucche beneficiando anche di un abbattimento fiscale per il possesso di 5 mucche. I diritti sulla produzione del latte di 6 mucche, vengono trasferiti da un intermediario panamense sul conto di una Società con sede alle Isole Cayman, posseduta clandestinamente da un azionista che rivende alla tua Società i diritti sulla produzione del latte di 7 mucche.
Nei libri contabili di questa Società figurano 8 ruminanti con l’opzione d’acquisto per un ulteriore animale. Nel frattempo hai abbattuto le 2 mucche perchè¨ sporcano e puzzano. Quando stanno per beccarti, diventi Presidente del Consiglio.

MONTISMO:
Hai 2 mucche.
Tu le mantieni, il governo si prende il latte e ti mette una tassa su: la stalla, la mangiatoia, la produzione.
A te rimane lo sterco. Intanto è in approvazione un disegno di Legge sulla tassazione dei rifiuti organici animali.

(Garden

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 4 mar 2021, 7:43
da grazia
DANTE ALIGHIERI MODERNISSIMO !

DonneCultura

Riportiamo alcune frasi del grande maestro Dante Alighieri che, anche nel 2014, abbiamo trovato perfettamente moderne; adattissime anche alla nostra epoca e che rispecchiano lo spirito di questo blog/ giornale.

–Libertà va cercando, ch’è si cara come sa chi per lei vita rifiuta.

Dante ci vuole ricordare quanto sia preziosa la libertà, come ben sa chi per la libertà ha dato la vita. [la ricerca della libertà, come della “Verità”, dovrebbe essere il movente di ogni comunicatore e quindi anche di ogni blog].

-O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani.

Dante ci invita a comprendere anche gli insegnamenti che si trovano nascosti, nei suoi versi. [Dante con la sua saggezza e intelligenza ci suggerisce e insegna; sempre].

–Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

Una tale verità non ha bisogno di commenti.

-Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.

Dante ci ricorda che l’uomo, con la sua intelligenza, dovrebbe sempre vivere, non secondo l’istinto brutale, ma secondo le regole della virtù e della conoscenza. [Un consiglio assai poco seguito, visto che l’uomo non è nemmeno riuscito, in tanti millenni di storia, a comprendere che le guerre dovrebbero essere evitate, ricorrendo alla saggezza, al rispetto reciproco e al buon senso].

-Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

Dante ci suggerisce di non occuparci di cosa dice la gente, ma di avere la forza di mantenere le proprie idee e convinzioni al di là delle suggestioni delle mode; del pensiero del momento.

-Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Dante riconosce la complessità del sentimento dell’amore e propone questa frase che ha sempre avuto diverse interpretazioni. Forse Dante voleva ricordarci i vertici che la passione-amore può raggiungere, tanto da creare situazioni assai complesse. Francesca deve amore a suo marito, ma nulla può impedire che in lei nasca, malgrado tutto, un sentimento forte verso Paolo. Dante li mette all’inferno, ma non giudica, anzi si fa prendere dalla compassione; dalla misericordia direbbe Papa Francesco.

-Tu proverai sì come sa di sale
La pane altrui e com’è duro cale
Lo scender e il salir per l’altrui scale…

Una frase attualissima, in questo momento storico nel quale molti italiani, e non solo, devono andarsene dal proprio Paese per trovare un lavoro all’altezza o non, delle loro aspettative. In ogni caso l’esilio, anche se volontario, è quasi sempre una sofferenza; ci si ritrova estranei e l’integrazione non è quasi mai facile.
"Maschi si nasce, Uomini si diventa"

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 5 mar 2021, 8:40
da grazia
I BUONI PARENTI

I buoni parenti, dica chi dir vuole,
a chi ne può aver, sono i fiorini:
quei son fratelli carnali e ver cugini,
e padre e madre, figlioli e figliole.
Quei son parenti, che nessun sen dole,
bei vestimenti, cavalli e ronzini:
per cui t'inchinan franceschi e latini,
baroni, cavalier, dottor di scuole.
Quei ti fanno star chiaro e pien d'ardire,
e venir fatti tutti i tuoi talenti,
che si pon far nel mondo, nè seguire.
Però non dica l'uomo: "I' ho parenti";
che, s'e' non ha denari, e' può ben dire:
"Io nacqui come fungo a' tuoni e venti!"

Cecco Angiolieri


IL COMMENTO DI CAIOMARIO


I veri parenti per Cecco Angiolieri sono i fiorini (la moneta di Firenze nell'epoca il cui visse l'irriverente senese) ma a condizione che uno può averne. I fiorini cioè i soldi sono i veri parenti di cui non si ha mai motivo di lamentarsi, essi ti procurano comodità di ogni tipo; e davanti ad essi si inchinano tutti: francesi e latini, nobili, cavalieri e dottori. Insomma vale il detto latino che "pecunia non olet" per nessuno.
I soldi -ribadisce Cecco- fanno in modo che tu possa conseguire qualsiasi obiettivo materiale....ovviamente in questo mondo.
Conclude Cecco con un'osservazione caustica e cinica: Però non si deve dire -Io ho parenti- pensando di trovare in loro un appoggio se non si hanno soldi; chi infatti non ha soldi dovrebbe dire:
Io nacqui solo come un fungo esposto alle intemperie".
Ancora una volta Cecco Angiolieri si dimostra beffardo e cinico, con una malizia ed una perfidia rarissima ma....ammirabile!!

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 5 mar 2021, 8:48
da grazia
LE CARICHE

Trilussa


- Perché - chiese la Volpe ar Re Leone -

avete messo un Lupo a la Giustizzia?

Pe' le Pecore è un guajo, e la notizzia

j'ha fatto una bruttissima impressione:

ché er Lupo, quanno batte la campagna,

tante ne vede e tante se ne magna.

- E' inutile che fai l'umanitaria,

- je rispose er Leone - ché a la fine

tu sai quer ch'hanno detto le Galline

quanno t'ho nominata fiduciaria...

Se un Re guardasse er sentimento interno

de chi ariva ar potere, addio Governo!

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 6 mar 2021, 9:19
da grazia
""Nessun uomo ha un'autorità naturale sul proprio
simile.
Ne consegue che nessuna autorità può essere legittima,
se è
istituita o se viene esercitata senza il consenso
di coloro che vi sono
sottomessi: Non vi è che
una sola legge che, per sua natura, esiga un
consenso
unanime; ed è il patto sociale, perché l'associazione civile
è
l'atto più volontario del mondo; essendo ogni uomo NATO
LIBERO e padrone
di se stesso, nessuno può, sotto qualsiasi
pretesto, assoggettarlo senza il
suo consenso.>"


Le istituzioni politiche valgono quanto

valgono gli uomini che esse avranno saputo formare.
[..]gli uomini
moderni devono in gran parte la loro
corruzione alla stoltezza e
all'inettitudine
delle loro istituzioni.[..]è certo che i popoli
sono
alla lunga ciò che il governo li fa essere,
cittadini, uomini, quando lo
vuole; plebee canaglia
quando così gli piace.

Rousseau (Contratto
sociale)

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 6 mar 2021, 10:09
da grazia
Lettera alla Democrazia

Cara Democrazia,

sono anni ormai che Ti guardo da lontano, Ti vedo all'orizzonte, certi giorni sembri più vicina, altri Ti allontani; Ti ho scritto più volte, Ti scrivo ancora una volta, Ti scrivero' sempre; insieme a chi come me ancora Ti cerca, Ti ha sempre cercato e Ti chercherà ancora, ho urlato il Tuo nome a squarciagola nelle piazze; Ti ho letto in mille modi, stampata sulla carta di un libro, spruzzata nel muro di una scuola, dipinta su un cartellone, scritta con i fiori e coi palloncini colorati; sento parlar di Te da famiglie giovani che non arrivano in fondo al mese; vieni invocaTa da chi subisce torti e ingiustizie; i nostri nonni Ti lodano con ancora negli occhi i ricordi freschi di una dittatura recente; Ti vedo sventolata in tv da quattro politicanti privi di cultura, grassi e arricchiti, che nel Tuo nome si nutrono di diritti già acquisiti dal popolo in un passato turbolento.
Alla tv si parla di scontri, manifestazioni, gente che perde il lavoro, vedo politici che vorrebbero fare i comici e comici che vorrebbero fare i politici; mi affaccio alla finestra, guardo l'orizzonte e nn ci sei più, torna presto.
Francesco F.

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 6 mar 2021, 10:40
da grazia
Riflessioni sulla democrazia

pensieri e idee per meglio comprendere i vari mali che assillano le nostre società.

Il termine demokratía comincia a circolare verso la fine del VI secolo avanti Cristo, con una accezione prevalentemente dispregiativa. In entrambe le componenti della parola. Da un lato, infatti, krátos non significa affatto genericamente «potere» (come per lo più si ritiene), ma si riferisce piuttosto a quella forma di potere che scaturisce da, e si fonda su, l’uso della forza. Analogamente, il termine démos viene adoperato per denominare non la totalità della popolazione, ma quella parte, ancorché maggioritaria, del popolo, che è in possesso di alcuni requisiti. Le occorrenze di démos nel senso di regime popolare, cioè di democrazia, sono pochissime e si trovano concentrate nel celebre dibattito sulle costituzioni, svoltosi verso la metà del V secolo. Le altre attestazioni di démos si presentano sostanzialmente come valutazioni negative della democrazia, quali potevano essere espresse soprattutto dai suoi avversari, i quali contestavano a questa forma di governo il fatto di privilegiare i (molti) cattivi, rispetto ai pochi (buoni), ovvero di pretendere che a governare fosse una moltitudine indistinta, anziché gli áristoi , i «migliori». Insomma, pur nell’estrema variabilità di significati, da un lato demokratía indica il dominio coercitivo, esercitato con la forza, di quella parte del popolo che è il démos (con la drastica esclusione delle donne), mentre dall’altro lato essa esprime il sopravvento della componente quantitativamente, ma non qualitativamente, più significativa del popolo.
Umberto Curi

continua....

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 7 mar 2021, 16:38
da grazia
segue...

Riflessioni sulla democrazia


Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.
Alexis de Tocqueville

continua.....

Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 7 mar 2021, 16:41
da grazia
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Riflessioni sulla democrazia

Aristotele sosteneva che la necessità di badare a che nessuno si innalzi in potenza tanto da superare la giusta misura è comune alla democrazia, all’oligarchia, alla monarchia e ad ogni costituzione, ma evidentemente capite bene che alla luce della storia la realtà delle cose fa sembrare il monito dell’antico filosofo come una vera e propria battuta di spirito. Oggigiorno infatti la democrazia è un sistema chiuso dove una maggioranza di impotenti elegge una minoranza di potenti. La realtà in buona sostanza è questa: voi votate un partito e questo vi frega, allora ne votate un altro e questo vi frega, un poco adirati ritornate a votare il primo e questo vi frega un’altra volta; insomma questa è la vera democrazia, essere liberi di cambiare e di scegliere chi vi frega in continuazione. Dicono che la democrazia sia il governo del popolo, il lavoro del popolo, la beffa del popolo, la miseria del popolo. La democrazia è tutto, è soprattutto burocrazia e demagogia. E’ una grande industria economico finanziaria i cui principali azionisti sono però i potenti oligarchi del mondo. Continuando ancora, poiché in una democrazia è il popolo che decide, i potenti uomini dell’industria e dell’economia si mobilitano per istruire la società affinché scelga e decida in modo assolutamente autolesionista e a favore ovviamente delle elités del potere. Insomma, per concludere potremmo dire che la moderna democrazia potyrebbe essere definita come l’insieme di antagonismi collaboranti, in pratica i partiti di governo e quelli dell’opposizione, vale a dire le parti antagoniste, collaborano per metterglielo sempre in quel posto ai vari cittadini, che si illudono al tempo stesso di poter avere un minimo di potere e di capacità decisionale e che al contrario dimostrano il famoso assioma di Papini che recita, “l’imbecillità dei nove decimi degli uomini viventi non ha bisogno di essere dimostrata, dunque è un assioma. Da questo assioma poi si possono trarre parecchi corollari …”
Carl William Brown

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Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 8 mar 2021, 10:03
da grazia
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Riflessioni sulla Democrazia

La democrazia parlamentare attuale è una bagarre chiassosa di politici al potere, spesso neppure votati democraticamente, dove vince chi risponde al motto “chi grida di più vince la mucca!”. Lottano metallurgici e magistrati, ferrovieri e professori universitari, tranvieri e ufficiali di marina, e, perfino i pensionati dello Stato, perfino gli scolaretti delle scuole secondarie contro lo sfruttamento che eserciterebbero sopra di essi i loro maestri. […] Lo Stato è concepito come una lotteria, alla quale tutti giocano e nella quale si può vincere studiando un libro meno mistico di quello della Cabala, facendo chiasso sui giornali, agitandosi, minacciando e premendo su deputati e ministri.
Benedetto Croce

ASSIOMA
E’ ciò che non ha bisogno di essere dimostrato perché troppo evidente. L’imbecillità dei nove decimi degli uomini viventi non ha bisogno di essere dimostrata , dunque è un assioma. da questo assioma si possono trarre parecchi corollari:
1) Che le idee degli uomini d’oggi sono imbecilli e per conseguenza da risputarsi; 2) Che le azioni dei suddetti uomini sono inficiate d’imbecillità e per conseguenza contrarie alla giustizia, alla verità, alla carità; 3) Che i figli di questi imbecilli, essendo allevati e istruiti da padri imbecilli, diventeranno sempre più raffinatamente imbecilli; 4) Infine che i pochi intelligenti rimasti, essendo un’infima minoranza sono, secondo le leggi della democrazia, nel torto, dunque sospetti, per conseguenza colpevoli e in quanto sospetti e colpevoli degni della pena capitale.
Giovanni Papini D. Giuliotti
Dizionario dell’Omo Salvatico 1923

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Re: SPIGOLANDO......

Inviato: 8 mar 2021, 10:08
da grazia
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Riflessioni sulla Democrazia

La democrazia, come la concepiamo e la desideriamo, in breve, è il regime delle possibilità sempre aperte. Non basandosi su certezze definitive, essa è sempre disposta a correggersi perché – salvi i suoi presupposti procedurali (le deliberazioni popolari e parlamentari) e sostanziali (i diritti di libera, responsabile e uguale partecipazione politica), consacrati in norme intangibili della Costituzione, oggi garantiti da Tribunali costituzionali – tutto può sempre essere rimesso in discussione. In vita democratica è una continua ricerca e un continuo confronto su ciò che, per il consenso comune che di tempo in tempo viene a determinarsi modificandosi, può essere ritenuto prossimo al bene sociale. Il dogma – cioè l’affermazione definitiva e quindi indiscutibile di ciò che è vero, buono e giusto – come pure le decisioni di fatto irreversibili, cioè quelle che per loro natura non possono essere ripensate e modificate (come mettere a morte qualcuno), sono incompatibili con la democrazia.
Gustavo Zagrebelsky

Assistiamo a un revisionismo reazionario che apre la strada alla democrazia autoritaria, da noi e nel resto del mondo. Uno di quei cicli storici che dimostrano che anche la libertà ha le sue stagioni.[…] C’è stata una mutazione capitalistica, una rivoluzione tecnologica di effetto obbligato: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ed emarginati. È questa la ragione di fondo per cui la Resistenza e l’antifascismo democratico appaiono sempre più sgraditi, sempre più fastidiosi al nuovo potere. Padroni arroganti e impazienti non accettano più una legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam con i loro parlamenti di yes-men.
Giorgio Bocca

Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, cioè il governo della maggioranza. Perchè, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’essere uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà! Ma sicuramente! Oh perchè credi che soffra io? Io soffro appunto per questa tirannia mascherata da libertà… torniamo a casa!
Luigi Pirandello

La stragrande maggioranza dei seggi parlamentari sono occupati dalla classe economica dominante, che sia di destra o della cosiddetta sinistra socialdemocratica. Il potere non è da conquistare, è da distruggere. È dispotico per natura, che sia esercitato da un re, un dittatore o un presidente eletto. L’unica differenza nel caso della “democrazia” parlamentare, è che gli schiavi hanno l’illusione di scegliere liberamente il padrone che dovranno servire, il voto ha fatto di loro i complici. Non sono schiavi perché esistono padroni, ma esistono padroni perché hanno scelto di rimanere schiavi.
J.F. Brient

E allora parlammo della grande bellezza e importanza della Democrazia e ci demmo un gran da fare per comunicare al Conte un giusto sentimento dei vantaggi di cui godevamo vivendo in un luogo dove imperava il suffragio ad libitum, e non c’era re.
Il Conte ascoltò con palese interesse, e in verità sembrava non poco divertito. Quando avemmo finito, disse che, molto tempo prima, era accaduto qualcosa del genere. Tredici province egizie decisero di colpo di essere libere, proponendo in tal modo un magnifico esempio al resto dell’umanità. Riunirono i loro saggi, e apparecchiarono la costituzione più ingeniosa che fosse possibile concepire. Per qualche tempo se la cavarono non troppo male; soltanto, avevano preso l’abitudine di darsi delle arie in modo da non credersi. Alla fine, tuttavia, quei tredici stati, più altri quindici o venti, finirono in preda del più odioso, del più intollerabile dispotismo di cui mai si sia sentito parlare sulla faccia della Terra.
Chiesi quale mai fosse il nome del tiranno usurpatore. Per quel che il Conte riusciva a ricordare, il suo nome era Plebaglia.
Edgar Allan Poe

Il metodo della formazione della volontà attraverso la semplice fissazione della maggioranza è sensato ed accettabile se viene presupposta una sostanziale omogeneità di tutto il popolo. In tal caso non si verifica una sopraffazione della minoranza ma il voto serve solo a far risaltare un accordo ed un’unanimità già esistente e presupposta, seppur in forma latente. Infatti poiché ogni democrazia riposa sul presupposto del popolo nella sua interezza, unitarietà ed omogeneità, così non può esistere di fatto nessuna minoranza e tanto meno una pluralità di minoranze stabili e costanti.
Carl Schmitt

La democrazia maggioritaria, che attribuisce al popolo il potere di scelta del governo, togliendolo sia ai partiti sia al Parlamento, finisce inesorabilmente per produrre due effetti: rafforzare l’esecutivo rispetto al legislativo e diminuire il pluralismo. È a questi effetti – e agli inconvenienti che possono produrre – che occorre quindi guardare, chiedendosi che cosa possa temperare l’uno e l’altro. Per temperare un esecutivo forte, non c’è altro rimedio che un’investitura popolare separata del Parlamento e del governo. Solo se il governo non è figlio del Parlamento, questo gli si potrà opporre. Per moderare l’accentramento dei poteri in un corpo unico, non c’è altro che decentrare, deconcentrare, specializzare i poteri pubblici, dando a ciascuno di essi un campo o un’area di azione, sottraendo – dove possibile – la loro investitura al corpo politico e affidandola a custodi separati.
Sabino Cassese

La sostanza della democrazia è il potere dei cittadini di decidere del proprio destino in modo consapevole e pacifico nel quadro di una «società aperta», nella quale non si dia una distribuzione delle risorse materiali e culturali tale da impedire a qualsiasi cittadino di partecipare alla formazione delle decisioni politiche, come anche di accedere ai massimi livelli del potere […] Si pone quindi l’interrogativo: nelle attuali società democratiche si sono o no costituite barriere le quali impediscono loro di essere e di restare società effettivamente aperte, e cioè si sono o no stabilite posizioni di potere inaccessibili al controllo e alle decisioni della maggioranza?
Massimo L. Salvadori

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