SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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DIVENTERAI L'UOMO DELLE PULIZIE?


Un disoccupato sta cercando lavoro come uomo delle pulizie alla Microsoft.
L'addetto del dipartimento del personale per valutarlo gli fa scopare il pavimento, poi lo intervista e alla fine gli dice:

"Sei assunto, dammi il tuo indirizzo di e-mail, così ti mando un modulo da riempire insieme al luogo e alla data in cui ti dovrai presentare per iniziare."

L'uomo, sbigottito, risponde che non ha il computer, né tanto meno la posta elettronica.

Il tipo gli risponde che se non ha un indirizzo e-mail significa che virtualmente non esiste e quindi non gli possono dare il lavoro.

L'uomo esce disperato, senza sapere cosa fare e con solo 10 dollari in tasca.

Decide allora di andare al supermercato e comprare una cassa di dieci chili di pomodori.

Vendendo porta a porta i pomodori in meno di due ore riesce a raddoppiare il capitale e ripetendo l'operazione si ritrova con centosessanta dollari.

A quel punto realizza che può sopravvivere in quella maniera, parte ogni mattina più presto da casa e rientra sempre più tardi la sera e ogni giorno raddoppia o triplica il capitale.

In poco tempo si compra un carretto, poi un camion e in un batter d'occhio si ritrova con una piccola flotta di veicoli per le consegne.

Nel giro di cinque anni il tipo è proprietario di una delle più grandi catene di negozi di alimentari degli Stati Uniti.

Allora pensa al futuro e decide di stipulare una polizza sulla vita per lui e la sua famiglia.

Contatta un assicuratore, sceglie un piano previdenziale e quando alla fine della discussione l'assicuratore gli chiede l'indirizzo e-mail per mandargli la proposta.

Lui risponde che non ha né computer né e-mail.

"Curioso - osserva l'assicuratore - avete costruito un impero e non avete una e-mail, immaginate cosa sareste se aveste avuto un computer!".

L'uomo riflette e risponde:

"Sarei l'uomo delle pulizie della Microsoft".


MORALE:
Se hai letto questa storia vuol dire che hai una e-mail.
Quindi hai più possibilità di diventare uomo delle pulizie che miliardario?...
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Re: SPIGOLANDO......

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LA FOLLIA RENDE PIACEVOLE LA VITA CHE ALTRIMENTI SAREBBE INSOPPORTABILE
Erasmo da Rotterdam


Ma non solo la riproduzione della vita, anche tutto quello che nella vita vi è di piacevole, lo si deve a me.
Se togliete il piacere alla vita, che rimane?
E non fatevi confondere da quelli che predicano contro il piacere. Fanno finta, per distoglierne gli altri e tenerselo tutto per sé.
Ditemi voi, quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto, insipido, tedioso senza il piacere, cioè senza un pizzico di follia?
Tanto per cominciare, chi non sa che l’infanzia è la più lieta e gradevole delle età dell’uomo? Che cos’hanno i bambini per indurci a baciarli e a vezzeggiarli? Che cosa, se non quella grazia che la natura provvidamente infonde nei neonati in modo che possano conciliarsi la simpatia di chi li deve accudire e proteggere?
E l’adolescenza non piace a tutti? Non è forse merito mio se gli adolescenti sono così privi di senno e perciò sono sempre di buonumore? Ma va detto che gli adolescenti, con l’esperienza e l’educazione, rapidamente maturano e vien meno il loro fascino. Più si allontanano da me e meno vivono felici.
Fino a che non sopraggiunge la penosa vecchiaia. Tanto penosa che nessuno riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire, io non venissi in aiuto e non riportassi all’infanzia quanti sono prossimi alla tomba. Tanto è vero che il volgo li chiama rimbambiti, cioè bambini di ritorno.
Volete sapere come opero questo prodigio? Non ne faccio misteri. Li faccio bere alla fonte dell’oblio. Così dimenticano le tristi esperienze della vita e tornano a essere felici come bambini.
Grazie a me dicono cose senza senso, come i bambini. Ma è proprio questo che li rende piacevoli. Sono infatti liberi dagli affanni dell’età matura, non avvertono il tedio della vita. Così riscuotono la simpatia degli amici, che gradiscono la loro compagnia. Sono addirittura più simpatici dei bambini, che non sono in grado di sostenere una piacevole conversazione.
Considerate inoltre che ai vecchi piacciono moltissimo i bambini, e ai bambini i vecchi, poiché ogni simile ama il suo simile. In che differiscono se non nelle rughe e negli anni, che nel vecchio sono di più? Per il resto: capelli radi e sbiaditi, bocca senza denti, corporatura ridotta, desiderio di latte, garrulità, mancanza di senno, smemoratezza, irriflessione. E più invecchiano più somigliano ai bambini, finché, come bambini, senza il tedio della vita, senza il senso della morte, lasciano la vita.
Se gli esseri umani si guardassero dalla saggezza e vivessero sempre sotto la mia protezione, la vecchiaia nemmeno ci sarebbe, ma solo un’eterna giovinezza.
Non vi accorgete che gli uomini seri, cogitabondi, impegnati in faccende complicate, consumano la loro linfa vitale?
Soltanto io sono in grado di prolungare la giovinezza, altrimenti fuggevolissima. Quelli del Brabante sono famosi perché si dice che, mentre altrove la maturità è l’età della saggezza, essi più invecchiano e più diventano matti. Non c’è infatti popolazione più gioconda di quella. Ma anche i miei connazionali Olandesi, vicini al Brabante sia geograficamente che nei costumi, si sono ben meritati il soprannome di matti, e ne vanno fieri.
Vadano pure gl’imbecilli a cercare rimedi all’invecchiamento. Solo io possiedo la formula che risuscita la giovinezza svanita, anzi la mantiene per sempre.
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grazia
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L'OROLOGIO A CUCU'
Trilussa

È un orloggio de legno
fatto con un congegno
ch’ogni mezz’ora s’apre uno sportello
e s’affaccia un ucello a fa’ cuccù.
Lo tengo da trent’anni a capo al letto
e m’aricordo che da regazzetto
me divertiva come un giocarello.
M’incantavo a guardallo e avrei voluto
che l’ucelletto che faceva er verso
fosse scappato fòra ogni minuto…
Povero tempo perso!
Ogni tanto trovavo la magnera
de faje fa’ cuccù per conto mio,
perchè spesso ero io
che giravo la sfera,
e allora li cuccù
nun finiveno più.

Mó l’orloggio cammina come allora:
ma, quanno vede lo sportello aperto
co’ l’ucelletto che me dice l’ora,
nun me diverto più, nun me diverto…
Anzi me scoccia, e pare che me dia
un’impressione de malinconia…
E puro lui, der resto,
nun cià più la medesima allegria:
lavora quasi a stento,
o sorte troppo tardi e troppo presto
o resta mezzo fòra e mezzo drento:
e quer cuccù che me pareva un canto
oggi ne fa l’effetto d’un lamento.
Pare che dica: – Ar monno tutto passa,
tutto se logra, tutto se sconquassa:
se suda, se fatica,
se pena tanto, eppoi…
Cuccù, salute a noi!
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Re: SPIGOLANDO......

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LA FOLLIA GIOCA A NASCONDINO...

La Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei.
Dopo il caffè, la Follia propose:
'Si gioca a nascondino?'
'Nascondino? Che cos'è?' - domandò la Curiosità.
'Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete.
Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.'
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia.
'1,2,3...' - la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, impacciata come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi.
La Gioia corse in mezzo al giardino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L' Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un grande masso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione era disperata vedendo che la Follia era già a novantanove.
'CENTO!' - gridò la Follia - 'Comincerò a cercare.'
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primoad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto.
E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti erano riuniti, la Curiosità domandò: 'Dov'è l'Amore?'.
Nessuno l'aveva visto.
La Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi sotto le rocce.
Ma non trovò l'Amore.
Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido.
Era l'Amore, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio.
La Follia non sapeva che cosa fare.
Si scusò, implorò l'Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L' Amore accettò le scuse.

Ancora oggi, quando si cerca l'Amore non lo si trova, e solo i folli si ostinano a cercarlo nonostante tutto ma soprattutto:
l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.
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Re: SPIGOLANDO......

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DISPIACERI AMOROSI
Trilussa


Lei, quanno lui je disse: – Sai? te pianto… –
s’intese gelà er sangue ne le vene.
Povera fija! fece tante scene,
poi se buttò sul letto e sbottò un pianto.

– Ah! – diceva – je vojo troppo bene!
Io che j’avrebbe dato tutto quanto!
Ma c’ho fatto che devo soffrì tanto?
No, nun posso arisiste a tante pene!

O lui o gnisuno!… – E lì, tutto in un botto,
scense dar letto e, matta dar dolore,
corse a la loggia e se buttò de sotto.

Cascò de peso, longa, in mezzo ar vicolo…
E mò s’è innammorata der dottore
perché l’ha messa fòri de pericolo!
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Re: SPIGOLANDO......

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Mamm'Emilia


In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l'ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.
Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l'insegna il figlio.
Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.
Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
Non il loro peso
a te ho nascosto tutto.
Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello vulcano che ci orientava il sonno.
Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
all'ora dell'arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

Erri de Luca
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Re: SPIGOLANDO......

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La letteratura educa i sentimenti


Dal momento che vent'anni di televisione commerciale hanno fatto perdere ai nostri ragazzi qualsiasi interesse per la cultura, e dal momento che il denaro è diventato, soprattutto negli ultimi anni, il generatore simbolico di tutti i valori, è ovvio che, non capendo più che cosa è bello, che cosa è buono, che cosa è giusto, che cosa è sacro, i nostri ragazzi capiscano solo che cosa è utile. E da questo punto di vista la letteratura è proprio inutile. Anche se ogni cosa è utile a qualcos'altro, e questo qualcos'altro è utile a qualcos'altro ancora, per cui se non si approda a qualcosa di inutile, tutte le catene di utilità diventano insignificanti e prive di senso.

La letteratura serve per educare i nostri sentimenti, che non abbiamo come dote naturale ma come evento culturale. La natura infatti ci fornisce gli "impulsi" che hanno come loro espressione non la parola, ma i gesti. Il bullismo, per esempio, non è un fenomeno di mancata educazione, ma un vero e proprio arresto psichico di chi non si è evoluto dall'impulso per pervenire all'emozione.

L'"emozione" è già un evento psichico che segnala la risonanza emotiva che gli eventi del nostro mondo, e le risposte che noi diamo a essi, producono in noi. Quando i nostri giovani dicono che al sabato sera in discoteca si calano una pastiglia di ecstasy per "emozionarsi", segnalano che per passare dall'impulso all'emozione hanno bisogno della chimica. E così denunciano che la loro psiche è apatica e non registra alcuna risonanza emotiva a quanto in generale avviene intorno a loro. Quanti delitti o spaventosi atti di crudeltà avvengono senza movente, per la mancanza di una risonanza emotiva relativa ai propri gesti che i nostri ragazzi chiamano "noia"?

Dall'emozione si passa al "sentimento", che non è un tratto naturale, ma culturale. A differenza dell'emozione, il sentimento è un elemento cognitivo. Kant dice ad esempio che la differenza tra il bene e il male ognuno la "sente" naturalmente da sé. Le mamme capiscono i bisogni dei loro neonati, che ancora non parlano, perché li amano. Gli innamorati capiscono il significato recondito di ogni gesto dell'altro, perché si amano.

Tutti i popoli hanno imparato i sentimenti attraverso narrazioni mitiche. Se guardiamo l'Olimpo degli antichi Greci, vediamo che gli dèi altro non sono che la descrizione delle passioni e dei sentimenti umani: Zeus il potere, Atena l'intelligenza, Afrodite la sessualità, Ares l'aggressività, Apollo la bellezza, Dioniso la follia. Senza più dèi, oggi impariamo a conoscere i sentimenti attraverso la letteratura che ci insegna cos'è l'amore in tutte le sue varianti, e cosa sono il dolore, la disperazione, la speranza, la noia, lo spleen, la tragedia, la gioia. Una volta appresi questi sentimenti, siamo in grado di conoscere quello che proviamo, e, grazie alla descrizione letteraria, anche il corso e l'evoluzione del nostro stato d'animo. Questo è molto importante, perché è angosciante soffrire senza sapere di che cosa, così come suicidarsi perché l'angoscia non conosce il percorso dei sentimenti e il loro approdo, che un tempo i miti descrivevano, e oggi la letteratura descrive.


Umberto Galimberti
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Re: SPIGOLANDO......

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Ragionare con la propria testa


Da quando il mediterraneo, con gli sconquassi politici e il dramma di popolazioni che devono subire l’ira dei loro tiranni e il nuovo terrorismo che si è affacciato in modo brutale per non dire di peggio, e in casa nostra non ha termine quella che sta diventando una pantomima tra diverse forze, tutti questi grandi temi scatenano opinioni e giudizi spesso contrastanti; la pluralità di punti di vista non è mai negativa in democrazia. Quello che è strano, , è che, di qualunque problema si tratti, pare essere scomparsa la via di mezzo e, con essa, la capacità di ragionare con la propria testa. Nessuno ha più dubbi. Nessuno pare fare riflessioni proprie, ognuno “assorbe” quello che ha sentito dire dalla parte che esso ha “sposato”, ha fatto propri gli slogan di questi e il massimo che riesce a fare è promulgarli in giro. L’unica cosa che conta, parrebbe, non è più il contenuto del messaggio, ma quanto colore, enfasi o tono si riesce a dare ad esso
Ovviamente non esiste nemmeno il dialogo, perché nessuno è davvero aperto ad ascoltare cosa l’altro ha da dire, né, tantomeno, a valutare se esiste la possibilità di avere torto. In fondo nessuno ha la verità in tasca, anzi spesso non esiste nemmeno un’unica verità. Ma tant’è nessuno pare porsi il problema della propria, normale, fallibilità.
Ecco, tra tutte le cose che personalmente infastidiscono di più, quella principe è notare che nessuno appare più disposto al dialogo. Si sposa una linea, e non per ragionamento, ma bensì perché quella è la linea tenuta dalle persone alle quali ci si è “affidate” un tempo (e già questo non dovrebbe esistere, non a priori, non per sempre), e la si tiene a testa bassa, qualunque cosa succeda o venga detta.
Non si vede più, non si ascolta più, non si ragiona più. Si obbedisce e basta. Che sia a “questo” o a “quello”, non importa. La gente sembra solo avere bisogno di un galletto dalla voce altisonante, un “condottiero” al quale affidarsi. E infatti non è un caso che personaggi di dubbio spessore abbiano oggi tanto successo. Almeno fino a quando non arriva il galletto successivo che grida a voce più alta. Poco importa se quel galletto è una persona fisica, un giornale, una trasmissione, una linea politica.

Tutti o quasi ci diciamo contrari agli assolutismi, pero’ di fatto è proprio questo che la maggioranza di noi fa: sceglie una volta – anzi forse non sceglie nemmeno, è qualcosa che ha “ereditato” – dopodiché non è più disposto ad ascoltare, almeno a valutare, alcuna diversa ragione. E non è assolutismo questo?
Parliamo tanto di libertà, ma siamo noi stessi a scegliere la nostra schiavitù.

W.G.
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Re: SPIGOLANDO......

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LA LEZIONE DELLA FARFALLA



Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro. Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento. L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.Non fu mai capace di volare. Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con cui Dio la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.
Chiesi la forza…e Dio mi ha dato le difficoltà per farmi forte. Chiesi la sapienza… e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Chiesi la prosperità… e Dio mi ha dato cervello e muscoli per lavorare. Chiesi di poter volare… e Dio mi ha dato ostacoli da superare.
Chiesi l’amore… e Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare. Chiesi favori… e Dio mi ha dato opportunità.
Non ho ricevuto niente di quello che chiesi…
Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno.
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Re: SPIGOLANDO......

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LE COSCENZE ALL'ASTA

Trilussa

Chi volesse comprà quarche coscenza
ne troverà de tutti li colori:
avanti, favorischino, signori,
prezzi da non temere concorrenza!...
Robba d'un fallimento!... — E er ciarlatano
aprì er fagotto che ciaveva in mano.

— Chi non prova non crede! Pe' chi cerca
le coscenze politiche ne trova
una de poco prezzo, quasi nova,
confezzionata in vera guttaperca,
co' l'ideali forti e garantiti
adattabbili a tutti li partiti.

Abbiamo una coscenza in cartapista
resistente a lo scrupolo e ar rimorso,
cucita co' li fili der discorso
d'un membro der partito socialista,
tutto a vantaggio der proletariato
che rimane contento e minchionato.

Sotto a chi tocca! A li repubblicani
je la do cór fonografo, in maniera
ch'er giorno sona l'Inno(1) e verso sera
rimanda la repubblica a domani:
come sistema è er mejo che ce sia
pe' fa' tranquillizzà la monarchia.

C'è pronta una coscenza nazzionale
inverniciata co' la malafede,
con un tirante elastico che cede
dar Vaticano fino ar Quirinale(2);
è l'urtima che ciò: 'sta settimana
ce n'è stata una vendita puttana! —

E er ciarlatano seguitò a annà avanti
a fa' l'eloggi de la mercanzia;
però la gente se n'annava via
come volesse dije: nun m'incanti...
«Eppoi,» pensava «in fatto de coscenza,
male che vada, se ne pô fa' senza!»
-------------------------
1) inno di Garibaldi
2) E' dell'ottobre 1913 il "Patto Gentiloni" intervenuto tra
Giovanni Giolitti e il marchigiano conte Ottorino Gentiloni Silveri
clericale, per l'intervento ufficiale dei cattolici italiani alle elezioni
politiche, dopo anni di astensione, come elettori e come candidati.
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Nietzsche, "Così parlò Zaratustra"

Io vi insegno il superuomo. L' uomo é qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo?Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sè:e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l' uomo?Che cosa é per l'uomo la scimmia?Un ghigno o una vergogna dolorosa.E questo appunto ha da essere l' uomo per il superuomo:un ghigno o una dolorosa vergogna.Avete percorso il cammino dal verme all' uomo,e molto in voi ha ancora del verme.In passato foste scimmie,e ancor oggi l' uomo é più scimmia di qualsiasi scimmia.E il più saggio tra voi non é altro che un'ibrida disarmonia di pianta e spettro.Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta?Vedete, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. La vostra volontà vi dica: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure! Una volta il sacrilegio contro Dio era il sacrilegio più grande, ma Dio è morto, e sono morti con Dio anche quei sacrileghi. Commettere sacrilegio contro la terra è ora la cosa più spaventosa, e fare delle viscere dell'imperscrutabile maggior conto che del senso della terra!
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Re: SPIGOLANDO......

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"L'ARRUFFAPOPOLI"


Ateo, salmista, apostolo d'inganno,
vile, se t'odia; se ti palpa, abietto;
monco al ferro, centimano al sacchetto;
nel no, maestro di color che sanno;


sotto l'ammanto dello stoico panno
cela il cor marcio e 'l mal dell'intelletto;
invidioso, oltracotante, inetto;
libera larva di plebeo tiranno:


tutto sfa, nulla fa, tutto disprezza;
sonnambulo ha il cervello e la scrittura,
sofista pregno d'infeconda asprezza:


fecondità del mulo, a cui Natura
diè forte il calcio e più l'ostinatezza,
ed i c.oglioni per c.oglionatura.

Giuseppe Giusti 1818

_________________

Vuoi dire che il Giusti ne troverebbe
qualcuno anche oggi?
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Re: SPIGOLANDO......

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Una nuova età dell’oro, ovvero un nuovo Risorgimento

L’umanità fin dall’antichità è in cammino in un percorso che procede e regredisce e attraverso un’esistenza di cui non sappiamo come andrà a finire.
I grandi problemi e le grandi sfide dell’umanità

L’umanità fin dai tempi antichissimi è in cammino e sempre sostenuta dall’evoluzione biologica e dall’evoluzione culturale. Un cammino faticoso, arduo e contraddittorio nel passaggio dalla barbarie alla civiltà e al progresso e sempre interrotto da nuovi ostacoli in un feroce ritorno alle pulsioni di aggressività e di “sangue” (Magris). Un percorso che procede e regredisce, che ricomincia, come afferma Noah Harari in “Homo Deus” (Bompiani), con ogni uomo e con un destino incerto, uno scenario insicuro e un’esistenza di cui non sappiamo come andrà a finire. E per questo, appesantita da minacce, miseria, degrado, conflitti e guerre, ingiustizie, fragilità e precarietà. Si tratta di un viaggio difficile e spesso drammatico, tale da sembrare la metafora della salita di Abramo sul monte per sacrificare il figlio Isacco.

La nostra analisi mostra che il futuro non è solo progresso e miglioramento. E’ anche insicurezza, ansia e angoscia. Eppure, la nostra, come concorda il neuro scienziato americano Damasio, potrebbe essere l’epoca migliore nella storia dell’umanità. Addirittura, studiosi come Goldin e School scrivono che stiamo vivendo in una “Nuova età dell’oro” (il Saggiatore). Una fase di profonda evoluzione che richiama quella del Rinascimento, quando si posero le basi per un nuovo modello di progresso fondato sull’essere umano, e sulla diffusione e lo sviluppo della conoscenza.

Negli ultimi cinquant’anni, i progressi della scienza sono stati straordinari. Le neuroscienze stanno compiendo splendidi sviluppi a vantaggio dell’umanità, offrendoci una “fuga” dal tempo e dalla morte. E’ in atto una rivoluzione scientifica destinata a sconvolgere non soltanto i metodi di diagnosi e cura in medicina e psichiatria, ma le nostre millenarie concezioni, a partire dai sistemi filosofici. Soltanto un secolo fa, la durata media di vita era di 43 anni, mentre oggi è di 79 anni per gli uomini e di 83 per le donne. La riduzione della mortalità infantile, gli sviluppi delle pratiche igieniche, l’uso della vaccinazione e degli antibiotici, i nuovi farmaci, la modificazione del codice della vita, la capacità di diagnosticare le malattie, la speranza di vita che continua ad aumentare stanno producendo una svolta epocale.

E’ una svolta che ad un esame approfondito mette in luce nondimeno il dramma della commedia umana, i suoi conflitti, la sua violenza, le sue continue tensioni. E’ una condizione che continua ad andare così dalla comparsa dell’uomo. Se il Signore- dice la Bibbia- ha visto che la creazione era buona, San Paolo invece esprime un parere diverso quando scrive: “Il creato è stato condannato a non avere senso… fino ad ora tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce”. Tutto questo, è colpa del peccato originale?

Secondo una vasta e autorevole letteratura che va dai primi filosofi agli autori moderni e contemporanei i due principi fondamentali che scandiscono la nostra esistenza sono il bene e il male. Che sono in perenne lotta tra loro e corrispondono alle pulsioni originarie teorizzate da Freud: Eros e Thanatos, amore e odio, egoismo e altruismo, vita e morte, distruzione e autodistruzione. La prima e più antica struttura del cervello è costituita dal cervello rettiliano, che da sempre si oppone al neocervello, che è la parte più nobile del cervello umano. Questo significa che l’essere umano porta misteriosamente in sé non solo la scintilla del bene, ovvero la fiammella “divina” (Dostoevskij) della propria redenzione, ma anche il dramma del male.

L’uomo nella condizione dolorosa e tragica della vita è sottoposto ad un destino impietoso e crudele, ad una condizione di immobilismo esistenziale, ad un vuoto interiore che sfocia nel nichilismo e nell’indifferenza morale, fattori che evidenziano tutto l’errare e la violenza dell’uomo e tendono spesso a vanificare la sua aspirazione all’assoluto e all’infinito.

Oggi, una delle più rilevanti contraddizioni di questo nuovo Medioevo della società moderna, assalita sempre più da troppi feudatari e parvenus, è l’emergere di società scientificamente e tecnologicamente progredite, ma barbare sul piano umano, etico e spirituale.

“Progredi est regredi”, ogni progresso infatti è anche regresso. Offre nuove, meravigliose possibilità per il bene, ma apre anche “possibilità abissali di male” (Benedetto XVI), in un mondo che appare un paesaggio difficile da decifrare e affrontare, sempre più complesso e convulso, privo di orientamento, di senso, senza guida e prospettive.

La nostra specie “accumula” progresso, ma non benessere spirituale, tranquillità o felicità, secondo la concezione del più grande filosofo romano, Seneca. La mancanza di vera cultura, di senso di umanità e di etica oggi appare un elogio, un privilegio, mentre l’arroganza, l’ignoranza e la volgarità sono “una garanzia di successo” (H.Arendt).

L’umanità dunque è in crisi in quanto esposta ad una situazione di “perenne conflittualità” (Vizioli). Per l’umanità, il pericolo maggiore è l’uomo, il suo istinto autodistruttivo. Il cervello superiore non è ancora riuscito a dominare la struttura cerebrale governata da una tendenza biologica suicida.

Il declino dell’uomo, quindi. Questo è il mal sottile che insidia l’essere umano, la caduta delle sue qualità propriamente umane. E allora ha un rapporto alienato con se stesso, con gli altri e con le cose. E cerca nell’aggressività e nella violenza la fine di tutte le sue angosce. Perché vive in un mondo senz’anima, trascinandosi in una temperie umana e culturale percorsa da elementi disgregativi, da insicurezze e squilibri, e dalla perdita della dimensione metafisica e delle credenze. Viviamo in una condizione di anestesia psichica e morale, che ha effetti neurologici negativi.

La distruttività dell’uomo è presente sin dai tempi preistorici. Gli scimpanzé, i nostri cugini, non hanno mai “crocifisso” altri scimpanzé (Damasio). Gli antichi invece hanno inventato la crocifissione, crocifiggendo esseri umani.

Viviamo in un’epoca- precisa il neuro scienziato americano Damasio- che mentre glorifica la scienza, traendone vantaggi, sembra “spiritualmente in bancarotta”. Si educa l’individuo all’uso di stimoli emotivi negativi con il rischio di un ritorno alla nostra emozionalità animale. Fatto che porta al degrado sociale, culturale e morale e al crescente imbarbarimento dell’individuo e della società. L’immagine che emerge è quella del battello ebbro di Rimbaud, che vaga senza timoniere né timone, mettendo a repentaglio l’equipaggio.

La modernità, la globalizzazione, la distribuzione diseguale della ricchezza, le carenze del sistema educativo, la diversità culturale, la velocità e “l’onnipotenza paralizzante” della comunicazione digitale, la realizzazione di programmi televisivi che veicolano comportamenti diseducativi e violenti, violando “ogni elementare principio di decenza umana” sono poi tutti fattori che rischiano di rendere le nostre società “ingovernabili”.

La nostra è una società post-moderna attraversata, come ha evidenziato il filosofo Bauman, il teorico del “mondo liquido”, da un relativismo etico, da un esasperato individualismo, da un’estetica del consumo, dalla scomparsa delle grandi narrazioni metafisiche e da una ricerca maniacale e ossessiva del piacere e delle pratiche salutistiche. Una società senza progetti e principi, dove l’intero modello sociale, culturale e morale si è “liquefatto”. Una società del “rischio” (Beck).
Il futuro dell’umanità

Qual è dunque il futuro dell’umanità? Un futuro post-umano, secondo lo scienziato Michio Kaku. Tra le sfide che l’umanità deve affrontare nei prossimi due secoli c’è anzitutto quella di “avventurarci verso altri mondi, dal momento che il 99,9 per cento della specie si è rivelato “destinato all’estinzione”.

Le avversità sono costituite dalle eruzioni vulcaniche gigantesche e dalle 16 mila 294 asteroidi identificate che potrebbero “intercettare” la rotta della Terra. Marte, allora, diventa, per Kaku, il primo traguardo per formare una colonia stabile entro il XXII secolo. L’uomo andrà su Marte- aggiunge E. Musk- entro il 2025 è sarà reso un pianeta abitabile. Proprio in questi giorni, la rivista “Science” ha pubblicato una grande scoperta, l’esistenza di molecole organiche su Marte, fatto che sta ad indicare la probabilità che tre milioni e mezzo di anni fa sul pianeta Rosso ci fossero tracce di vita. Questa notizia fa seguito all’altra scoperta avvenuta nel 2014 sul rinvenimento nell’atmosfera marziana del metano, un gas considerato una spia fondamentale della vita. Nella prossima missione su Marte, che avverrà nel 2020, ci sarà un piccolo elicottero autonomo, il primo velivolo che solcherà un altro pianeta.

Un’altra grande sfida è legata inoltre allo sviluppo della genetica con la possibilità di modificare il corpo umano. L’umanità è arrivata al massimo del processo di trasformazione, fatto che potrebbe “aprire” le porte- precisa un altro scienziato, N. Bostrom, al post-umanesimo attraverso la clonazione delle persone, una realtà ritenuta “inevitabile”, una volta che la tecnica si perfezionerà negli animali. Lo sviluppo scientifico poi consentirà di “controllare” anche i processi di invecchiamento, ipotizzando che presto “potremmo superare abbondantemente i 100 anni di vita.

In questa visione, qual è il posto che occupa il nostro Paese? Da una ricerca approfondita, emerge un Paese che sembra aver imboccato una strada “priva di ritorno”: quella della decadenza “senza rimedio”. “L’Italia non c’è più” ha scritto nel suo recente libro Pansa. “Un paese perduto, senza identità”; abitato da esseri umani “con ben poco in comune”.

I sintomi di questa età della decadenza sono molteplici e riguardano in particolare: la famiglia, la scuola, gli adolescenti, che non riconoscono più l’autorità paterna, la politica e i politici, che non sono più rispettati, la crisi economica, sociale e morale, il fenomeno dell’emigrazione, il sesso, che imperversa sui quotidiani, in tivù e nella pubblicità, l’esibizionismo e l’individualismo, la diffusione del bullismo tra i maschi e le ragazze, la violenza sulle donne, la dipendenza dal web, dai social network, da internet e dai cellulari, un fatto che sta impoverendo e corrompendo anche la lingua italiana in un Paese che vede crescere al 70% l’analfabetismo funzionale mentre solo quattro cittadini su dieci leggono un libro l’anno. Assistiamo infine ad un lento ed inesorabile processo di indebolimento delle istituzioni.

Concludendo, i nuovi tempi proiettano nuovi rischi per ora solo intuiti e non ancora esplorati.

Noi, d’accordo con altri autori, riteniamo che la chiave del progresso sia l’educazione, ovvero lo sviluppo sociale, culturale, affettivo e mentale dell’essere umano, in quanto mira a generare individui e ambienti sani e maturi, a creare comportamenti etici, a incoraggiare principi morali, a favorire l’empatia, l’altruismo e la qualità della vita. L’educazione- la cultura- è conoscenza e la conoscenza è uno dei principali valori dell’umanità, la quale ci può fornire gli strumenti per inventare “ogni genere di risposta” e di soluzione ai progetti di civilizzazione per organizzare e dirigere il corso della nostra esistenza

Guido Brunetti
Neuroscienze
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Re: SPIGOLANDO......

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L'incontro de li sovrani

Bandiere e banderole,
penne e pennacchi ar vento,
un luccichìo d'argento
de bajonette ar sole,
e in mezzo a le fanfare
spara er cannone e pare
che t'arimbombi dentro.
Ched'è? chi se festeggia?
È un Re che, in mezzo ar mare,
su la fregata reggia
riceve un antro Re.
Ecco che se l'abbraccica,
ecco che lo sbaciucchia;
zitto, ché adesso parleno...
-Stai bene? - Grazzie. E te?
e la Reggina? - Allatta.
- E er Principino? - Succhia.
- E er popolo? - Se gratta.
- E er resto? - Va da sé...
- Benissimo! - Benone!
La Patria sta stranquilla;
annamo a colazzione... -

E er popolo lontano,
rimasto su la riva,
magna le nocchie e strilla:
- Evviva, evviva, evviva... -
E guarda la fregata
sur mare che sfavilla.

Trilussa
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Re: SPIGOLANDO......

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Riflessioni, pensieri e meditazioni sulla democrazia

[..]Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.
Alexis de Tocqueville
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