SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Grazie carissimo Giaguaro, come vedi purtroppo è proprio la stagione invernale che mette paura e il Covit lo dimostra purtroppo! Io amo la vita
e non mi posso lamentare anche se mi ha portato via troppo presto una parte di essa; ora bisogna cercare di non temere la vecchiaia
che come diceva Terenzio "Senectute ipsa est morbus" ovvero "la vecchiaia è essa stessa una malattia e prima o poi la devi incontrare ......

Buona giornata!
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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COVID-19: L’INTRUSO NELLA SOCIETA’ DEL BENESSERE

La maggior parte della popolazione italiana sta vivendo un’esperienza senza precedenti. La generazione che ha vissuto entrambe le guerre del secolo scorso, quella del 1915-‘18 e quella del 1940-’45, non esiste più, mentre è ancora vivente una piccola parte di quella che ha vissuto solo la tragedia della 2° Guerra mondiale. Queste persone ricordano, con terrore, i coprifuoco, i rifugi antiaerei, le privazioni quasi totali di beni alimentari, di acqua, di luce, di riscaldamento, di coperte, l’impossibilità di uscire nei periodi più intensi dei bombardamenti, quando anche le abitazioni erano a rischio e bisognava nascondersi nei rifugi sotterranei. Cessato il coprifuoco si andava alla ricerca spasmodica di cibo: pane, olio, farina, patate, verdure selvatiche, qualche scatolame al mercato nero o un poco di zucchero e surrogato di caffè. Le ore passavano rinchiusi in casa, alla fioca luce delle candele o davanti al camino per i fortunati che avevano ancora un po’ di legna per accenderlo o davanti al braciere quando si trovava la carbonella. Nei piccoli paesi dell’entroterra, la vita, paradossalmente, era più facile, perché si trovavano questi pochi generi alimentari prodotti dalle famiglie contadine, che, spesso avevano anche un po’ di carne derivata da allevamenti di animali da cortile o da qualche maiale. Quando ci fu l’occupazione tedesca, dopo l’8 settembre del ’43, le situazioni si aggravarono perché i soldati tedeschi razziavano di tutto e le popolazioni, quando potevano, scappavano sulle montagne, nascondendosi in luoghi poco accessibili e dormendo nei pagliai; allora non c’erano le tante strade di montagna (troppe!) che oggi si percorrono con le auto, ma solo “tratturi” non da tutti conosciuti.

Finita la guerra, cominciò la lenta ricostruzione, con spirito di rassegnazione e con volontà di rinascere. La gente, e questo è il senso del discorso, abituata ad una vita “diversa” del periodo pre-bellico, accettò e gestì la rinascita con grande impegno e quasi con gioia per lo scampato pericolo, pur avendo subito lutti e distruzione di beni. La popolazione italiana, fino allo scoppio della guerra, ma anche durante il ventennio fascista, era rimasta una popolazione agricolo-pastorale, specie nel sud d’Italia; non conosceva il relativo lusso della città, che era riservato a determinate categorie di persone: professionisti, commercianti, imprenditori, ma che comunque non avevano tanti beni di consumo come adesso: non c’era la TV, poche radio, sale cinematografiche poche o assenti nei centri con meno di 10.000 abitanti. Gli unici svaghi erano, per poche persone, le interminabili partite a carte al “padrone e sotto” nelle “cantine” o nei “dopolavori”, di retaggio fascista, dove cominciavano a vedersi alcuni biliardi. E la “movida”? non esisteva, qualche partitella a pallone nelle piazze spopolate o nelle strade più larghe, o iniziative parrocchiali: escursioni, gite nelle città “santuari”, timidi e rari “balli” in case private al suono di Grammofoni a manovella con i dischi de “La Voce del Padrone”; la domenica, vestito della festa, messa, sosta in piazza ad oziare o parlare di sport (ascoltato alla radio) e quasi solo di calcio e ciclismo.

Dopo la 1° Guerra Mondiale, la pace per l’Europa non ci fu, vinti e vincitori non si sentirono soddisfatti e ripagati dei sacrifici causati e sopportati. In Italia, D’Annunzio, interpretò la delusione per la “vittoria mutilata”, come la chiamò, e con atto di forza occupò il Quarnaro, preparando la strada a Mussolini che, pochi anni dopo (1922), con la marcia su Roma, si impadronì dell’Italia. Per buona parte del ventennio fascista l’Italia sembrò riprendersi dalle gravi perdite subite, ma l’accordo con Hitler (patto d’acciaio), che meditava vendetta per la sconfitta subita, e sogni di dominio universale, lasciavano presagire un futuro incerto. E così fu, dopo appena vent’anni una nuova guerra mondiale, drammatica, letale, disumana, insanguinò il mondo. L’Italia cadde in ginocchio, e si risollevò con l’aiuto degli americani, che, con il famoso “piano Marshall” consentirono la ripresa, che ebbe del miracoloso (miracolo economico) e portarono l’Italia, in pochi anni, ad essere una grande Nazione industriale, diffondendo un benessere mai visto prima né immaginato. Col benessere però, iniziò il periodo del conformismo, poi della globalizzazione, poi del desiderio di tutto e di più e aumentò la distanza sociale tra ricchi e poveri. Il capitalismo occidentale è stato una grande matrice di benessere, ma ha creato i “nuovi poveri”, quelli che chiamerei “poveri relativi”; nel passato il povero era colui che non aveva niente e la vita era una lotta quotidiana per la sopravvivenza, ricerca di cibo o di alloggio. Col benessere diffuso, con la dannazione della droga, dell’alcol, del possesso dell’auto sempre più moderna e veloce, dei telefonini all’ultima moda, dei vestiti griffati, del divertimento con “sballo”, i soldi non bastano mai ed allora ci si lascia catturare da chi promette, e riesce a dare, soldi e benessere, divertimento e sogni di potere; la gioventù viene affascinata da nuovi modelli di vita e vuole imitarli a qualunque prezzo, scompaiono i modelli e gli esempi tradizionali: Stato, Istituzioni, Chiesa, Scuola, nascono nuovi miti da imitare a tutti i costi, creando così una giungla di “affamati del benessere”, privi di scrupoli, di rispetto, di etica, di senso morale, di dignità familiare e dove l’unico Dio è il Moloch del danaro.

Questa gioventù, ma direi società, perché ormai è di qualunque categoria sociale, non sa più che cosa è il sacrificio, non conosce che cosa è stata la guerra, con il travaglio fisico e morale che ha sconvolto un’intera generazione. Oggi, dopo oltre settant’anni di pace europea (mai nella storia un periodo così lungo), non si ha più il senso della sofferenza, dei sacrifici, del rispetto; è un egoismo imperante teso ad un solo, unico traguardo: benessere, parola che è il fine di ogni categoria sociale. Ed allora, quando succede un disastro come quello che stiamo vivendo, che è una guerra senza armi, senza rumore di bombe e di aerei, ma silenziosa e letale, strisciante, annunciata ogni giorno dal Bollettino dei morti e dei contagiati o dei ricoverati in terapia intensiva, si cade nel panico, nella paura, ci si sente perduti, perché, credo, non si ha paura tanto della morte, che quasi non si vede, ma per il crollo del benessere, per l’inutilità delle risorse, delle ricchezze, del ceto e del censo: la morte silenziosa non ha rispetto di nessuno. E’ una guerra di trincea che va combattuta nell’attesa. Che cosa fare? Bisogna ritrovare il senso etico della vita, ritornare ai valori patriarcali, al rapporto conviviale con i familiari, al colloquio con i figli, alle confidenze con la moglie, a ritrovare l’armonia perduta, recuperare e apprezzare il tempo, questo tempo che non bastava mai, a nessuno, tutti a correre: al lavoro in ufficio, alla scuola, alla palestra, allo stadio, alla presentazione di una nuova auto, alla cerimonia di….un correre continuo, e la casa solo come rifugio per la notte perché il mattino dopo si ricomincia! E’ un vortice che non lascia tempo per le emozioni, per la riflessione sul perché del nostro vivere, sulla causa dei nostri affanni, del nostro rincorrere qualcosa. Ma chi ci obbliga a farlo? Credo sia un antidoto per non pensare, l’impegno diventa la scusa inconscia per non entrare nel proprio “io”, per non porsi domande, ma solo per agire, come se fossimo in balia di un ingranaggio fatto di una molla perpetua che, una volta avviata, non si può più fermare.

Ma, in tutto questo, il mondo rimane sempre diviso in due, pochi ricchi e tantissimi poveri, dove anche questi hanno un solo obiettivo: sopravvivere, ogni giorno è un happening: si mangia o non si mangia? Povera umanità, che ha perduto il senso della vita, il piacere dell’alba e del tramonto, l’emozione di un sorriso di un abbraccio, di una corsa in un prato fiorito a primavera, del piacere di stare disteso sull’erba e sentire il tepore del sole sulle palpebre socchiuse, Improvvisamente tutto si rompe, quello che sembrava imprevedibile accade, si ferma il mondo, l’ingranaggio si inceppa, non ci si muove più e, come in un sogno, in un’atmosfera surreale, ci si rintana, come gli animali primitivi all’arrivo di un cataclisma: è finita la caccia, la corsa, bisogna stare in casa, seduti, rivedere i volti quasi dimenticati dei figli, dei genitori, della compagna, scrutarli e osservarli con occhi meravigliati e curiosi, come se ci si incontrasse la prima volta. Si riscopre il colore degli occhi, dei capelli, si notano i capelli bianchi dei nostri vecchi che fino a ieri sembravano statue immobili e immortali, utili per accudire i bimbi, per fare la loro parte al benessere della famiglia versando una parte della (spesso) misera pensione, o andando a scuola a prendere i bambini: vecchi come robot! Si riscopre la fragilità dell’uomo, il valore della morte, che la società del benessere aveva demonizzato, perché infastidiva il ritmo della quotidianità, il rito degli impegni quotidiani: ora è ritornata, prepotente, inesorabile, silenziosa, senza rispetto del ricco e del povero, rendendo finalmente giustizia ai torti di tanti e alla superbia degli “immortali”!

Un virus, che per definizione è un “non vita”, sta condizionando la vita del pianeta Terra, riportando all’ordine chi la Terra stessa stava distruggendo: è una vendetta dell’acqua, dell’aria, della terra quale elemento, è una rivincita della natura che ci sfida e vince, mostrandoci la nostra fragilità, la nostra pochezza, la nostra frenesia di potere, di onnipotenza. Allora bisogna lanciare un grido di allarme: fermiamoci, raccogliamo questa sfida della natura per riscoprire i veri valori della vita, riconsiderare la fragilità dell’essere umano e la facilità di come si può perdere tutto, come nel gioco d’azzardo. Non è un invito al “pauperismo”, riduttivo delle possibilità umane, che sono infinite, ma alla razionalità del vivere, al controllo del “bene sociale” che, in quanto tale, non appartiene solo a noi, ma è di tutti, e rispettiamo la natura, che, prima di essere distrutta dal genere umano, si vendica distruggendo noi.

Pasquale Simonelli
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Prendi un sorriso

regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

""Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi.. perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.""»
Dalai Lama
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albatros
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da albatros »

La scelta c'è dove c'è confusione. Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione. Penso che molti problemi scaturiscano dal dire che siamo liberi di scegliere, che la scelta significa libertà. Al contrario, io direi che la scelta significa una mente confusa, e perciò non libera.

(Krishnamurti)
Ci saranno sempre degli Eschimesi pronti a dettar norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Il gusto del leggere

Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’ hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.

da Il gusto della lettura

Tullio de Mauro
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Dal libro di Salvatore Natoli

“STARE AL MONDO”

Escursioni nel tempo presente




[..]La globalizzazione ha messo in circolo danaro, risorse materiali e umane, ma
non ha distribuito uguaglianza , parità di diritti. Al contrario, l’accresciuta libertà
degli scambi, avvicinando uomini e civiltà ha fatto misurare più direttamente
l’enorme sproporzione nella distribuzione delle ricchezze, lo scarto che separa chi
ha potere da chi non lo ha, chi è collocato negli scalini alti della scala sociale da chi
è collocato in quelli bassi. [..]Per la verità la società non ha mai smesso di essere
piramidale; le procedure democratiche la piramide l’hanno ridotta, ma non
abbattuta. Certamente però, delegittimata. In nome della democrazia gli esclusi
hanno il coraggio di rivendicare i diritti, ma molti sono collocati troppo in basso
per ergersi, hanno poca voce per farsi ascoltare. E allora applaudono coloro che le
Torri le fanno saltare: un simbolo di potenza di cui non vi era pari e che crolla.
Questo però è uno dei motivi per cui taluni quelle Torri le vogliono di nuovo
velocemente in piedi e non tanto perché “la vita continua” ma per significare
che le gerarchie del potere stanno salde dove sono, non vengono mai intaccate.
Evidentemente sbagliano ambedue.
Per l’emancipazione non c’è altra via che “la pazienza democratica”. Non tutto il
bene subito, ma un lavoro assiduo per ridurre il male, soprattutto per evitare che
gli uomini nel ricercare ognuno per proprio conto il loro vantaggio si nuocciano
reciprocamente. Una fatica questa di lunga lena , assidua, che non ha fine e non
solo perché nel mondo non vi è nulla di definitivo, ma perché gli errori che facciamo
ci fanno rischiare ad ogni momento di arretrare, di perdere perfino quello che si è
guadagnato. Ai terroristi bisogna ricordare che il sangue degli innocenti grida
vendetta e non produce giustizia. La giustizia esige reciproca dedizione, il lavoro di
tutti a vantaggio di tutti. Non esiste un male assoluto da debellare: al contrario il
male più grande è quello di identificarsi con il bene incondizionato, di parlare in
nome di Dio. E’ un parlare delirante: Dio – si diceva prima che morisse – “fa impazzire
coloro che vuole dannare”. Viviamo in un mondo da sottoporre costantemente a
revisione. Ciò esige buona volontà, non presunzione ma perseveranza.[..]
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Re: SPIGOLANDO......

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SE È VERO CHE LA GUERRA...

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)


Se è vero che la guerra
purifica la terra,
come diventerà
bona l'umanità!

Non più l'odio de razza,
non più l'odio de classe
che avvelenò le masse,
che insanguinò la piazza:
ma er povero e er signore
saranno pappa e cacio:
sopra ogni bocca un bacio,
sotto ogni bacio un core.
Lavoreremo senza
nessuna difidenza.

Nun sarà più permesso
ch'er Popolo Sovrano
se scortichi, le mano
pe' fa' la scala a un fesso.
Se quarche chiacchierone
volesse fa' er tribbuno
nun ce sarà più uno
che je darà raggione.
Faremo un ripulisti
de tutti l'arrivisti.

L'Onore e la Morale
ritorneranno a galla
e giocheranno a palla
cór Codice Penale.
Chi sfrutta li cristiani
nun farà più quattrini.
Addio, vecchi strozzini!
Addio, vecchi ruffiani!
Addio per sempre, addio,
padron de casa mio!

Quarche signora prima
faceva un po' la matta,
ma doppo, a pace fatta,
se rifarà la stima:
nun guarderà più un cane,
meno er marito suo...
(Eh, Nina! quello tuo
chissà come rimane!
Era così contento
der vecchio adattamento!)

Saremo tutti boni,
saremo tutti onesti
come li manifesti
ner tempo d'elezzioni.
Qualunque vizzio c'era
sarà purificato...
Che Popolo educato!
Che Borghesia sincera!
Che Società pulita
ciavrà la nova vita!

Ma se la guerra, in fonno,
doppo 'sti fatti brutti,
nun ce rinnova a tutti,
nun ripulisce er monno,
li pronipoti nostri
ner ripassà la Storia
direbbero: — Accicoria!
Ammazzeli che mostri!
Scannaveno la gente
pe' nun concrude gnente!
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Re: SPIGOLANDO......

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Mai come in questi giorni girano
parole come "bontà" "buonismo"
"solidarietà" "umanità" ecc. ecc....


L'Omo e il Lupo

Trilussa

Un vecchio Lupo, ner guardà le stelle,
diventò bono e se sentì er dolore
d'avé scannato tante pecorelle.
(Tutte le cose belle
fanno un effetto maggico ner core.)

E diceva fra sé: - Pe' conto mio
sarei disposto a fa' la vita onesta:
però bisognerà che me travesta
perché nessuno sappia chi so' io.
Infatti puro l'Omo s'è convinto
che pe' sta' bene ar monno è necessaria
una certa vernice umanitaria
che copra la barbaria de l'istinto. -

E fisso in quel'idea
pijò la pelle d'un abbacchio morto
e ce se fece come una livrea:
poi, zitto zitto, entrò ner pecorume
che stava a magnà l'erba in riva ar fiume.
Mantenne la promessa. Da quer giorno
fu l'amico più bono e più tranquillo
de l'agnelletti che ciaveva intorno.
Benché stasse a diggiuno
nun je storse un capello e, manco a dillo,
nun se ne mise all'anima nessuno.

Ma una brutta matina
trovò tutte le pecore scannate
e un vecchio co' le mano insanguinate
che contrattava la carneficina.
Eh! - disse allora - l'Omo è sempre quello:
predica la bontà, ma all'atto pratico
nun è che un lupo: un lupo dipromatico
che specula sur sangue de l'agnello.
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Re: SPIGOLANDO......

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La letteratura educa i sentimenti

di Umberto Galimberti

Dal momento che vent'anni di televisione commerciale hanno
fatto perdere ai nostri ragazzi qualsiasi interesse per la cultura,
e dal momento che il denaro è diventato, soprattutto negli ultimi
anni, il generatore simbolico di tutti i valori, è ovvio che, non
capendo più che cosa è bello, che cosa è buono, che cosa è giusto,
che cosa è sacro, i nostri ragazzi capiscano solo che cosa è utile.
E da questo punto di vista la letteratura è proprio inutile. Anche
se ogni cosa è utile a qualcos'altro, e questo qualcos'altro è utile
a qualcos'altro ancora, per cui se non si approda a qualcosa di inutile,
tutte le catene di utilità diventano insignificanti e prive di senso.

La letteratura serve per educare i nostri sentimenti, che non
abbiamo come dote naturale ma come evento culturale. La natura
infatti ci fornisce gli "impulsi" che hanno come loro espressione
non la parola, ma i gesti. Il bullismo, per esempio, non è un fenomeno
di mancata educazione, ma un vero e proprio arresto psichico di chi
non si è evoluto dall'impulso per pervenire all'emozione.

L'"emozione" è già un evento psichico che segnala la risonanza
emotiva che gli eventi del nostro mondo, e le risposte che noi diamo
a essi, producono in noi. Quando i nostri giovani dicono che al
sabato sera in discoteca si calano una pastiglia di ecstasy per
"emozionarsi", segnalano che per passare dall'impulso all'emozione
hanno bisogno della chimica. E così denunciano che la loro psiche
è apatica e non registra alcuna risonanza emotiva a quanto in
generale avviene intorno a loro. Quanti delitti o spaventosi atti
di crudeltà avvengono senza movente, per la mancanza di una
risonanza emotiva relativa ai propri gesti che i nostri
ragazzi chiamano "noia"?

Dall'emozione si passa al "sentimento", che non è un tratto naturale,
ma culturale. A differenza dell'emozione, il sentimento è un
elemento cognitivo. Kant dice ad esempio che la differenza tra
il bene e il male ognuno la "sente" naturalmente da sé. Le
mamme capiscono i bisogni dei loro neonati, che ancora non
parlano, perché li amano. Gli innamorati capiscono il significato
recondito di ogni gesto dell'altro, perché si amano.

Tutti i popoli hanno imparato i sentimenti attraverso narrazioni
mitiche. Se guardiamo l'Olimpo degli antichi Greci, vediamo che gli
dèi altro non sono che la descrizione delle passioni e dei sentimenti
umani: Zeus il potere, Atena l'intelligenza, Afrodite la sessualità,
Ares l'aggressività, Apollo la bellezza, Dioniso la follia. Senza più dèi,
oggi impariamo a conoscere i sentimenti attraverso la letteratura
che ci insegna cos'è l'amore in tutte le sue varianti, e cosa sono il
dolore, la disperazione, la speranza, la noia, lo spleen, la tragedia,
la gioia. Una volta appresi questi sentimenti, siamo in grado di
conoscere quello che proviamo, e, grazie alla descrizione letteraria,
anche il corso e l'evoluzione del nostro stato d'animo. Questo è molto
importante, perché è angosciante soffrire senza sapere di che cosa,
così come suicidarsi perché l'angoscia non conosce il percorso
dei sentimenti e il loro approdo, che un tempo i miti descrivevano,
e oggi la letteratura descrive.
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Re: SPIGOLANDO......

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ER PRINCIPIO

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)

Un Merlo, che ciaveva la mania
de fa' er tribbuno in mezzo a l'animali,
una matina ruppe li stivali
a le Galline d'una fattoria.

Incominciò a strilla; dice: — Quantunque
voi séte bestie senza inteliggenza,
bisogna ch'io ve formi la coscenza
su un principio politico qualunque:

perché se pô fa' a meno der talento,
ma nun se pô fa' a meno der principio:
solo così s'ariva ar Municipio
e, se viè bene, puro ar Parlamento.

Solo così ciavrete la speranza
d'arzà la voce in segno de protesta
quanno er padrone ve farà l'inchiesta
pe' sentì chi cià l'ovo ne la panza... —

'Sta chiacchierata fece un certo senso;
defatti, da quer giorno, ogni Gallina,
appena se svejava la matina,
diceva fra de sé: — Come la penso?

Che sarò? socialista o clericale?
Sarò repubbricana o indipennente? —
E co' 'st'idea fissata ne la mente
covava l'ova assieme a l'ideale.

Però finì la pace! Incominciorno
le solite questioni de partito,
e l'ovo che j'usciva da quer sito
ciaveva sempre un po' de bile intorno.

Più, su la coccia, c' era l'impressione
der colore politico d'ognuna;
framezzo a tante, solamente a una
je scappò fòra senza convinzione.

— Io — disse — faccio l'ova de giornata,
ma, in quanto a li colori, va cercanno!
O rosso o bianco o nero... finiranno
tutte nella medesima frittata
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Re: SPIGOLANDO......

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La formica produttiva....

Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice.

Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore.

Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata.

Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza.

La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report.

Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono.

E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava.

Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze.

Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori.

Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare.

Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.

L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet.

Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice.

La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala.

Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto.

E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione.

Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'è troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era produttiva e felice.

MORALE:

Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. E' preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno.

Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno mai....
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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LA CECALA RIVOLUZIONARIA

Trilussa


Una Cecala rivoluzionaria diceva a la Formica:

- Povera proletaria! Schiatti da la fatica

senza pensà che un giorno finirai

sott'a le zampe de la borghesia

che a le formiche nun ce guarda mai!

Ma che lavori a fà, compagna mia?

Pianta er padrone e sciopera

prima ch'arivi un piede propotente

che te voja fregà la manodopera !

Tu guarda a me: d'inverno nun fo gnente,

e appena appena sento li calori

me sdrajo in facccia ar sole e...
canto l'Inno de li Lavoratori !
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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LA LEZIONE DELLA FARFALLA


Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a
guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa
dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non
avesse più la possibilità di fare niente altro. Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento. L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.Non fu mai capace di volare. Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con cui Dio la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.
Chiesi la forza…e Dio mi ha dato le difficoltà per farmi forte. Chiesi la sapienza… e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Chiesi la prosperità… e Dio mi ha dato cervello e muscoli per lavorare. Chiesi di poter volare… e Dio mi ha dato ostacoli da superare.
Chiesi l’amore… e Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare. Chiesi favori… e Dio mi ha dato opportunità.
Non ho ricevuto niente di quello che chiesi…
Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Piaceri (Bertolt Brecht)



“Il primo sguardo dalla finestra al mattino

il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni

il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare

musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna

scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili“.
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