SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

La saggezza sta alla follia come la ragione sta al sentimento"
Così dice Erasmo da Rotterdam presentando la "Follia", tessendone
"l'elogio" in quanto a questa Signora è dovuto tutto quello che
è degno di essere vissuto poiché tutto ciò che da sapore alla
vita è praticamente merito suo.....

Spigolando dal suo libro

IO SONO LA FOLLIA

Se poi volete anche sapere dove sono nata, visto che oggi nel valutare il grado di nobiltà attribuiscono la massima importanza al luogo dove si sono messi fuori i primi vagiti: ebbene, io non sono nata nell'errante Delo, non tra i flutti del mare, non in grotte profonde, ma proprio nelle Isole Fortunate, dove tutto cresce senza seme né aratro. Là non esiste fatica, vecchiaia, malattie; nei campi non asfodeli, malva, squilla, lupini o fave, e simili piante da poco.
Da ogni parte ti accarezzano gli occhi e il naso moly, panacea, nepènte, maggiorana, ambrosia, loto, rose, viole, giacinti - i giardini d'Adone. Nata fra queste delizie, non ho cominciato la vita nel pianto; subito ho sorriso dolcemente a mia madre.
Al sommo figlio di Crono non invidio la capretta nutrice; ad allattarmi con le loro mammelle sono state due graziosissime ninfe, Mete l'Ebbrezza, figlia di Bacco, e Apedia l'Ignoranza, figlia di Pan. Le vedete qui con me, nel gruppo di tutte le altre mie compagne e seguaci, delle quali se, per Ercole, vorrete sapere i nomi, da me li sentirete solo in greco.
Quella che vedete con le sopracciglia inarcate è senz'altro Filautia; quella che sembra ridere con gli occhi, e che batte le mani, è Colacìa; quella mezza addormentata e vinta dal sonno si chiama Lete; quella appoggiata sui gomiti e con le mani intrecciate si chiama Misoponia; l'altra, cinta da un serto di rose, e tutta cosparsa di profumi, Hedonè; Anoia questa, dai mobili sguardi lascivi. Quella dalla pelle splendente e dal corpo rigoglioso si chiama Trufè. Tra le fanciulle potete vedere anche due Dèi: Como e Ipno, il dio del sonno profondo. Col fedele aiuto di questa mia corte io signoreggio su tutte le cose, e sono sovrana degli stessi sovrani.


I BENI DELLA VITA SONO PAZZIE

Innanzitutto, che cosa può esserci di più dolce e prezioso della vita? ma a chi, se non a me, riportarne la desiderata origine? Non l'asta di Pallade dal padre possente, né l'egida di Giove adunatore di nembi, generano e propagano la stirpe umana. Lo stesso padre degli Dèi e re degli uomini, al cui cenno trema l'Olimpo intero, quando vuol fare quello che poi fa sempre, e cioè generare dei figli, deve deporre quel suo famoso fulmine a tre punte, deve spogliarsi del titanico sembiante con cui spaventa a suo piacimento tutti gli Dèi, e, come un povero commediante qualsiasi, deve assumere la maschera di un altro personaggio. Quanto agli stoici che si credono così vicini agli Dèi, datemene uno che sia stoico magari tre o quattro volte, o, se volete, stoico mille volte! Anche lui dovrà deporre, se non la barba che è l'insegna della sapienza (comune, a dir il vero, con i caproni), certamente il suo sussiego. Dovrà spianare la fronte, mettere da parte i suoi princìpi adamantini, e abbandonarsi un poco a qualche leggerezza e follia. Se vuole davvero diventare padre, insomma, anche quel saggio deve chiamare me, proprio me.
E perché, dal momento che sto chiacchierando con voi, non essere più esplicita, secondo il mio costume? E' forse con la testa, col volto, col cuore, con la mano, con l'orecchio (parti considerate tutte oneste) che si generano gli Dèi e gli uomini? No davvero! propagatrice del genere umano è quella parte così assurda e ridicola che non si può neppure nominare senza ridere. Quello è il sacro fonte a cui tutto attinge la vita, quello e non la tetrade pitagorica. E, ditemi, quale uomo vorrebbe porgere il collo al capestro del matrimonio se prima, secondo la consuetudine di codesti saggi, ne considerasse gli svantaggi? Quale donna accosterebbe un uomo, se conoscesse e avesse in mente i pericolosi travagli del parto, e i fastidi di allevare i figli? Perciò se dovete la vita al matrimonio, e il matrimonio ad Anoia del mio seguito, comprenderete quello che dovete a me. D'altra parte quale donna dopo la prima esperienza vorrebbe riprovarci, se non ci fosse ad assisterla la presenza di Letes? Venere medesima, protesti pure Lucrezio, non negherebbe mai che senza l'aiuto della mia divinità la sua forza sarebbe insufficiente e inutile. Perciò è da quella nostra ebbrezza giocosa che sono nati i filosofi severi, a cui ora sono subentrati quelli che il volgo chiama monaci, e i re ammantati di porpora, i pii sacerdoti, i pontefici, tre volte santissimi. E infine anche tutto quel consesso degli Dèi dei poeti, così affollato che a stento può contenerlo l'Olimpo, pur vasto che sia.
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Re: SPIGOLANDO......

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L'INFANZIA E LA VECCHIAIA SONO PAZZIA

E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!
Ma di dove, di grazia, questa benevolenza per la gioventù? di dove, se non da me? E' per merito mio che i giovani sono così privi di senno; è per questo che sono sempre di buon umore. Mentirei, tuttavia, se non ammettessi che appena sono un po' cresciuti, e con l'esperienza e l'educazione cominciano ad acquistare una certa maturità, subito sfiorisce la loro bellezza, s'illanguidisce la loro alacrità, s'inaridisce la loro attrattiva, vien meno il loro vigore. Quanto più si allontanano da me, tanto meno vivono, finché non sopraggiunge la gravosa vecchiaia, la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli altri, ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire non venissi in aiuto io, e, a quel modo che gli Dèi della fiaba di solito soccorrono con qualche metamorfosi chi è sul punto di perire, anch'io, per quanto è possibile, non riportassi all'infanzia quanti sono prossimi alla tomba, onde il volgo, non senza fondamento, usa chiamarli rimbambiti. Se poi qualcuno vuol sapere come opero questa trasformazione, neppure su questo farò misteri.
Conduco i vecchi alla fonte della mia ninfa Lete, che sgorga nelle Isole Fortunate - il Lete che scorre agli Inferi è solo un esile ruscello. Lì, bevute a grandi sorsi le acque dell'oblio, un poco alla volta, dissipati gli affanni, torneranno bambini.
Ma delirano ormai, non ragionano più! Certo. E' proprio questo che significa tornare fanciulli. Forse che essere fanciulli non significa delirare e non avere senno? e non è proprio questo, il non aver senno, che più piace di quella età? Chi non vivrebbe come mostro un bambino con la saggezza di un uomo? Lo conferma il diffuso proverbio: "Odio il bambino di precoce saggezza". E chi, d'altra parte, vorrebbe rapporti e legami di familiarità con un vecchio che alla lunga esperienza di vita unisse pari forza d'animo e acutezza di giudizio?
Così, per mio dono, il vecchio delira. E tuttavia questo mio vecchio delirante è libero dagli affanni che travagliano il saggio; quando si tratta di bere, è un allegro compagno; non avverte il tedio della vita, che l'età più vigorosa sopporta a fatica. Talvolta, come il vecchio di Plauto, torna alle tre famose lettere [AMO], che se fosse in senno ne sarebbe infelicissimo. Invece per merito mio è felice, simpatico agli amici, piacevole in compagnia. Del resto anche in Omero il discorso scorre dalla bocca di Nestore più dolce del miele, mentre amare sono le parole di Achille; e, sempre in Omero, i vecchi che se ne stanno seduti insieme sulle mura parlano con voce soave. In questo senso sono superiori alla stessa infanzia, che è sì deliziosa, ma non parla, e, priva della parola, manca del principale diletto della vita, che è quello di una schietta conversazione. Aggiungi che ai vecchi piacciono moltissimo i bambini, e altrettanto ai bambini i vecchi, "perché il dio spinge sempre il simile verso il simile". In che differiscono, infatti, se non nelle rughe e negli anni che nel vecchio sono di più? Per il resto, capelli sbiaditi, bocca sdentata, corporatura ridotta, desiderio di latte, balbuzie, garrulità, mancanza di senno, smemoratezza, irriflessione: in breve, sotto ogni altro aspetto si accordano. Quanto più invecchiano, tanto più somigliano ai bambini, finché, come bambini, senza il tedio della vita, senza il senso della morte, abbandonano la vita.
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Re: SPIGOLANDO......

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LA PAZZIA DA' SAPORE ALLA VITA

E' tempo ormai di seguire l'esempio di Omero lasciando da parte gli Dèi e tornare sulla terra per vedere fino a qual punto gioia e fortuna vi si trovino solo per mio dono.
In primo luogo osservate con quanta previdenza la natura, madre e artefice del genere umano, ebbe cura di spargere dappertutto un pizzico di follia. Se, infatti, secondo la definizione stoica, la saggezza consiste solo nel farsi guidare dalla ragione, mentre, al contrario, la follia consiste nel farsi trascinare dalle passioni, perché la vita umana non fosse del tutto improntata a malinconica severità, Giove infuse nell'uomo molta più passione che ragione: press'a poco nella proporzione di mezz'oncia ad un asse. Relegò inoltre la ragione in un angolino della testa lasciando il resto del corpo ai turbamenti delle passioni. Quindi, alla sola ragione contrappose due specie di violentissimi tiranni: l'ira, che occupa la rocca del petto e il cuore stesso che è la fonte della vita, e la concupiscenza che estende il suo dominio fino al basso ventre. Quanto valga la ragione contro queste due agguerrite avversarie ce lo dice a sufficienza la condotta abituale degli uomini: la ragione può solo protestare, e lo fa fino a perderci la voce, enunciando i princìpi morali; ma quelle, rivoltandosi alla loro regina, la subissano di grida odiose, finché lei, prostrata, cede spontaneamente dichiarandosi vinta.
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LA PAZZIA RENDE AMABILE LE DONNE

Tuttavia, poiché l'uomo, nato per far fronte agli affari, doveva ricevere in dote un po' più di un'oncia di ragione, Giove, per provvedere debitamente, mi convocò perché lo consigliassi, come su tutto il resto, anche a questo proposito; e il mio pronto consiglio fu degno di me: affiancare all'uomo la donna, animale, sì, stolto e sciocco, ma deliziosamente spassoso, che nella convivenza addolcisce con un pizzico di follia la malinconica gravità del temperamento maschile. Platone, infatti, quando sembra in dubbio circa la collocazione della donna, se fra gli animali razionali o fra i bruti, vuole solo sottolineare la straordinaria follia di questo sesso. E, se per caso una donna vuole passare per saggia, ottiene solo di essere due volte folle, come se uno volesse, contro ogni ragionevole proposito, portare un bue in palestra. Infatti raddoppia il suo difetto chi, distorcendo la propria natura, assume sembianza virtuosa. Come, secondo il proverbio greco, la scimmia è sempre una scimmia, anche se si ammanta di porpora, così la donna è sempre una donna, cioè folle, comunque si mascheri.

Non però così folle, voglio credere, da prendersela con me perché la giudico folle, io che sono folle, anzi la Follia in persona. Le donne, infatti, se ponderassero bene la questione, anche questo dovrebbero considerare come un dono della Follia: il fatto di essere, sotto molti aspetti, più fortunate degli uomini. In primo luogo hanno il dono della bellezza, che giustamente mettono al disopra di tutto, contando su di essa per tiranneggiare gli stessi tiranni. Quanto all'uomo, di dove gli viene l'aspetto rude, la pelle ruvida, la barba folta, e un certo che di senile, se non dalla maledizione del senno? Le donne, invece, con le guance sempre lisce, con la voce sempre sottile, con la pelle morbida, danno quasi l'impressione d'una eterna giovinezza. Ma che altro desiderano poi in questa vita, se non piacere agli uomini quanto più è possibile? Non mirano forse a questo, tante cure, belletti, bagni, acconciature, unguenti, profumi; tante arti volte ad abbellire, dipingere, truccare il volto, gli occhi, la pelle? C'è forse qualche altro motivo che le faccia apprezzare dagli uomini più della follia? Che cosa mai non concedono gli uomini alle donne? Ma in cambio di che, se non del piacere? E il diletto da nient'altro viene se non dalla loro follia. Che questo sia vero non si può negare basti riflettere alle assurdità che l'uomo dice, alle sciocchezze che fa, ogni volta che si prefigge di prendersi piacere di una donna.
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A PAZZIA E' CAUSA DELLE GUERRE

Ora dovrei aggiungere che nulla di grande si può intraprendere senza la mia spinta, perchè è a me che si deve l'invenzione di ogni nobile arte. Forse che non sia la guerra la fonte e il coronamento di ogni celebrata impresa? E che c'è di più pazzesco dell'impegnarsi, per non so quali cause, in un confronto da cui, immancabilmente, ognuna delle due parti trae più danno che guadagno? Dei caduti, poi, neanche si parla, quasi fossero gente di Megara. Quando le schiere in armi si fronteggiano e le trombe intonano il loro rauco suono, a che servono, di grazia, i sapienti esauriti dagli studi, col loro sangue povero e privo di calore, e che a malapena tirano il fiato? C'è bisogno di gente ben piantata; con moltissima audacia e pochissimo cervello. A meno che non si preferisca arruolare Demostene, tanto vile soldato quanto grande oratore, che, seguendo il consiglio d'Archiloco, appena vide il nemico fuggì abbandonando lo scudo.
La prudenza, obiettano, in guerra ha grandissimo peso. Lo riconosco; ma lo ha in chi comanda; e si tratta di prudenza militare, non filosofica; per il resto, l'impresa tanto egregia della guerra è affidata a parassiti, ruffiani, briganti, sicari, contadini, imbecilli, debitori e altri rifiuti del genere; non a filosofi da tavolino.
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L'UTILITA' DI CERTE FAVOLE

Ma, per tornare all'argomento proposto, quale forza, se non l'adulazione, raggruppò nella città quegli uomini primitivi, simili ai sassi e alle querce? Questo solo vuole indicare la famosa cetra di Anfione e di Orfeo. Cosa mai riportò alla concordia cittadina la plebe romana che già stava per spingersi ad atti irreparabili? Forse un discorso filosofico? Nemmeno per sogno! Al contrario, fu il ridicolo e puerile apologo del ventre e delle altre membra. Altrettanto si dica dell'analogo apologo di Temistocle, della volpe e del riccio. E quale discorso di un sapiente avrebbe potuto raggiungere l'efficacia della famosa cerva immaginata da Sertorio, o della trovata dei due cani, dello spartano Licurgo, o dell'altra ridicola storia, sempre di Sertorio, sul modo di strappare i peli dalla coda del cavallo? Per non parlare di Minosse e di Numa: entrambi governarono la stolta moltitudine con invenzioni favolose. E' con simili sciocchezze che si fa presa su quella grossa e potente bestia che è il popolo.

LA VITA NON E' CHE PAZZIA

Viceversa, quale città ha mai fatto sue le leggi di Platone e di Aristotele, o i precetti di Socrate?
Che cosa persuase i Deci a votarsi spontaneamente agli Dèi Mani? Che cosa trascinò nella voragine Quinto Curzio, se non la vanagloria, dolcissima sirena (ma quanto esecrata dai sapienti!).
Che c'è infatti di più sciocco, dicono, di un candidato che lusinga il popolo in tono supplichevole, che compra i voti, che va in cerca degli applausi di tanti stolti, che si compiace delle acclamazioni, che si fa portare in giro in trionfo, come una statua da mostrare al popolo, che fa collocare nel foro il proprio simulacro di bronzo? Aggiungi la sfilza dei nomi e dei soprannomi, gli onori divini tributati a un uomo insignificante, il fatto che si dà il caso di tiranni scelleratissimi elevati con pubbliche cerimonie alla gloria dell'Olimpo. Sono autentiche manifestazioni di follia, e per riderci sopra non basterebbe un solo Democrito. Chi lo nega? Tuttavia, proprio di qui sono nate le grandi imprese degli eroi, levate al cielo dall'opera di tanti letterati. Questa follia genera le città; su di essa poggiano i governi, le magistrature, la religione, le assemblee, i tribunali. La vita umana non è altro che un gioco della Follia.
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Re: SPIGOLANDO......

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Re: SPIGOLANDO......

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l'angolino del sorriso

Dalle vicende familiari di una coppia italiana

Lui sul letto di morte, lei accanto a lui. Lui: Maria,
ti ricordi quando è scoppiata la i Guerra Mondiale
e io sono partito per il fronte, e tu eri accanto a me?
Lei: Si, caro! Lui:...e quando poi sono rimasto ferito
e sono stato quattro anni in ospedale, e tu eri accanto
a me, Maria?... Lei: Certo, caro! Lui: e ti ricordi
quando è scoppiata la II Guerra Mondiale e mi hanno
ri- chiamato, e tu eri accanto a me?... Lei: Quasi
piangendo...come no, caro! Lui: e quando mi hanno
messo in campo di concentramento e dopo sei anni mi
hanno liberato?...anche allora tu eri accanto a me,
Maria!... Lei: Piangendo.... poverino il mio tesoruccio!
Lui: e anche adesso che sto morendo, tu sei sempre
accanto a me, Maria... Lei: Scoppia a piangere.... Lui:
....Maria, non sarà per caso che porti sfiga?
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Re: SPIGOLANDO......

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Della Gentilezza
di Massimo Gramellini


Oggi vorrei scrivere qualcosa di veramente impopolare, per cui parlerò della gentilezza. Della sua prematura e così poco rimpianta scomparsa.

La defunta non richiedeva sacrifici particolari e nemmeno eroismi. Solo un po’ di educazione e, prima ancora, di umanità. Era una forma mentale. Talvolta ipocrita, e però utile ad ammorbidire le asprezze della vita quotidiana. Grazie, prego, passi pure, mi scusi, ma si figuri, non me n’ero accorto, ha bisogno?, c’era prima il signore, non si preoccupi, disturbo? Ciascuna di queste espressioni, e dei gesti che spesso le accompagnavano, era una pennellata di grasso sugli ingranaggi esistenziali. Un balsamo che non migliorava le cose, ma consentiva di affrontarle per quel che erano, senza dovervi aggiungere lo sconforto che sempre ci assale quando abbiamo la sensazione di andare contromano.

Forme sporadiche di gentilezza sopravvivono nei rapporti sentimentali, almeno nella prima fase. Per quanto, anche lì. Tracce residue si ravvisano in piccole comunità non ancora divorate dall’individualismo dei diffidenti e dei disperati. Non si hanno notizie sicure di altri avvistamenti. A dire il vero, qualcuno che provi a essere gentile ogni tanto lo si incontra ancora. Ma passa subito per retorico, approfittatore o ruffiano. L’idea che nelle relazioni umane sia ancora possibile mettersi nei panni degli altri è considerata bizzarra. Ma non me ne vengono in mente di migliori per uscire da una crisi che ha spolpato i portafogli solo perché da tempo aveva già corroso i cuori.
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Re: SPIGOLANDO......

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Essere o avere

Il professor Grammaticus, viaggiando in treno, ascoltava la conversazione dei suoi compagni di scompartimento. erano operai meridionali, emigrati all'estero in cerca di lavoro: erano tornati in Italia per le elezioni, poi avevano ripreso la strada del loro esilio.
- Io ho andato in Germania nel 1958, - diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio, nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.
Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:
- Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti italiani di usare il verbo avere al posto del verbo essere. Non vi hanno insegnato a scuola che si dice: "Sono andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di rispetto per quel signore tanto perbene, con i capelli bianchi che gli uscivano di sotto il cappello nero.
- Il verbo andare, - continuò il professor Grammaticus,- è un verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere.
Gli emigranti sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come lei dice, signore. Lei deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda elementare, ma già allora dovevo guardare più alle pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... lasciare la famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò a balbettare.
- Certo... veramente... insomma, però... comunque si dice sono andato, non ho andato. Ci vuole il verbo "essere": io sono, tu sei, egli è...
- Eh,- disse l'emigrante, sorridendo con gentilezza,- io sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in Germania e in Francia. siamo sempre là, è là che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare, e belle case per abitare.
E guardava il professor Grammaticus con i suoi occhi buoni e puliti. e il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. e intanto borbottava tra sé: - Stupido! Stupido che non sono altro. vado a cercare gli errori nei verbi... ma gli errori più grossi sono nelle cose!

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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

ma gli errori più grossi sono nelle cose!
Dipende se si è in grado di capire QUALI sono gli errori!
Credo che la miseria, la fame e la disoccupazione, i popoli italici abbiano cominciato a vederla in maniera SPROPORZIONATA rispetto agli altri popoli europei, proprio dopo l' Unità d' italia.
Ma sono certo che questa PARANOIA della unicità della patria italiana è ancora impossibile metterla tra i grossi errori che sono nelle cose.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

CE LA SI PUO' FARE...non sempre ma qualche volta si


Un piccolo bruco camminava verso una grande
montagna.
Lungo la strada incontrò una coccinellache gli
chiese: “Dove vai?”.
Il bruco rispose: “Ieri ho fatto un sogno nel
quale mi trovavo sulla cima di una montagna e
da lì potevo vedere tutta la valle. Oggi voglio
realizzare il mio sogno”.
Sorpresa, la coccinella gli disse: “Devi essere pazzo! Tu sei solo un
piccolo bruco. Per te, un sassolino sarà una montagna, una
pozzanghera sarà un mare e ogni cespuglio sarà una barriera
impossibile da oltrepassare”.
Ma il piccolo bruco era già lontano e non la sentì.
Incontrò poi un coniglio: “Dove vai con tanto sforzo?”.
Il piccolo bruco rispose: “Ieri sera ho fatto un sogno, ho sognato di
essere sulla cima della montagna e da lì potevo ammirare tutta la
valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e oggi voglio realizzare il mio
sogno”.
Il coniglio si mise a ridere e disse: “Nemmeno io, con le mie grandi
zampe e con i miei grandi salti, affronterei un’impresa così
difficile”.
E, ridendo, rimase a osservare il piccolo bruco mentre procedeva
per la sua strada.
La stessa cosa accadde con la rana, la talpa e il topo. Tutti gli
consigliarono di fermarsi, dicendo: “Non arriverai mai…!”.
Ma il piccolo bruco, determinato e coraggioso, continuò a
camminare. Stremato e senza forze, ad un tratto decise di fermarsi
a riposare. Con un ultimo sforzo si preparò un posto per dormire
quella notte.
“Così mi sentirò meglio” disse il piccolo bruco. Ma morì.
Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti. Lì c’era
l’animale più pazzo del mondo, lì c’era l’ultimo rifugio di un piccolo
bruco morto per aver inseguito un sogno.
All’improvviso, però, quel bocciolo grigiastro si ruppe. Comparvero
due occhioni, due antenne e due bellissime ali dai colori stupendi.
Era una farfalla!
Gli animali restarono senza parole, meravigliati da quella stupenda
creatura che in un istante prese il volo e
raggiunse la cima della montagna.
Il sogno del bruco, diventato farfalla, si era
realizzato. Il sogno per il quale aveva vissuto,
per il quale aveva lottato, era finalmente
diventato realtà.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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"Panta Rei"

Tutto scorre diceva Eraclito



" Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.”

Tutto scorre. Niente rimane così com’è se non per alcuni momenti, per degli istanti che a volte sembrano durare un’eternità. La vita è mutamento, trasformazione, un continuo divenire, evolvere. Il nostro corpo cambia momento per momento, rinnovando le sue cellule e gli organi che da esse sono costituiti.

Perfino chi sta leggendo adesso questo articolo, non appena avrà finito di leggerlo, non sarà più lo stesso in quanto la trasformazione è un processo inarrestabile quanto irreversibile. Perchè, allora, succede che non si riesca a voltare pagina dopo una delusione amorosa o non si riesca a dimenticare uno sgarbo subito? Memoria? Anche, ma, soprattutto, MENTE.

Sempre lei, la mente che mente, colei la quale, nella maggior parte delle persone, riesce a dominare le loro vite sottomettendole ai propri pensieri che, a volte, assumono toni grotteschi fino all’inverosimile. TUTTO SCORRE, come già asseriva Eraclito. Tutto si trasforma. Il problema è che, mentre fuori tutto scorre modificando comportamenti, eventi, persone, situazioni sentimentali quanto lavorative, dentro ogni persona invece e, in particolare, nella mente di ciascuno, tutto sembra rimanere invariato, ciò anche per decenni e, a volte, per tutta la vita.

Ciò è dovuto al fatto che ogni evento, per scorrere oltre che fuori, anche dentro, necessita la corretta elaborazione da parte della persona che lo ha vissuto in maniera diretta. Qualora, come spesso accade, chi vive un determinato accadimento non gli da la corretta interpretazione, continuerà a portarsi dietro il pensiero legato all’evento stesso ma non correttamente elaborato, rimanendo legato energeticamente ad esso, un pò come un fantasma resta legato alla dimora in cui abita.

Dopotutto, cosa sono se non fantasmi tenuti in vita da una mente iperattiva e capricciosa, eventi che altrimenti scorrerebbero via senza lasciare traccia nemmeno nei meandri più reconditi della memoria umana?

Se paragonassimo gli eventi ad un fiume che scorre, sicuramente potremmo paragonare la mente col suo processo di pensiero a dei tronchi che sbarrano il corretto scorrere del fiume stesso. La soluzione qual’è? Quella di togliere i tronchi (pensieri) e lasciare che il fiume (vita) torni a scorrere come ha sempre fatto, senza più incontrare ostacoli di sorta.

Nei momenti più difficili, ripetetevi PANTA REI, TUTTO SCORRE. Lasciate che ogni momento porti il proprio messaggio e poi liberate la mente dal suo ricordo, dando spazio al momento successivo senza trattenere mai niente che possa farvi solo da zavorra, impedendovi di andare avanti nel vostro percorso di vita ed evolvere.

V.B.
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Re: SPIGOLANDO......

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L'angolino del sorriso

LA TELEFONATA NELLA SAUNA


Diversi uomini ignudi chiacchierano piacevolmente in una sauna, quando all’improvviso un telefonino si mette a suonare… –
Pronto, caro, sono davanti ad un negozio di pellicce, hanno un visone magnifico, a un prezzo incredibile… Che dici, lo compro?
– OK… comprati il tuo visone. –
Oh, grazie amore mio. Ah, sai, passando davanti al concessionario Mercedes ho visto l’ultimo coupe’: interni in pelle, vernice metallizzata… solo 170.000 €. Non voglio abusare della tua gentilezza, ma cosa ne pensi?
– Va bene, OK, OK, comprala! –
Grazie amore mio. A proposito, ti ricordi il nostro ultimo viaggio in costa azzurra? Ricordi la casa sul promontorio, quella con piscina e campo da tennis? E’ in vendita a soli 700 milioni… e’ un vero affare…
– Va bene, compra anche la casa… –
Amore mio…e’ il piu’ bel giorno della mia vita! Tu sei meraviglioso, ti amo! A stasera.
– A stasera, cara.
L’uomo riattacca, sorride soddisfatto, poi alza la mano e, sventolando il telefonino, grida:

– DI CHI E’ QUESTO CELLULARE???
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

"""Nell'intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del Neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone: gli Alti, i Medi e i Bassi. Gli obiettivi di questi tre gruppi sono assolutamente inconciliabili fra loro. Lo scopo principale degli Alti è quello di restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti. Obiettivo dei bassi, sempre che ne abbiano uno (è infatti una caratteristica costante dei Bassi essere troppo disfatti dalla fatica per prendere coscienza, se non occasionalmente, di ciò che esula dalle loro esistenze quotidiane), è invece l'abolizione di tutte le distinzioni e la creazione di una società in cui tutti gli uomini siano uguali fra loro. In tal modo nel corso della storia si ripropone costantemente una lotta sempre uguale a se stessa nelle sue linee essenziali. Per lunghi periodi si ha l'impressione che gli Alti siano saldamente al loro posto, ma prima o poi giunge il momento in cui o smarriscono la fiducia in se stessi, o perdono la capacità di governare, o si verificano entrambe le cose. Sono allora rovesciati dai Medi, che attirano i Bassi dalla loro parte fingendo di lottare per la giustizia e la libertà. Conseguito il loro obiettivo, i Medi ricacciano i Bassi alla loro condizione di servaggio, diventando a loro volta Alti. Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno......"""E la lotta ricomincia daccapo.....

Emmanuel Goldstein

Ben presto da uno dei due gruppi rimanenti, o da entrambi, ne germina uno nuovo di Medi, e la lotta ricomincia da capo. Dei tre gruppi, soltanto quello dei Bassi non riesce mai a realizzare i propri fini, nemmeno temporaneamente. Sarebbe eccessivo sostenere che nel corso della Storia non ci siano stati miglioramenti materiali di alcun genere.

Perfino in un periodo di decadenza quale quello attuale, l'uomo medio si trova in condizioni materiali migliori rispetto a qualche secolo fa, ma nessun incremento del benessere, nessun addolcimento dei costumi, nessuna riforma o rivoluzione hanno minimamente favorito l'uguaglianza fra gli uomini. Dal punto di vista dei Bassi, ogni mutamento storico ha prodotto solo un cambiamento per quanto riguarda il nome dei loro padroni.

Geoge Orwell da 1984
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