SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Misurare le parole


Che il linguaggio contribuisca a forgiare ciò che pensiamo, sentiamo e addirittura percepiamo è qualcosa che la ricerca scientifica sa da tempo: schiere di psicologi, filosofi, sociologi e semiologi hanno ripetuto per tutto il Novecento che gli esseri umani sono fatti di parole e segni, oltre che di carne e ossa. È con le parole che costruiamo la nostra capacità di pensare, è di parole che sono fatti gran parte dei nostri pensieri, ed è dalle parole che dipende pure il mondo esterno, o almeno quella fetta che rientra nei limiti della nostra comprensione. Questa consapevolezza è ormai talmente diffusa da essere entrata nel senso comune: capita a tutti di sentir ripetere nei contesti più disparati, dai talk show ai supermercati, frasi come «Le parole sono pietre», che era il titolo di un libro di Carlo Levi, o «Le parole sono importanti», che fu urlata da Nanni Moretti nel film Palombella Rossa, per dar voce alla rabbia che il personaggio Michele Apicella provava contro i luoghi comuni sciorinati dalla giornalista che lo stava intervistando.


Le parole siamo noi insomma, e lo sappiamo. Inoltre sono pietre, nel senso che possono fare male, e molto. Se non si scelgono con ponderazione e non si usano con tatto. Anche di questa ponderazione ci riempiamo la bocca da anni, con il linguaggio politically correct: non diciamo più «handicappati» ma «disabili», non più «spazzini» ma «operatori ecologici», non più «negri» ma «neri» o «persone di colore». Per non parlare delle acrobazie linguistico-simboliche con cui cerchiamo di consolare le donne della loro discriminazione sociale ed economica, particolarmente più grave in Italia che in altri paesi sviluppati: «care colleghe e cari colleghi», «care/i colleghe/i», «car* collegh*» e via dicendo. Ma se da un lato ci esercitiamo in circonlocuzioni «politicamente corrette», dall’altro siamo pronti, oggi più di ieri, a usare la lingua in modo sbracato: turpiloquio, espressioni colorite, colloquiali e gergali hanno ormai invaso anche gli ambienti più colti ed elitari – dall’università all’azienda, dalla politica alle istituzioni – nell’idea che «parlare come si mangia» implichi maggiore autenticità ed efficacia del parlar forbito. Un’idea confermata tutti i giorni dai media, specie dalla televisione, dove l’aggressività linguistica è diventata per molti (giornalisti, star, ospiti) un vezzo, un fatto di stile. E in quanto tale fa tendenza e si riproduce ovunque, dai salotti chic ai flaming su internet.


Non è facile trovare un equilibrio fra questi due poli: da una parte, infatti, le formule politicamente corrette non bastano a costruire il rispetto che pretenderebbero di esprimere, ma restano spesso una semplice facciata, dietro alla quale si possono camuffare le peggiori tendenze razziste, omofobe e sessiste; d’altra parte è vero anche che la sciatteria linguistica può implicare sciatteria esistenziale e relazionale: «Chi parla male pensa male e vive male», diceva ancora Nanni Moretti/Michele Apicella. Ma se gli eccessi eufemistici possono cadere nell’ipocrisia, pure la posizione di Moretti corre i suoi rischi, che sono quelli dello snobismo: il mondo è pieno di persone che non hanno potuto dotarsi degli strumenti culturali necessari a raffinare il modo in cui parlano, ma sono ugualmente capaci di pensare e vivere benissimo, vale a dire con autenticità e rispetto per gli altri. Molto più di quanto non facciano certi sapientoni, la cui arroganza – verbale e non – vediamo all’opera tutti i giorni.

E allora, come se ne esce? Come si trova la misura giusta? Purtroppo non c’è una soluzione generale, perché l’attenzione, il senso di opportunità, il rispetto sono sempre relativi al contesto e al momento in cui si esercitano, ma soprattutto alla persona (o persone) a cui sono indirizzati. E oltre che con le parole possono essere trasmessi con l’espressione del volto, il tono della voce e gli atteggiamenti del corpo, con i quali si può confermare ciò che abbiamo detto, ma anche sconfessarlo. Perciò bisogna cercare la misura caso per caso, sempre ricordando che siamo ciò che diciamo e diciamo quel che siamo, ma lo diciamo con un mare di segni, sintomi e indizi ben più vasto delle parole, e lo diciamo anche con l’insieme dei nostri comportamenti e il tessuto delle nostre relazioni. Lo diciamo con tutta la nostra vita.

Giovanna Cosenza
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:


- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà... E per questo, bisognerà che tu la perdoni
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla
- Che la pazienza richiede molta pratica
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo
- Non cercare le apparenze, possono ingannare
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia
- - Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino

PAULO COELHO
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

LA MALEDUCAZIONE ITALIANA RAGIONI E RESPONSABILITÀ


Sembra proprio che il nostro Paese sia in declino. Tutti ne parlano, vengono evocate le ragioni più varie, alcune certamente reali. Una, tuttavia. mi sembra che manchi: nessuno cita la crescente maleducazione, l' arroganza, la mancanza di educazione sociale degli italiani in generale: sembra che nessuno di noi si preoccupi di migliorare un po' se stesso ogni giorno, cosa che farebbe bene al Paese e indurrebbe altri a comportamenti più corretti. Sono spesso all' estero: nessuno è perfetto naturalmente, ma bastano poche ore per avvertire la differenza (in peggio per noi). Perché non aprire un dibattito su questo tema? Massimo Lucchini Gilera Milano Caro Lucchini Gilera, O gni giudizio sulle buone maniere di un intero popolo è una pericolosa generalizzazione. La buona educazione può dipendere anche da particolari circostanze politiche e sociali. Ho vissuto lungamente in Francia e sono stato sempre colpito da quella che i francesi chiamano la «politesse»: un insieme di consuetudini che regolano la vita quotidiana in un Paese in cui tutti, dal patron di una grande impresa al più umile dei suoi dipendenti, sono sempre, l' uno per l' altro, «monsieur». Ma durante la guerra d' Algeria, soprattutto verso la fine degli anni Cinquanta, i francesi erano sgarbati, irritabili e trattavano gli stranieri come altrettanti intrusi. Erano preoccupati per la piega degli eventi e per il modo in cui il conflitto stava avvelenando la loro politica nazionale. In Italia esistono tratti di cortesia, umanità e bonarietà che sono meno evidenti in altri Paesi. Ma la scintilla della cortesia, da noi, scatta generalmente quando due persone scoprono di avere qualcosa in comune: la città d' origine, il gusto per certi passatempi, la frequentazione dello stesso bar, l' amore per la stessa squadra o le stesse idee politiche. Manca invece la cortesia formale, forse meno profonda e sincera, ma utilissima a oliare le ruote della vita quotidiana. Quando entra in un luogo pubblico o ne esce, l' italiano non si preoccupa di tenere aperta la porta per la persona che lo segue. Quando incrocia una persona sulle scale del condominio in cui abita non gli riserva né un sorriso né un cenno del capo. Quando ha fretta e deve farsi strada fra molta gente, non chiede «permesso», non si scusa, non sorride. Quando deve fare la coda non lascia un decoroso spazio fra se stesso e gli altri. Quando discute con un amico o parla al telefono in un luogo pieno d' altre persone, non modera il tono della voce, non cerca di dare agli altri il minore fastidio possibile. E quando guida l' automobile o la motocicletta tratta i passanti come se avessero il dovere di lasciargli il passo. Le persone che arrivano dalla Francia, dalla Germania, dalla Svizzera, dai Paesi scandinavi e dalla Gran Bretagna osservano queste maniere, ne sono sorprese e irritate. La sorpresa e l' irritazione diventano maggiori quando s' imbattono, al contrario, in una cortesia esagerata, invasiva e quasi servile. Dopo essere stati trattati villanamente, diffidano di questa gentilezza eccessiva e temono che nasconda qualche raggiro. Vorrebbero un po' più di educazione e un po' meno di familiarità. Suppongo che psicologi e sociologi potrebbero aiutarci a capire un fenomeno che non ha molto a che vedere con il «declino» di cui discutiamo da qualche anno. A me sembra che sulle cattive maniere di molti italiani pesino alcuni fattori: l' analfabetismo, solo apparentemente sconfitto, la scuola, la famiglia. Due ragioni, in particolare, mi sembrano importanti. La prima è la debolezza della borghesia italiana. Il galateo della vita quotidiana è una invenzione democratica e borghese. Nasce in Gran Bretagna verso la fine del Settecento, si diffonde in Francia, in Germania, in Austria, Svizzera, Ungheria e nei Paesi scandinavi durante l' Ottocento; ed è strettamente legato alla rivoluzione industriale, al ruolo crescente della borghesia negli affari e in politica. In Italia, come in altri Paesi del Mediterraneo e dell' Europa slava, la rivoluzione industriale arriva tardi e non riesce neppure a modificare le più elementari norme della convivenza civile. Sino a pochi anni fa gli ufficiali davano del tu ai soldati e i padroni di casa facevano altrettanto con i loro domestici. La seconda ragione, non meno importante, è lo stile della classe politica e di coloro (sportivi, cantanti, attori, uomini d' affari, artisti, intellettuali) che godono di una certa notorietà, appaiono spesso in pubblico e diventano per questa ragione modelli di comportamento per una parte importante della società. Perché essere educati in un Paese dove le élite (mai parola è stata così male usata) litigano in pubblico, si insultano, usano un linguaggio triviale, raccontano storie ammiccanti e soprattutto fanno un uso feudale del loro potere?

Romano Sergio
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Una dolce tentazione...


Si, nulla da dire, era veramente deliziosa. Tutti, dico tutti, la guardavano con occhio direi quasi "goloso". Chi la chiamava fragolina, chi dolcezza, ma nessuno dico nessuno osava toccarla. Piu' la guardavano piu' si sentivano attirati dalla sua delicatezza, dal leggero profumo, delicato anch'esso, non stucchevole ma fresco e dolce come un frutto nella sua maturita'. Era piuttosto rotondetta e burrosa e Lui la noto' subito proprio per questa sua particolarita'. Non ci penso' due volte, in fondo era il suo compleanno. Se la fece incartare con un bel fiocco , si fece dare quattro candeline per i suoi quarant'anni e se ne ando' felice verso casa….

Grazia
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Uguale
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da Uguale »

Quando sei davanti a due decisioni lancia in aria una moneta, non perchè farà la scelta giusta al posto tuo ma perchè nell'esatto momento in cui essa è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più..

Bob Marley
“Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda ad arrivare. E in questo chiaroscuro, nascono i mostri.”
Antonio Gramsci
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Re: SPIGOLANDO......

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L'angolino del sorriso

Donne

Anche se non pratica del lago, la moglie di un pescatore decide di uscire in barca. Accende il motore e si spinge ad una piccola distanza; spegne, butta l’ancora e si mette a leggere il suo libro.

Arriva una guardia forestale in barca. Si avvicina e le dice:

– Buongiorno, Signora, che cosa sta facendo?
– Sto leggendo un libro, risponde lei (pensando “non è forse ovvio?!”).
– Lei si trova in una zona di pesca vietata, aggiunge la guardia.
– Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo.
– Sì, ma ha tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so, potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto.
– Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale, dice la donna.
– Ma se non l’ho nemmeno toccata!, ribatte la guardia forestale.
– Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
– Le auguro buona giornata, Signora, e la guardia se ne va.

MORALE: Mai discutere con una donna che legge: è probabile che sappia anche pensare.
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Re: SPIGOLANDO......

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"Le parole sono pietre”

è il titolo di un libro di Carlo Levi che evidenzia l’importanza del significato delle parole.

Come una pietra, una parola può ferire o lasciare il segno per sempre sia in senso positivo che negativo. Una parola offensiva detta per sottolineare errori o difetti di chi ci sta vicino crea stati d’animo negativi in chi la riceve. Se poi queste parole vengono ripetute giornalmente in maniera continua a una persona, possono farla stare male soprattutto se questa è sensibile. Mi sono chiesta perché uno o più persone tendono ad offendere un’altra con le parole. Lo possono fare per difendersi, o per antipatia, o per cattiveria, o perché non riflettono abbastanza sulle conseguenze, semplicemente perché immature o non educate abbastanza. Chi usa parole offensive e inopportune può provocare anche conseguenze gravi in chi le riceve, conseguenze che rimangono per sempre. Ricevere continuamente offese comporta dispiacere, perdita dell’autostima, fino al cambiamento del carattere. Una parola può unire e creare dei buoni rapporti tra le persone o separare e rompere questi rapporti. Come una parola offensiva può danneggiare una persona, così una parola gentile, di gratitudine e di affetto può influenzare positivamente una persona per tutta la giornata o per tutta la vita. Quindi è importante riflettere prima di parlare.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

grazia ha scritto: 4 mag 2020, 9:42 "Le parole sono pietre”

è il titolo di un libro di Carlo Levi che evidenzia l’importanza del significato delle parole.

Come una pietra, una parola può ferire o lasciare il segno per sempre sia in senso positivo che negativo. Una parola offensiva detta per sottolineare errori o difetti di chi ci sta vicino crea stati d’animo negativi in chi la riceve. Se poi queste parole vengono ripetute giornalmente in maniera continua a una persona, possono farla stare male soprattutto se questa è sensibile. Mi sono chiesta perché uno o più persone tendono ad offendere un’altra con le parole. Lo possono fare per difendersi, o per antipatia, o per cattiveria, o perché non riflettono abbastanza sulle conseguenze, semplicemente perché immature o non educate abbastanza. Chi usa parole offensive e inopportune può provocare anche conseguenze gravi in chi le riceve, conseguenze che rimangono per sempre. Ricevere continuamente offese comporta dispiacere, perdita dell’autostima, fino al cambiamento del carattere. Una parola può unire e creare dei buoni rapporti tra le persone o separare e rompere questi rapporti. Come una parola offensiva può danneggiare una persona, così una parola gentile, di gratitudine e di affetto può influenzare positivamente una persona per tutta la giornata o per tutta la vita. Quindi è importante riflettere prima di parlare.
Se avessimo tutti il grande senso dell' ironia, il nostro EGO non accetterebbe stupidamente di farsi male.
Se le parole altrui MI OFFENDONO, vuol dire che non ho molta considerazione di me.
https://youtu.be/MuaJdM5JKzs
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

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Ironia: arma vincente nella societa’ e toccasana per una vita a colori


Fu Freud che per primo ha analizzato la valenza ironica nel comportamento umano e la sua valutazione psicologica non si distanzia dalla ironia filosofica, che parte da una capacità autoironica, che serve per iniettare una dose dubitativa nella persona con cui si dialoga.

Che cosa è l’ammissione di ignoranza di Socrate se non l’abbattimento di ogni certezza per pervenire ad una verità più consapevole?

L’ignoranza socratica serve per mettere l’interlocutore nella possibilità di rivisitare le proprie idee, rianalizzarle e trovare nuove risposte che, ahimè, si davano per scontate. L’ironia, che è pure la capacità di ridere delle proprie convinzioni, da a chi la pratica una connotazione di simpatia umoristica, forse momentaneamente destabilizzante, ma che certamente porta ad una sdrammatizzazione benevola di quegli atteggiamenti saccenti di tante persone, afflitte da stupida delirante onnipotenza e che, se invece imparano ad usarla, possono recuperare la propria dimensione umana, fatta di umiltà e scevra da ogni residuo di superiorità intellettuale. Come dice Fulvio Fiori, noto autore di aforismi, “l’ironia è il sale della vita, il pepe, il pinzimonio; è il colore essenziale della gioia del distacco, della capacità di ridere, di sorridere, di guardare le cose da un punto di vista disincantato; l’ironia consente di non aderire al dramma, consente di sdrammatizzare, per l’appunto, di alleggerire, di guardare i problemi appesi a un palloncino, il che aiuta sicuramente a risolverli”.

L’ironia è sempre bonaria e mai cattiva, altrimenti sfocerebbe nel sarcasmo che, diversamente, tende alla ridicolizzazione ed alla annientamento del dialogante. Al contrario, deve essere adoperata con intenti migliorativi e mai dispregiativi. L’ironia aiuta a conoscersi e conoscere meglio e, laddove riesce a far ridere anche delle proprie posizioni valutative (ridersi addosso), facilita i rapporti umani, che devono poggiare su una parità intellettuale e mai su una pretesa superiorità.

Ecco perché Freud sosteneva che “l’uomo ridendo si libera da inibizioni e rimozioni, mette temporaneamente a tacere l’istanza della censura, offre una valvola di sfogo all’aggressività”. L’ironia va supportata da un sorriso, che non è quello di chi mostra semplicemente i denti ma di chi, con dolcezza, bussa con discrezione ad una porta e non la sfonda per entrare con prepotenza. L’ironia è certamente un’arma vincente per chi vuole aprirsi agli altri e non abbrutirsi nella presunzione della propria autosufficienza. Ovviamente deve essere una ironia naturale, deve appartenere al proprio abito mentale e mai forzata, per semplice esibizione caratteriale, questa sì che infastidisce perché non poggia su una profondità di pensiero ma sulla vacuità del nulla. Riepilogando è ironico chi prende coscienza dei propri limiti, chi non si prende troppo sul serio, chi sa applicarla su sé stesso (autoironia), chi sa che le proprie idee sono discutibili e suscettibili di modifica.

Il contrasto aprioristico, la battuta tagliente, l’intolleranza verbale, lo sguardo sprezzante ed una antipatica presunzione sono i sintomi di una società che ha perduto il senso dell’ironia.

Aldo di Mauro*

*Scrittore, poeta, filosofo
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

L'EDUCAZZIONE" (Trilussa)

Ce fu una Mosca che me se posò
su un pasticcio de gnocchi, io la cacciai:
ma quella, si! scocciante più che mai,
fece un giretto ar sole e ritornò.
“Sciò!” je strillavo, “sciò!...
ché, se t’acchiappo, guai!
Se fussi una farfalla, embé, pazzienza,
Ché armeno, quelle, vanno su le rose:
ma tu che te la fai
su certe brutte cose, è ‘na schifenza!...”

La Mosca me rispose: “Avrai raggione,
ma la corpa è un po’ tua che da principio
nun m’hai saputo da’ l’educazzione.

La trovo giusto che me cacci via
se vado su la robba che te piace,
ma nun me spiego che me lasci in pace
quanno me poso su la porcheria!”
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Re: SPIGOLANDO......

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Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
-- Elli Michler
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Re: SPIGOLANDO......

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Vigliaccheria o Intelligente Buonsenso?

Nei pressi di Tokio viveva un grande samurai,
molto vecchio, che si era dedicato all’insegnamento
del Buddismo Zen ai giovani.

Malgrado la sua età si mormorava che era ancora
capace d’affrontare qualsiasi avversario

Un giorno giunse un guerriero famoso per la sua
mancanza di scrupoli. Era celebre per la sua tecnica
di provocazione : aspettava che il suo avversario
facesse la prima mossa e, grazie alla sua rara
capacità di reazione, approfittando degli errori
dell’avversario, contrattaccava con la rapidità di
un lampo.

Questo giovane e impaziente guerriero non aveva
mai perso un combattimento e conoscendo la
reputazione del vecchio samurai, era venuto per
batterlo e accrescere la sua fama.

Gli allievi si erano opposti tutti a questa idea, ma
il vecchio maestro accettò la sfida.

Si riunirono nella piazzetta del villaggio e il giovane
guerriero cominciò ad insultare il vecchio maestro.

Gli lanciava delle pietruzze, gli gridava sul viso ogni
tipo di offesa conosciuta, comprese quelle riguardanti
gli antenati.

Per molte ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio
restò impassibile. Al cadere della notte sentendosi
stanco ed umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò.

Delusi d’aver visto il Maestro accettare impassibile
tutti quegli insulti e provocazioni, gli allievi chiesero
al Maestro:

- Come avete potuto sopportare tali indegnità ? Perchè
non vi siete servito della vostra spada pur sapendo che
potevate perdere il combattimento, invece d’esibire la
vostra vigliaccheria davanti a tutti noi ?

- Se qualcuno vi offre un regalo e voi non l’accettate
a chi appartiene il regalo? – Domandò allora il vecchio
samurai.

- A colui che l’ha offerto - risposero gli allievi

- Questo vale anche per l’invidia, la rabbia e gli insulti
– disse il Maestro, - Quando non vengono accettati, essi
appartengono sempre a colui che li porta dentro il cuore.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

""Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente,
è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo,
di ogni donna, di ogni persona.
Un popolo è fatto di uomini, donne, persone,
ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere, di decidere per se stessa;
e non si cessa di scegliere, di decidere,
perché non si è né generali né ricchi né potenti.""
-- Oriana Fallaci
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Re: SPIGOLANDO......

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Monologo di Marlon Brando in Apocalypse Now


Di grande effetto il famoso monologo che è diventato un pietra miliare della filmografia di tutti i tempi:

“Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non ha il diritto di chiamarmi assassino.
Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di fare questo, ma non ha il diritto di giudicarmi. E’ impossibile trovare le parole …. per descrivere, ciò che è necessario, a coloro che non sanno ciò che significa l’ orrore.
L’ orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l’ orrore.
Orrore e terrore morale sono i tuoi amici, ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere, sono dei veri nemici.
Ricordo quando ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa, andammo in un campo, per vaccinare dei bambini, lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio.
Più tardi venne un vecchio correndo a richiamarci, piangeva, era cieco, tornammo al campo.
Erano venuti i vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato .
Erano in un mucchio, mucchio di piccole braccia, e .. mi ricordo che ho pianto, pianto come… come una madre, volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel che volevo fare .
Io voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo, non voglio mai dimenticarlo.
Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito, colpito da un diamante, una pallottola di diamante in piena fronte, e ho pensato …. mio Dio, che genio c’è in questo… che genio, che volontà per far questo.
Perfetto, genuino, completo, cristallino, puro .
E così mi resi conto che loro erano più forti di noi, perché loro lo sopportavano .
Questi non erano mostri . Erano uomini, quadri addestrati, uomini che combattevano col cuore, che hanno famiglia, che fanno figli, che sono pieni d’ amore, ma che avevano la forza… la forza di far questo….
Se io avessi 10 divisioni di questi uomini, i nostri problemi qui, si risolverebbero molto rapidamente.
Bisogna avere uomini con un senso morale, ma che allo stesso tempo siano capaci di … utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passioni, senza discernimento ……
Senza discernimento .
Perché è il voler giudicare che ci sconfigge ”

Questo grandioso monologo non è rintracciabile nella sceneggiatura del film perché è frutto dell'improvvisazione di Marlon Brando che sì basò grossomodo sul copione originale, ma che infine optò per il proprio estro e il proprio talento.
Si racconta che Brando e Coppola si ritirarono durante le riprese per almeno venti giorni su una barca per studiare le battute e il personaggio di Kurtz.
Ne uscì uno dei monologhi più famosi del cinema moderno, sull'orrore nella sua dimensione più spietata e vera, quello che a detta di Kurtz trasforma "i mostri in uomini"
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Re: SPIGOLANDO......

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"Una dolorosa perdita..."

A dire il vero non si sentiva molto bene e quell’ambiente non
lo metteva comunque a suo agio, anzi da sempre, si può dire,
non c’era volta che appena entrato non provasse una
incomprensibile voglia di darsela a gambe, il più in fretta
possibile. Anche adesso un senso di mancamento lo indusse
verso la poltrona che lo accolse tremante e al limite dello
svenimento. Chiuse gli occhi abbacinato da una luce prepotente,
cerco di rilassarsi e per un attimo si senti come perduto,
vuoto, insensibile a tutto. Ma una mano lo scosse. Apri gli occhi
e vide il suo molare , ormai vinto e reso impotente, nelle mani
del dentista…..

Grazia
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