SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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Ovidio
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da Ovidio »

grazia ha scritto: 17 dic 2020, 8:51 INDOVINA CHI....

tentativo di sfatare l'immagine del consulente lontano dalla realtà, teorico e incapace....

Un pastore stava pascolando il suo gregge di pecore, in un pascolo decisamente lontano e isolato quando all'improvviso vede avvicinarsi una BMW nuova fiammante che avanza lasciandosi dietro una nuvola di polvere.
Il guidatore, un giovane in un elegante abito di Versace, scarpe Gucci, occhiali Ray Ban e cravatta Yves Saint Laurent rallenta, si sporge dal finestrino dell'auto e dice al pastore: "Se ti dico esattamente quante pecore hai nel tuo gregge, me ne regali una?" Il pastore guarda l'uomo, evidentemente uno y.uppie, poi si volta verso il suo gregge e risponde con calma: "Certo, perché no?" A questo punto lo y.uppie posteggia l'auto, tira fuori il suo computer portatile della Dell e lo collega al suo cellulare della A T& T. Si collega a internet, naviga in una pagina della NASA, seleziona un sistema di navigazione satellitare GPS per avere un'esatta posizione di dove si trova e invia questi dati a un altro satellite NASA che scansiona l'area e ne fa una foto in risoluzione ultradefinita. Apre quindi un programma di foto digitale della Adobe Photoshop ed esporta l'immagine a un laboratorio di Amburgo in Germania che dopo pochi secondi gli spedisce un e-mail sul suo palmare Palm Pilot confermando che l'immagine è stata elaborata e i dati sono stati completamente memorizzati. Tramite una connessione ODBC accede a un database MS-SQL e su un foglio di lavoro Excel con centinaia di formule complesse carica tutti i dati tramite e-mail con il suo Blackberry. Dopo pochi minuti riceve una risposta e alla fine stampa una relazione completa di 150 pagine, a colori, sulla sua nuovissima stampante HP LaserJet iper-tecnologica e miniaturizzata, e rivolgendosi al pastore esclama: "Tu possiedi esattamente 1586 pecore".
"Esatto, ed ora puoi prenderti la tua pecora" dice il pastore e guarda il giovane scegliere un animale che si appresta poi a mettere nel baule dell'auto.
Il pastore quindi aggiunge: "Hei, se indovino che mestiere fai, mi restituisci la pecora?". Lo y.uppie ci pensa su un attimo e dice: "Okay, perché no?" "Sei un consulente" dice il pastore. "Caspita, è vero - dice il giovane - come hai fatto a indovinare?" "Beh non c'è molto da indovinare, mi pare piuttosto evidente - dice il pastore - sei comparso senza che nessuno ti cercasse, vuoi essere pagato per una risposta che io già conosco, a una domanda che nessuno ti ha fatto e non capisci un c.zzo del mio lavoro. Ora restituiscimi il cane!"
Questa sì che è divertente!
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

KANT: LA BELLEZZA
il bello è ciò che piace secondo il giudizio di gusto


Kant nella Critica del Giudizio ha detto che la bellezza non è propriamente dell’oggetto, ma scaturisce dal rapporto tra soggetto e oggetto. La bellezza è quella proprietà che attribuiamo alle cose, valutandole in rapporto al sentimento di piacere o dispiacere che le loro immagini suscitano in noi: «Bello è pertanto ciò che piace secondo il giudizio di gusto». Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana in campo estetico.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

COLPO DI FULMINE...

La guardava estasiato, l'aveva tanto desiderata,
che quasi quasi non credeva ai suoi occhi. Ed
invece si, Lei era li accanto a lui splendida ,
desiderabile come non mai. Il suo aspetto reso
possente dalla sua sfolgorante bellezza
lo intimidiva, gli incuteva quasi un senso di
timore e di inadeguatezza. Quante notti aveva
trascorso insonne, con quel chiodo fisso nella
testa, “la voglio, la voglio” “la faro' mia a
qualunque costo", a "qualunque prezzo”. Quanti
giorni aveva trascorso in sua adorazione mentre
Lei sdegnosa e indifferente esibiva la sua bellezza
davanti a tutti. L'abbraccio' ancora una volta con
lo sguardo, consegno' l'assegno al concessionario,
mise in moto e con un rombo feroce, quasi un urlo
di felicita' volò via con la sua Yamaha....

G.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Rousseau (Contratto
sociale)


""Nessun uomo ha un'autorità naturale sul proprio
simile.
Ne consegue che nessuna autorità può essere legittima,
se è
istituita o se viene esercitata senza il consenso
di coloro che vi sono
sottomessi: Non vi è che
una sola legge che, per sua natura, esiga un
consenso
unanime; ed è il patto sociale, perché l'associazione civile
è
l'atto più volontario del mondo; essendo ogni uomo NATO
LIBERO e padrone
di se stesso, nessuno può, sotto qualsiasi
pretesto, assoggettarlo senza il
suo consenso.>"


Le istituzioni politiche valgono quanto

valgono gli uomini che esse avranno saputo formare.
[..]gli uomini
moderni devono in gran parte la loro
corruzione alla stoltezza e
all'inettitudine
delle loro istituzioni.[..]è certo che i popoli
sono
alla lunga ciò che il governo li fa essere,
cittadini, uomini, quando lo
vuole; plebee canaglia
quando così gli piace.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Donne

Anche se non pratica del lago, la moglie di un pescatore decide di uscire in barca. Accende il motore e si spinge ad una piccola distanza; spegne, butta l’ancora e si mette a leggere il suo libro.

Arriva una guardia forestale in barca. Si avvicina e le dice:

– Buongiorno, Signora, che cosa sta facendo?
– Sto leggendo un libro, risponde lei (pensando “non è forse ovvio?!”).
– Lei si trova in una zona di pesca vietata, aggiunge la guardia.
– Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo.
– Sì, ma ha tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so, potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto.
– Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale, dice la donna.
– Ma se non l’ho nemmeno toccata!, ribatte la guardia forestale.
– Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
– Le auguro buona giornata, Signora, e la guardia se ne va.

MORALE: Mai discutere con una donna che legge: è probabile che sappia anche pensare.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

LA LEGGENDA DELL'ONDA E DEL MARE


Un giorno l’onda chiese al mare: “mi vuoi bene?”.
Ed il mare le rispose:
“Il mio bene è così forte che ogni volta che t’ allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l’essenza del mio esistere”.
L’onda fu felice. Tra le braccia del mare.
Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose.
Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé.
Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l’onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l’onda potesse assaporare anch’ essa quella precarietà che rende le cose preziose.
L’onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni.
E fanno finta che sarà l’ultima volta che l’onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi.
Nel sogno di un bene senza fine.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

"La Solitudine
è una compagna
molto attenta e discreta;
un'amica dolcissima,
disponibile e preziosa
che spesso ti intrattiene
e ti ascolta silenziosa....."

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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

(..)Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento
con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno
munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare.
Attraverso lo steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi
ci tengono d’occhio. Corro e busso alla porta di un’isba. Entro. Vi sono dei
soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul
berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando
attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio da una zuppiera comune.
E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria. – Mnié khocetsia iestj [Vorrei
mangiare], – dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie
di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io
faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio.
Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano.
I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio
nel piatto. E d’ogni mia boccata. – Spaziba [grazie] – dico quando ho finito. E
la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. – Pasausta [prego] – mi risponde con
semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel
vano dell’ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è
venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo
di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco. Così è
successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale
di quella naturalezza che una volta dev’esserci stata tra gli uomini. Dopo la
prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né
alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche
i russi erano con me, lo sentivo. In quell’isba si era creata tra me e i soldati
russi, e le donne e i bambini un’armonia che non era un armistizio. Era qualcosa
di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l’uno per l’altro.
Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare
uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io
spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci
ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini
specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà
succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un
modo di vivere.

Mario Rigoni Stern, Il sergente nella
neve,


--------
il "costume", il "modo di vivere" ,si
trasmettono come ci hanno insegnato
i nostri vecchi, più con l'esempio che con
la parola....
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Ovidio
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da Ovidio »

grazia ha scritto: 20 dic 2020, 17:51 (..)Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento
con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno
munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare.
Attraverso lo steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi
ci tengono d’occhio. Corro e busso alla porta di un’isba. Entro. Vi sono dei
soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul
berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando
attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio da una zuppiera comune.
E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria. – Mnié khocetsia iestj [Vorrei
mangiare], – dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie
di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io
faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio.
Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano.
I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio
nel piatto. E d’ogni mia boccata. – Spaziba [grazie] – dico quando ho finito. E
la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. – Pasausta [prego] – mi risponde con
semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel
vano dell’ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è
venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo
di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco. Così è
successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale
di quella naturalezza che una volta dev’esserci stata tra gli uomini. Dopo la
prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né
alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche
i russi erano con me, lo sentivo. In quell’isba si era creata tra me e i soldati
russi, e le donne e i bambini un’armonia che non era un armistizio. Era qualcosa
di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l’uno per l’altro.
Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare
uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io
spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci
ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini
specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà
succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un
modo di vivere.

Mario Rigoni Stern, Il sergente nella
neve,


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il "costume", il "modo di vivere" ,si
trasmettono come ci hanno insegnato
i nostri vecchi, più con l'esempio che con
la parola....
Un bel testo!
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da albatros »

Ma Cottard non sorrideva. Voleva sapere se si poteva immaginare che in città la peste non avrebbe cambiato niente e che tutto sarebbe ripreso come prima, cioè come se non fosse successo niente. Tarrou pensava che la peste avrebbe cambiato la città e nel contempo non 1’avrebbe cambiata, che naturalmente il più grande desiderio dei nostri concittadini era e sarebbe stato fare come se non fosse cambiato niente e che, quindi, in un certo senso niente sarebbe cambiato, ma in un altro senso non è possibile dimenticare tutto, anche con la debita forza di volontà, e la peste avrebbe lasciato delle tracce, perlomeno nel cuore degli uomini.

("La peste", di Camus)
Ci saranno sempre degli Eschimesi pronti a dettar norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Spicchi di luna.........letterari


brano da
"Casa Howard"
di Edward Morgan Forster



Osservò una chiazza di luce lunare sul pavimento del loro alloggio e, come accade talvolta quando la mente è sovraccarica, si addormentò per quello che era il resto della camera, ma rimase sveglio con riferimento alla chiazza di luce lunare. Orribile! Poi cominciò uno di quei dialoghi disintegranti. Una parte di lui diceva: "Perché orribile? È normale luce della luna." "Ma si muove." "Così fa la luna." "Ma è un pugno chiuso." "Perché no?" "Ma sta per toccarmi." "Lascialo fare." E, come acquistando velocità, la macchia corse su per la coperta. Presto apparve un serpente azzurro; poi un altro, parallelo a questo. "C'è vita sulla luna?" "Naturalmente." "Ma io pensavo fosse disabitata." "Non dal Tempo, dalla Morte, dal Giudizio e dai serpenti più piccoli." "I serpenti più piccoli", disse Leonard con voce alta indignata. "Che idea!" Con lacerante sforzo di volontà divenne conscio del resto della stanza. Jacky, il letto, il loro cibo, i vestiti sulla sedia, gradualmente entrarono nella sua coscienza e l'orrore svanì verso l'esterno, come un cerchio che si allarga sull'acqua.
Lei respirava regolarmente. La macchia di luce uscì dalla coperta a strisce e cominciò a coprire lo scialle posato sopra i piedi di lei. Perché aveva avuto paura? Andò alla finestra e vide la luna che tramontava nel cielo sereno. Vide i suoi vulcani e le distese splendenti che un errore grazioso ha chiamato mari. Impallidivano, perché il sole che li aveva illuminati stava venendo a illuminare la terra. Mare della serenità, Mare della Tranquillità, Oceano delle Tempeste lunari, si fusero in una goccia lucente, che doveva scivolare nella sempiterna aurora. E lui aveva avuto paura della luna!

§§§§§

"Gita al Faro",
Virginia Woolf


Gli alberi autunnali splendono nella dorata luce lunare, allo splendore delle lune di settembre, lo splendore che matura l'energia dei contadini, addolcisce le stoppie, e conduce l'onda azzurra a lambire la riva.
Era una notte meravigliosa, piena di stelle; mentre salivano si sentivano le onde; la luna li stupì, enorme, pallida, quando passarono davanti alla finestra delle scale.

§§§§§


"Il dottor Živago"
Boris Pasternak


[..] Dietro i nidi di corvo del giardino si alzò un'enorme luna nero-rossastra. Dapprima simile al mulino di mattoni di Zybúšino, divenne poi gialla come la pompa di acqua della stazione Birjuči.

[..] La luna era già alta nel cielo. Tutto era soffuso della sua luce densa come biacca.

[..] La notte illuminata dalla luna era stupefacente, come la misericordia o come il dono della chiaroveggenza.

[..] Fra le colonnine del campanile della chiesa che sorgeva proprio davanti alla finestra, si mostrò una chiara luna piena. Quando la sua luce cadde dentro la valigia, sulla biancheria, i libri e gli oggetti da toilette, tutta la stanza parve illuminata diversamente ed egli la riconobbe.

[..] La luce della luna piena fasciava la radura nevosa con una vischiosità tattile d'albume o di biacca. La sontuosità della notte di gelo era indescrivibile.

[..] Proprio sulla cima del tetto, come infissa con un'estremità nella neve, una giovane mezza luna, appena sorta, stava immobile nel cielo e ardeva d'una grigia brace.
[...] E la giovane luna splendeva davanti a lui, quasi al livello della sua faccia, come un presagio di addio, un'immagine di solitudine.
[...] E la luna stava sempre lì, sopra la legnaia ad ardere senza scaldare, a risplendere senza illuminare.

§§§§§

"Il Signore delle Mosche",
William Golding


Un'unghia di luna si alzò sull'orizzonte, appena grande abbastanza per fare una striscia di luce lì dove toccava il mare; ma c'erano altre luci nel cielo, che si muovevano veloci, ammiccavano o si spegnevano, benché della battaglia combattuta a dieci miglia d'altezza non arrivasse nemmeno il più piccolo rumore.

§§§§§

"Se una notte d'inverno un viaggiatore",
Italo Calvino




Era un autunno sereno; approssimandosi il plenilunio di novembre mi trovai a discorrere un pomeriggio con Makiko riguardo al luogo più adatto per osservare la luna tra i rami degli alberi. Io sostenevo che nell'aiola sotto il ginko il riflesso sul tappeto di foglie cadute avrebbe diffuso il chiarore lunare in una luminosità sospesa. [...] La ragazza replicò che era da preferire il laghetto, in quanto la luna autunnale, quando la stagione è fredda e secca, si specchia sull'acqua con contorni più netti di quella estiva, spesso alonata di vapori.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

IL CONGRESSO DEI TOPI
Jean de La Fontaine


Un gatto chiamato Rodilardo faceva tale strage di topi che non se ne vedevano quasi più intorno, tanto grande era il numero di quelli che aveva mandato alla sepoltura. I pochi rimasti., mancando loro il coraggio di lasciare i rifugi in cui si celavano, erano ridotti a non mangiare nemmeno il quarto di ciò che occorreva loro per sfamarsi e Rodilardo era considerato fra quella povera gente, non un gatto, ma un vero e proprio demonio.

Un giorno però, quel gatto si mise in viaggio per certe sue private faccende e, approfittando di questa lontananza, i topi superstiti si riunirono a congresso per discutere e trovare un rimedio al grande pericolo che li sovrastava. Dichiarata aperta la seduta, il decano, vecchio topo noto per la sua prudenza, espose che, a suo parere, si sarebbe dovuto trovare il modo di attaccare al più presto un sonaglio al collo di Rodilardo. Così, quando costui si sarebbe avviato alla solita caccia di roditori, i topi, preavvertiti dal suono avrebbero fatto in tempo a rifugiarsi nei loro buchi. Non sapeva suggerire altro ripiego migliore di questo e tutti i congressisti condivisero il saggio parere del signor decano.

La difficoltà consisteva nel fatto di riuscire ad appendergli il sonaglio al collo:
Uno disse: “Io non ci vado; fossi pazzo!”.
Un altro mormorò: “Non me ne sento capace”.
La seduta fu sciolta senza venire a capo di nulla.


Ne ho visti anch’io di simili congressi che si sono riuniti per non approdare ad un bel niente. Congressi non di topi, ma di scienziati, e persino capitoli di canonici. Non mancano i buoni consiglieri quando si deve discutere, ma se si tratta di eseguire le decisioni prese, allora tutti si ritraggono indietro con qualunque pretesto.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

TRILUSSA
ER PRESEPIO


” Ve ringrazio del core, brava gente,
pe’ li presepi che me preparate;
ma, che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore nun capite gnente…..
Pe’ st’amore so nato e ce so morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascorto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cia er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
er presepe più ricco e costoso
è cianfrusaja che nun dà valore.”
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nerorosso
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da nerorosso »

grazia ha scritto: 23 dic 2020, 18:59 TRILUSSA
ER PRESEPIO


” Ve ringrazio del core, brava gente,
pe’ li presepi che me preparate;
ma, che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore nun capite gnente…..
Pe’ st’amore so nato e ce so morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascorto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cia er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
er presepe più ricco e costoso
è cianfrusaja che nun dà valore.”
Grazia cara, mi stai facendo scoprire, e anche amare, Trilussa.

Tanti auguri Grazia. LoveHeart
SLAVA ROSSIJA!!! 🇷🇺
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

TRILUSSA
Natale 1915

***

Bentornato, Gesù Cristo.

Puro ‘st’anno hai ritrovati,

tutti l’ommini impegnati,

ne lo stesso acciaccapisto.

Se sbranamo come cani,

se scannamo tutti quanti,

pe tre grinte de briganti,

mascherati da sovrani.

Mentre er Turco fa da palo

uno rubba, l’antro impicca.

Maledetta sia la cricca,

che cià fatto ‘sto regalo.

***

Tu, ch’hai sempre messo in pratica

la dottrina de l’amore

e nun mascheri er dolore

pe raggione dipromatica,

che ne penzi de ‘sti ladri

che ficcarono l’artiji

ne l’onore de le madri,

ne la carne de li fiji?

Che ne penzi, Gesù mio,

de chi appoggia sottomano

la ferocia d’un sovrano

che bombarda puro Iddio?

***

Fa’ in magnera, Gesù bello,

che ‘na scheggia de mitraja,

spacchi er còre a la canaja

ch’ha voluto ‘sto macello.

Fa’ ch’armeno l’impresario

der teatro de la guera

possa vede sottotera,

la calata der sipario.

Fa’ ch’appena libberato,

da li barbari tiranni,

ogni popolo commanni,

ne la patria ‘ndov’è nato.

***

Quanno un giorno azzitteremo

sin a l’urtimo cannone,

ch’imponeva la raggione

d’un re matto e un re scemo,

solo allora avranno fine

tante infamie e tante pene,

fischieranno le sirene

fumeranno l’officine.

E, tornata l’armonia,

su ‘na base più sicura,

resteremo (finché dura)

tutti in pace … E così sia.

***
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