SPIGOLANDO......

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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Buona giornata!

Esopo - L'inverno e la primavera


La Primavera e l'Inverno sono due stagioni
completamente opposte che non sono mai
riuscite a trovare la corretta armonia pe
r andare d'accordo. Fortunatamente esse
non devono convivere, infatti, quando
compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.

Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a
faccia con la giovane signorina Primavera.
L'anziana stagione, con quella sua aria
sapiente prese a dire: «Mia cara amica,
tu non sai essere decisa e determinata.
Quando giunge il tuo periodo annuale,
le persone e gli animali ne approfittano
per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle
loro tane e si riversano in quei prati che tu,
con tanta premura, hai provveduto a far
fiorire. Essi strappano i giovani arbusti,
calpestano senza pietà l'erba e assorbono
ogni sorso di quel sole splendente che,
col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti
vengono ignobilmente raccolti e divorati
e infine, con il baccano e la cagnara che
tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare
in pace. Invece io incuto timore e rispetto
con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente
si rintana in casa e non esce quasi mai per
paura del brutto tempo e così mi lascia riposare
tranquillo.»

La bella e dolce Primavera, colpita da quelle
parole, rispose: «Il mio arrivo è desiderato
da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi
nemmeno immaginare cosa significhi essere
tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima
che non potrai mai provare perché con il
freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori
più caldi si raggelano.»

L'inverno non disse più niente e si fermò a
riflettere. Forse, essere ammirati ed amati
dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione.

Per ottenere rispetto ed amore non serve essere
prepotenti usare la forza delle male parole,
la maldicenza per intimorire, invece i migliori
risultati si ottengono con la dolcezza delle buone
maniere, con l'umiltà e la tolleranza..
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Re: SPIGOLANDO......

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Le età della vita

Nella cultura occidentale, questo tema affonda le sue radici nel racconto mitologico dell’incontro di Edipo con la Sfinge e l’interesse a esso legato vanta ormai una lunga e solida tradizione. Infatti, già i greci e i romani, da Pitagora a Cicerone, avevano suddiviso le stagioni della vita in fasce ben precise. I Padri della Chiesa hanno poi sviluppato questo schema in chiave simbolica e allegorica. Lo ha fatto ad esempio Ambrogio, nel De Abraham, passando in rassegna le quattro età dell’uomo, e lo ha fatto Agostino nel De civitate Dei, assimilando le età della storia alle età della vita umana, una per ognuno dei sei millenni in cui la storia era stata modellata in riferimento ai sei giorni della creazione.La riflessione sulle età della vita ha continuato a occupare un posto rilevante anche nei trattati medievali, quando i pensatori cristiani, a imitazione dei Padri, non solo le hanno messe in relazione con le età della storia della salvezza, ma le hanno anche rilette in corrispondenza con i mesi o le stagioni, come attestano ancora le rappresentazioni figurative dell’arte medievale. Sul portale della Vergine, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, ad esempio, le figure che indicano le fasi della vita umanasono messe in parallelo con il susseguirsi delle stagioni e i simboli dello zodiaco. Le immagini dei mesi, poi, convergono verso la figura centrale della Madre di Dio, che porta in braccio il Salvatore, come a sottolineare che i ritmi della vita hanno il loro centro nel tempo della salvezza. Nel Battistero di Parma, invece, Benedetto Antelami, riprendendo un’esegesi già nota, mette in rapporto le età dell’uomo con la parabola evangelica degli operai della vigna (Mt20,1-16), per mostrare come la salvezza possa essere accolta nelle diverse stagioni della vita. Solo pochi decenni più tardi, nella cripta della cattedrale di Anagni, gli affreschi che ornano una volta, presentano le quattro età dell’uomo (pueritia, adolescentia, iuventuse senectus), in una relazione complessa con le quattro stagioni, i quattro elementi e i quattro temperamenti, secondo lo schema della mundi contaminatio, del Timeodi Platone.Tutta questa corrente di pensiero arriva fino a Dante, il quale, nel Convivio,scrive ancora: «Dico che la umana vita si parte per quattro etadi. La prima si chiama Adolescenzia, cioè “accrescimento di vita”; la seconda si chiama Gioventute, cioè “etate che puote giovare”, cioè perfezione dare, e così s’intende perfetta -ché nullo puote dare se non quello ch’elli ha -; la terza si chiama Senettute; la quarta si chiama Senio» (Convivio4,24). Così, il poeta segue il germogliare della beatitudine della vita contemplativa, che si dirama nelle varie potenze dell’anima, portandole verso le perfezioni che si addicono a ciascuna delle età della vita umana: quattro come quattro sono le stagioni, perché «a ciascuna parte de la nostra etade è data stagione a certe cose» (4,27). Questa tradizione passa poi alla cultura rinascimentale che, recuperando la concezione astrologica del mondo antico, torna a suddividere le età della vita in un numero variabile di momenti emblematici, corrispondenti ai sette pianeti, ai dodici mesi dell’anno o ai dodici segni dello zodiaco, alle quattro stagioni o alle tre fasi del giorno. Un tema pittorico che in quest’epoca è destinato a riscontrare successo all’interno dei circoli colti è la rappresentazione delle età della vita attraverso scene allegoriche o tripli ritratti, come nell’Allegoria della Prudenzao nelle Tre età dell’uomodi Tiziano, il cui schema tripartito risale all’enigma di Edipo.

A. Montanari
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Re: SPIGOLANDO......

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LE STAGIONI DELLA VITA

E venne il tempo dell’asfodelo,
della mimosa,
della rosa odorosa,
degli sguardi acerbi,
degli abbracci inermi
nella via silenziosa……

E venne il tempo del melograno,
della spiga matura,
del sentimento che dura
e ti tiene per mano
guardando lontano
oltre il melograno che
ti sfiora…..

E venne il tempo dell’uva matura,
della castagna nascosta
tra le foglie del bosco,
del profumo di mosto,
della terra smossa,
del seme gettato nel solco arato,
del cuore sfinito da un amore finito
da un affetto trovato…….

E verrà il tempo del cielo grigio,
della neve bianca,
della mano stanca che trema un poco;
delle speranze perdute,
dei rimpianti cocenti,
del buio angoscioso che ti darà riposo
e ti porta via………

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Re: SPIGOLANDO......

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I quattro figli e il giudizio frettoloso


Un uomo aveva quattro figli.
Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano.
Il primo figlio andò là in Inverno,
il secondo in Primavera,
il terzo in Estate,
e il quarto, in Autunno.
Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.
Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.
Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.
Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.
L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.
L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero.
Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona,
per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere,
l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.
Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera,
la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno.
Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile.
Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti!
Vivi ogni tua stagione con gioia.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

grazia ha scritto: 5 mag 2021, 18:13 I quattro figli e il giudizio frettoloso


Un uomo aveva quattro figli.
Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano.
Il primo figlio andò là in Inverno,
il secondo in Primavera,
il terzo in Estate,
e il quarto, in Autunno.
Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.
Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.
Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.
Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.
L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.
L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero.
Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona,
per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere,
l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.
Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera,
la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno.
Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile.
Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti!
Vivi ogni tua stagione con gioia.
Altro stupendo messaggio SIMBOLICO che possiamo leggere nella BIBBIA scritta da Madre Natura! Smiling
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

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lE COSE CHE HO IMPARATO NELLA VITA Paulo Coelho


Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà... E per questo, bisognerà che tu la perdoni
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla
- Che la pazienza richiede molta pratica
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo
- Non cercare le apparenze, possono ingannare
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia
- - Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino

PAULO COELHO

Di mio ci aggiungo
-Essere gentili ed educati ti sorprenderà e ti farà sentire uno tra le eccezioni
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Re: SPIGOLANDO......

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Voltaire

dell'EGUAGLIANZA


Che cosa deve un cane a un cane, e un cavallo a un cavallo? Niente, nessun animale dipende dal suo simile; ma l'uomo, che ha ricevuto il raggio della Divinità chiamato ragione, che frutto ne ha? Quello d'essere schiavo in quasi tutta la terra.

Se questa terra fosse quella che sembra dover essere, vale a dire se l'uomo vi trovasse ovunque una sussistenza facile e assicurata e un clima confacente alla sua natura, è chiaro che sarebbe impossibile ad un uomo asservirne un altro. Se la terra abbondasse di frutti salutari; se l'aria che deve contribuire alla nostra vita non ci desse anche le malattie e la morte; se l'uomo non avesse bisogno d'altro alloggio e letto se non quelli dei daini e dei caprioli, allora i Gengis Khan e i Tamerlani non avrebbero altri servi che i loro figli, i quali sarebbero abbastanza umani da aiutarli in vecchiaia.

In questo stato così naturale di cui godono tutti i quadrupedi, gli uccelli e i rettili, l'uomo sarebbe felice come loro, e il predominio diventerebbe una chimera, un'assurdità cui nessuno potrebbe pensare: perché infatti cercare dei servi quando non si ha bisogno di nessun servizio?

Se poi passasse in mente a qualche individuo dalla natura tirannica e dal braccio nerboruto di asservire il suo vicino meno forte di lui, la cosa sarebbe impossibile: l'oppresso si troverebbe lontano cento leghe prima che l'oppressore riuscisse a prendere le sue misure.

Tutti gli uomini sarebbero dunque necessariamente uguali se fossero senza bisogni. La miseria connessa alla nostra specie subordina un uomo a un altro uomo; la vera sciagura non è l'ineguaglianza, è la dipendenza.

Importa ben poco che un tale si chiami Sua Altezza, e il talaltro Sua Santità; ma è duro servire l'uno o l'altro.

Una famiglia numerosa ha coltivato un buon terreno; due famigliole vicine hanno dei campi ingrati e ribelli: è naturale che le due famiglie povere servano la famiglia ricca, oppure che ne sgozzino tutti i suoi membri, questo è chiaro. Una delle due famiglie indigenti va ad offrire le sue braccia alla ricca per avere del pane; l'altra l'aggredisce ed è battuta. La famiglia serva è l'origine dei domestici e dei manovali; la famiglia battuta è l'origine degli schiavi.

È impossibile, nel nostro disgraziato globo, che gli uomini che vivono in società non siano divisi in due classi, l'una di oppressori, l'altra di oppressi; e queste due classi si suddividono in mille, e queste mille hanno ancora sfumature diverse.

Non tutti gli oppressi sono assolutamente infelici. La maggioranza è nata in questo stato, e il lavoro continuo impedisce loro di soffrir troppo della propria situazione; ma, quando non ne possono più, allora si vedono le guerre, come quella del partito popolare contro il partito del senato a Roma; quelle dei contadini in Germania, in Inghilterra, in Francia. Tutte queste guerre finiscono, prima o poi, con l'asservimento del popolo, perché i potenti hanno il denaro, e il denaro è padrone di tutto in uno Stato: dico in uno Stato, perché le cose non vanno nello stesso modo da nazione a nazione. La nazione che saprà meglio servirsi del ferro soggiogherà sempre quella che avrà più oro e meno coraggio.

Ogni uomo nasce con un'inclinazione piuttosto violenta per il dominio, la ricchezza e i piaceri, e con altrettanta inclinazione per la pigrizia: di conseguenza ogni uomo vorrebbe avere il denaro e le donne o le figlie degli altri, esserne padrone, sottometterli a tutti i suoi capricci, e non far niente, o a meno non fare nient'altro che cose molto piacevoli. Vedete bene che con queste belle disposizioni, è tanto impossibile che gli uomini siano uguali com'è impossibile che due predicatori o due professori di teologia non siano gelosi l'uno dell'altro.

Il genere umano, così com'è, non può sussistere, a meno che non ci sia un'infinità di uomini utili che non possiedano niente del tutto: perché, certamente, un uomo che se la passa bene non lascerà la propria terra per venire ad arare la vostra; e, se avete bisogno di un paio di scarpe, non sarà certo un ministro a farvele. L'eguaglianza è dunque ad un tempo la cosa più naturale e la più chimerica.

Poiché gli uomini, quando lo possono, sono eccessivi in tutto, si è portata all'estremo quest'ineguaglianza; si è preteso in vari paesi che non fosse lecito a un cittadino uscire dalla contrada in cui il caso l'ha fatto nascere; il senso di questa legge è senza possibilità di dubbio: Questo paese è tanto cattivo e così mal governato che vietiamo a qualsiasi individuo di uscirne, per paura che ne escano tutti. Comportatevi meglio: date a tutti la voglia di restare nel vostro paese, e agli stranieri di venirci.
Ogni uomo, in fondo al cuore, ha il diritto di credersi interamente eguale agli altri uomini; non ne consegue che il cuoco di un cardinale debba ordinare al suo padrone di preparargli il pranzo; ma il cuoco può dire: «Sono un uomo come il mio padrone; sono nato come lui piangendo; egli morirà con le mie stesse angosce e con le stesse cerimonie. Facciamo ambedue le stesse funzioni animali. Se i turchi s'impadroniscono di Roma, e se allora io divento cardinale e il mio padrone cuoco, lo prenderò al mio servizio.» Tutto questo discorso è ragionevole e giusto; ma aspettando che il gran Turco s'impadronisca di Roma, il cuoco deve fare il suo dovere, o qualsiasi società umana è sovvertita.

Quanto a colui che non è né cuoco di cardinale né riveste alcuna carica statale; quanto al privato che non deve niente a nessuno, ed è seccato d'essere ricevuto dappertutto con aria di protezione o di disprezzo, e sa bene che parecchi monsignori non hanno né maggior cultura, né maggior acume, né maggiore virtù di lui, e che alla fine si stufa di fare anticamera, quale partito dovrà prendere? Quello di andarsene
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Re: SPIGOLANDO......

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"L’uguaglianza"

Trilussa


Fissato ne l'idea de l'uguajanza
un Gallo scrisse all'Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo 'sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch'io stia fra la monnezza d'un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-

L'Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa' amicizzia? So' disposta:
ma nun pretenne che m'abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l'ale e viettene per aria:
se nun t'abbasta l'anima de fallo
io seguito a fa' l'Aquila e tu er Gallo.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

EDMONDO DE AMICIS - A Mia Madre

Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant'anni e più la guardo
e più mi sembra bella.
Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch'io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d'Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei...
dal sacrificio mio ringiovanita!
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Re: SPIGOLANDO......

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grazia ha scritto: 4 mag 2021, 11:34 LE STAGIONI DELLA VITA

E venne il tempo dell’asfodelo,
della mimosa,
della rosa odorosa,
degli sguardi acerbi,
degli abbracci inermi
nella via silenziosa……

E venne il tempo del melograno,
della spiga matura,
del sentimento che dura
e ti tiene per mano
guardando lontano
oltre il melograno che
ti sfiora…..

E venne il tempo dell’uva matura,
della castagna nascosta
tra le foglie del bosco,
del profumo di mosto,
della terra smossa,
del seme gettato nel solco arato,
del cuore sfinito da un amore finito
da un affetto trovato…….

E verrà il tempo del cielo grigio,
della neve bianca,
della mano stanca che trema un poco;
delle speranze perdute,
dei rimpianti cocenti,
del buio angoscioso che ti darà riposo
e ti porta via………

Grazia
Gentilissima Grazia, ti porgo i miei più sentiti complimenti per questa Tua poesia che canta le stagioni della vita.
Quello che mi piacerebbe poter dire, pensando anche a Te, è che, forse, sarebbe più accettabile se, arrivati alla stagione invernale, si pensasse di poter continuare a vivere con una mggiore e serena tranquillità, con la convinzione che, a fianco dei lati negativi, la nostra vita è stata anche sicuramente abbastanza costruttiva ..... così come penso sia stato anche per Te, visto il modo di fare che hai sempre dimostrato e che dimostri anche ora, con tutti quegli interventi e citazioni che hai sempre riportato in questo forum, a vantaggio di tutti noi.
Prendi atto di quanto dice il grande Edmondo De Amicis da te citato!

Smiling LoveHeart Bye
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Grazie carissimo Giaguaro, come vedi purtroppo è proprio la stagione invernale che mette paura e il Covit lo dimostra purtroppo! Io amo la vita
e non mi posso lamentare anche se mi ha portato via troppo presto una parte di essa; ora bisogna cercare di non temere la vecchiaia
che come diceva Terenzio "Senectute ipsa est morbus" ovvero "la vecchiaia è essa stessa una malattia e prima o poi la devi incontrare ......

Buona giornata!
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

COVID-19: L’INTRUSO NELLA SOCIETA’ DEL BENESSERE

La maggior parte della popolazione italiana sta vivendo un’esperienza senza precedenti. La generazione che ha vissuto entrambe le guerre del secolo scorso, quella del 1915-‘18 e quella del 1940-’45, non esiste più, mentre è ancora vivente una piccola parte di quella che ha vissuto solo la tragedia della 2° Guerra mondiale. Queste persone ricordano, con terrore, i coprifuoco, i rifugi antiaerei, le privazioni quasi totali di beni alimentari, di acqua, di luce, di riscaldamento, di coperte, l’impossibilità di uscire nei periodi più intensi dei bombardamenti, quando anche le abitazioni erano a rischio e bisognava nascondersi nei rifugi sotterranei. Cessato il coprifuoco si andava alla ricerca spasmodica di cibo: pane, olio, farina, patate, verdure selvatiche, qualche scatolame al mercato nero o un poco di zucchero e surrogato di caffè. Le ore passavano rinchiusi in casa, alla fioca luce delle candele o davanti al camino per i fortunati che avevano ancora un po’ di legna per accenderlo o davanti al braciere quando si trovava la carbonella. Nei piccoli paesi dell’entroterra, la vita, paradossalmente, era più facile, perché si trovavano questi pochi generi alimentari prodotti dalle famiglie contadine, che, spesso avevano anche un po’ di carne derivata da allevamenti di animali da cortile o da qualche maiale. Quando ci fu l’occupazione tedesca, dopo l’8 settembre del ’43, le situazioni si aggravarono perché i soldati tedeschi razziavano di tutto e le popolazioni, quando potevano, scappavano sulle montagne, nascondendosi in luoghi poco accessibili e dormendo nei pagliai; allora non c’erano le tante strade di montagna (troppe!) che oggi si percorrono con le auto, ma solo “tratturi” non da tutti conosciuti.

Finita la guerra, cominciò la lenta ricostruzione, con spirito di rassegnazione e con volontà di rinascere. La gente, e questo è il senso del discorso, abituata ad una vita “diversa” del periodo pre-bellico, accettò e gestì la rinascita con grande impegno e quasi con gioia per lo scampato pericolo, pur avendo subito lutti e distruzione di beni. La popolazione italiana, fino allo scoppio della guerra, ma anche durante il ventennio fascista, era rimasta una popolazione agricolo-pastorale, specie nel sud d’Italia; non conosceva il relativo lusso della città, che era riservato a determinate categorie di persone: professionisti, commercianti, imprenditori, ma che comunque non avevano tanti beni di consumo come adesso: non c’era la TV, poche radio, sale cinematografiche poche o assenti nei centri con meno di 10.000 abitanti. Gli unici svaghi erano, per poche persone, le interminabili partite a carte al “padrone e sotto” nelle “cantine” o nei “dopolavori”, di retaggio fascista, dove cominciavano a vedersi alcuni biliardi. E la “movida”? non esisteva, qualche partitella a pallone nelle piazze spopolate o nelle strade più larghe, o iniziative parrocchiali: escursioni, gite nelle città “santuari”, timidi e rari “balli” in case private al suono di Grammofoni a manovella con i dischi de “La Voce del Padrone”; la domenica, vestito della festa, messa, sosta in piazza ad oziare o parlare di sport (ascoltato alla radio) e quasi solo di calcio e ciclismo.

Dopo la 1° Guerra Mondiale, la pace per l’Europa non ci fu, vinti e vincitori non si sentirono soddisfatti e ripagati dei sacrifici causati e sopportati. In Italia, D’Annunzio, interpretò la delusione per la “vittoria mutilata”, come la chiamò, e con atto di forza occupò il Quarnaro, preparando la strada a Mussolini che, pochi anni dopo (1922), con la marcia su Roma, si impadronì dell’Italia. Per buona parte del ventennio fascista l’Italia sembrò riprendersi dalle gravi perdite subite, ma l’accordo con Hitler (patto d’acciaio), che meditava vendetta per la sconfitta subita, e sogni di dominio universale, lasciavano presagire un futuro incerto. E così fu, dopo appena vent’anni una nuova guerra mondiale, drammatica, letale, disumana, insanguinò il mondo. L’Italia cadde in ginocchio, e si risollevò con l’aiuto degli americani, che, con il famoso “piano Marshall” consentirono la ripresa, che ebbe del miracoloso (miracolo economico) e portarono l’Italia, in pochi anni, ad essere una grande Nazione industriale, diffondendo un benessere mai visto prima né immaginato. Col benessere però, iniziò il periodo del conformismo, poi della globalizzazione, poi del desiderio di tutto e di più e aumentò la distanza sociale tra ricchi e poveri. Il capitalismo occidentale è stato una grande matrice di benessere, ma ha creato i “nuovi poveri”, quelli che chiamerei “poveri relativi”; nel passato il povero era colui che non aveva niente e la vita era una lotta quotidiana per la sopravvivenza, ricerca di cibo o di alloggio. Col benessere diffuso, con la dannazione della droga, dell’alcol, del possesso dell’auto sempre più moderna e veloce, dei telefonini all’ultima moda, dei vestiti griffati, del divertimento con “sballo”, i soldi non bastano mai ed allora ci si lascia catturare da chi promette, e riesce a dare, soldi e benessere, divertimento e sogni di potere; la gioventù viene affascinata da nuovi modelli di vita e vuole imitarli a qualunque prezzo, scompaiono i modelli e gli esempi tradizionali: Stato, Istituzioni, Chiesa, Scuola, nascono nuovi miti da imitare a tutti i costi, creando così una giungla di “affamati del benessere”, privi di scrupoli, di rispetto, di etica, di senso morale, di dignità familiare e dove l’unico Dio è il Moloch del danaro.

Questa gioventù, ma direi società, perché ormai è di qualunque categoria sociale, non sa più che cosa è il sacrificio, non conosce che cosa è stata la guerra, con il travaglio fisico e morale che ha sconvolto un’intera generazione. Oggi, dopo oltre settant’anni di pace europea (mai nella storia un periodo così lungo), non si ha più il senso della sofferenza, dei sacrifici, del rispetto; è un egoismo imperante teso ad un solo, unico traguardo: benessere, parola che è il fine di ogni categoria sociale. Ed allora, quando succede un disastro come quello che stiamo vivendo, che è una guerra senza armi, senza rumore di bombe e di aerei, ma silenziosa e letale, strisciante, annunciata ogni giorno dal Bollettino dei morti e dei contagiati o dei ricoverati in terapia intensiva, si cade nel panico, nella paura, ci si sente perduti, perché, credo, non si ha paura tanto della morte, che quasi non si vede, ma per il crollo del benessere, per l’inutilità delle risorse, delle ricchezze, del ceto e del censo: la morte silenziosa non ha rispetto di nessuno. E’ una guerra di trincea che va combattuta nell’attesa. Che cosa fare? Bisogna ritrovare il senso etico della vita, ritornare ai valori patriarcali, al rapporto conviviale con i familiari, al colloquio con i figli, alle confidenze con la moglie, a ritrovare l’armonia perduta, recuperare e apprezzare il tempo, questo tempo che non bastava mai, a nessuno, tutti a correre: al lavoro in ufficio, alla scuola, alla palestra, allo stadio, alla presentazione di una nuova auto, alla cerimonia di….un correre continuo, e la casa solo come rifugio per la notte perché il mattino dopo si ricomincia! E’ un vortice che non lascia tempo per le emozioni, per la riflessione sul perché del nostro vivere, sulla causa dei nostri affanni, del nostro rincorrere qualcosa. Ma chi ci obbliga a farlo? Credo sia un antidoto per non pensare, l’impegno diventa la scusa inconscia per non entrare nel proprio “io”, per non porsi domande, ma solo per agire, come se fossimo in balia di un ingranaggio fatto di una molla perpetua che, una volta avviata, non si può più fermare.

Ma, in tutto questo, il mondo rimane sempre diviso in due, pochi ricchi e tantissimi poveri, dove anche questi hanno un solo obiettivo: sopravvivere, ogni giorno è un happening: si mangia o non si mangia? Povera umanità, che ha perduto il senso della vita, il piacere dell’alba e del tramonto, l’emozione di un sorriso di un abbraccio, di una corsa in un prato fiorito a primavera, del piacere di stare disteso sull’erba e sentire il tepore del sole sulle palpebre socchiuse, Improvvisamente tutto si rompe, quello che sembrava imprevedibile accade, si ferma il mondo, l’ingranaggio si inceppa, non ci si muove più e, come in un sogno, in un’atmosfera surreale, ci si rintana, come gli animali primitivi all’arrivo di un cataclisma: è finita la caccia, la corsa, bisogna stare in casa, seduti, rivedere i volti quasi dimenticati dei figli, dei genitori, della compagna, scrutarli e osservarli con occhi meravigliati e curiosi, come se ci si incontrasse la prima volta. Si riscopre il colore degli occhi, dei capelli, si notano i capelli bianchi dei nostri vecchi che fino a ieri sembravano statue immobili e immortali, utili per accudire i bimbi, per fare la loro parte al benessere della famiglia versando una parte della (spesso) misera pensione, o andando a scuola a prendere i bambini: vecchi come robot! Si riscopre la fragilità dell’uomo, il valore della morte, che la società del benessere aveva demonizzato, perché infastidiva il ritmo della quotidianità, il rito degli impegni quotidiani: ora è ritornata, prepotente, inesorabile, silenziosa, senza rispetto del ricco e del povero, rendendo finalmente giustizia ai torti di tanti e alla superbia degli “immortali”!

Un virus, che per definizione è un “non vita”, sta condizionando la vita del pianeta Terra, riportando all’ordine chi la Terra stessa stava distruggendo: è una vendetta dell’acqua, dell’aria, della terra quale elemento, è una rivincita della natura che ci sfida e vince, mostrandoci la nostra fragilità, la nostra pochezza, la nostra frenesia di potere, di onnipotenza. Allora bisogna lanciare un grido di allarme: fermiamoci, raccogliamo questa sfida della natura per riscoprire i veri valori della vita, riconsiderare la fragilità dell’essere umano e la facilità di come si può perdere tutto, come nel gioco d’azzardo. Non è un invito al “pauperismo”, riduttivo delle possibilità umane, che sono infinite, ma alla razionalità del vivere, al controllo del “bene sociale” che, in quanto tale, non appartiene solo a noi, ma è di tutti, e rispettiamo la natura, che, prima di essere distrutta dal genere umano, si vendica distruggendo noi.

Pasquale Simonelli
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Prendi un sorriso

regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)
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Re: SPIGOLANDO......

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""Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi.. perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.""»
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Re: SPIGOLANDO......

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La scelta c'è dove c'è confusione. Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione. Penso che molti problemi scaturiscano dal dire che siamo liberi di scegliere, che la scelta significa libertà. Al contrario, io direi che la scelta significa una mente confusa, e perciò non libera.

(Krishnamurti)
Ci saranno sempre degli Eschimesi pronti a dettar norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura.
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