SPIGOLANDO......

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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Il “corona virus”.
Natura madre o matrigna?



Leopardi, lo avrebbe certamente visto come una delle prove per sostenere il suo “pessimismo cosmico”.
Sergio Ferro
ni

E' l'arrivo del “corona virus”! Ne parliamo con Bruno Scapini già Ambasciatore d'Italia, Presidente Onorario e Consulente Generale dell' Ass.ne Italo-armena per il Commercio e l'Industria e autore del libro “ARKTIKOS. La scacchiera di ghiaccio”.

Un evento che ci sta in questi giorni coinvolgendo completamente portando morte e desolazione in tutto il mondo. Si tratta di un organismo infinitesimamente piccolo, quasi insospettabile, percepibile unicamente su scale microscopiche, eppure negli effetti ci appare tanto potente da far tremare uomini e Governi. Potenzialmente immortale, la strana creatura a forma di “corona” ha d'un tratto colonizzato il Pianeta distribuendo ovunque paura, panico, ansie e apprensioni per un destino individuale e collettivo che purtroppo financo i più avanzati comitati scientifici non sanno ancora con certezza prevedere. Di fronte alla irrefutabile verità dei dati, indice di contagio, numeri di guariti e di decessi, la reazione degli uomini si frastaglia in un prospettivismo di idee e di condotte parcellizzato e diffuso. C'è chi propende per misure draconiane per il contenimento di quella che ormai è stata dichiarata dall'OMS pandemia globale, ma ci sono anche coloro che si oppongono a questa visione riduzionistica del fenomeno per vedervi i segni prodromici di un qualche cambiamento epocale e a livello planetario. I millenaristi potranno perfino preconizzare la fine del mondo, dell'Umanità, ma più realisticamente più di qualcuno riconoscerebbe nella malattia il segno del raggiungimento dei limiti al nostro sviluppo. In una situazione, infatti, in cui, per riconoscere e mantenere a tutta la popolazione mondiale il livello di vita attualmente raggiunto dai Paesi occidentali, occorrerebbero ben 7 pianeti dalle dimensioni della Terra, è intuibile come l'ambita speranza di garantire parità e eguaglianza a tutti sia diventato un obiettico fallace, un'utopica illusione.

Ma l'uomo non si arrende. A fronte di questa inarrestabile marcia del virus che, incurante della sua felicità o infelicità, mostra una sprezzante indifferenza per la specie umana, reagiamo oggi attraverso appelli interminabili e martellanti sull'osservanza delle regole. Si stanziano risorse finanziare di entità prima solo impensabili, per salvare lavoro e capitali. E' bastato il subdolo sospetto di una morte che, impalpabile, potrebbe raggiungerci ovunque, al mercato come nei parchi, per sollecitare comportamenti solo pochi giorni prima ritenuti deprecabili perché politicamente scorretti o economicamente non ortodossi. Il cambiamento è così facile, dunque? Viene spontaneo domandarci. Ma allora, perchè non pensare a cambiare qualcosa nel nostro modo di vedere il mondo in tempi in cui i problemi del Pianeta e delle nostre società possono essere affrontati più serenamente e non sotto il pungolo della falce che l'immagine della morte ineludibilmente porta con sé? E' sconcertante in questo contesto l'esempio offerto dall'Unione Europea. Regole prima ritenute inflessibili, rigide, irrefutabili nella loro osservanza, sembrano divenute improvvisamente superabili, scavalcabili. La BCE d'un tratto cambia opinione e opta per la salvezza degli Stati! Perché soltanto ora riusciamo a fare quello che prima lo si sperava invano? Perché subire oggi l'umiliazione di dover riconoscere quanto certe prese di posizione, certe teorie economiche e certi discutibili progressi di una sfrenata modernità siano invece fallaci, ingannevoli e falsi?

Nella profonda inquietudine che ci assale in questi tristi frangenti, c'è poi anche chi si ostina, in disprezzo di ogni senso di responsabilità, a credere e a far credere che l'epidemia da “corona virus” sia in fondo un fatto di ordinaria quotidianità. Lo si banalizza. E si sfidano così persino le norme che ci impongono comportamenti prudenziali. Ci si accusa reciprocamente, e né la grande rappresentazione scenica della politica in questo ci risparmia esternazioni contrastanti. Ad opporsi al pericoloso negazionismo, c'è poi addirittura chi spericolatamente idolatra il “virus” fino ad elevarlo a giudice supremo dei misfatti umani, inducendoci a vedere nella sua apparizione la grande occasione per arginare il processo di costante distruzione del nostro eco-sistema planetario.

In questa congerie di idee e di opinioni, verrebbe quindi da chiedersi, nello sforzo di ricapitolare le ragioni del dramma che stiamo vivendo, se la natura sia in fondo madre o matrigna per questo nostro mondo. Leopardi non avrebbe di certo esitazioni: decisamente “matrigna”. Ma la sua, evidentemente, era una percezione che nella profonda ed unica sensibilità del poeta si giustificava con una interpretazione pessimistica della vita dettata da una condizione personale di indubbio svantaggio. Più credibile per contro, alla luce di un ragionevole approccio alla realtà, crediamo la tesi che in fondo la natura sia come è e come deve essere.

Cioè indifferente agli avvenimenti umani, impassibile di fronte ai dolori e alle gioie. La natura ha un suo proprio disegno, un disegno immanente alla sua stessa evoluzione. Non c'è apologetica che la possa spiegare. Né giudizio che la possa esaltare o condannare. Ma l'uomo sì. L'uomo si può giudicare, apprezzare o condannare. Basta un atto di umile riflessione. E colpisce in questo drammatico momento la supina rassegnazione con cui tanti leader politici e opinionisti, pur riconoscendo il sacrificio di quanti medici e infermieri si prodigano nel trovare rimedi alla malattia, si rifiutino di chiedersi da cosa effettivamente l'inarrestabile infezione abbia avuto origine o quale ne sia la vera causa. Una iattura? Una maledizione caduta dal cielo per caso? Nulla in natura accade per caso. E mai come adesso potremmo ritenere più che valido l'antico brocardo dei nostri avi “natura non facit saltus”.

Non crediamo, dunque, alla spontanea insorgenza dell'infezione. Non è colpa né dei “mangia topi”, né di strane e bizzarre mutazioni genetiche che, se pur vere in molti casi, stentano, considerate le sue peculiarità genetiche, ad accreditarsi nel caso specifico del “corona virus”. Considerazioni obiettive, su fatti ed eventi avvenuti nel mondo nel corso degli ultimi anni, dovrebbero del resto farci riflettere. La prima? Ben sappiamo come gli Stati impegnati nella corsa al dominio sul mondo si affannino a costruirsi arsenali di armi sempre più sofisticate e costose. Tra queste spiccano le armi biologiche. Ma il pentimento per una cattiva coscienza indurrebbero poi quegli stessi Stati a prevedere misure per scongiurarne la produzione e la proliferazione. Un esempio? Il Trattato BWC, la Convenzione multilaterale per la messa al bando delle armi biologiche entrata in vigore già dal 1975. Non è questa forse la prova della reale possibilità che si coltivino organismi virali o microbici a scopi strategici? Che bisogno ci sarebbe stato in un mondo di ragionevoli umani a prevenire simili deprecabili sviluppi se non fossero stati possibili? E quanto ciò possa essere vero lo dimostrerebbe lo stesso Trattato allorché rivela tutta la sua debolezza nell'assenza di un qualsiasi sistema efficace di verifica e di monitoraggio. Plausibile immaginazione o possibile realtà? Se poi si considera l'azione di dubbia etica che, ben mascherandosi sotto le vesti di un ostentato filantropismo, taluni gruppi elitari della finanza internazionale conducono nel denunciare i limiti allo sviluppo raggiunti per via dell'inarrestabile esplosione demografica, il ragionamento deduttivo dovrebbe portarci a configurare ipotesi sull'origine del virus tanto sconcertanti, quanto terrificanti.

Per noi umani di buona e sana costumanza, il “corona virus” è, dunque, un male. E non potrebbe essere altrimenti. Ma forse anche questo impercettibile personaggio del mondo microscopico sta, nel suo piccolo, insegnando qualcosa: ci sta dimostrando nei suoi effetti letali quanto fragili possano essere in fondo le nostre conclamate libertà.



Bruno Scapini già Ambasciatore d'Italia
Presidente Onorario e Consulente Generale
Ass.ne Italo-armena per il Commercio e l'Industria



SERGIO FERRONI
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Re Leone previdente

Trilussa

Er vecchio Scimpanzè de la foresta,
pe’ mette a posto li nemmichi sui,
se fece dittatore da per lui
e se n’uscì con un pennacchio in testa.

Chiamò le bestie e disse: D’ora in poi
la penserete sempre a modo mio:
quello che vojo nu’ lo so che io
e nun è er caso che lo dica a voi…

Ma er Re Leone, pratico der gioco,
chiamò d’urgenza er Cane polizzotto.
Che succede? je disse, Sto’ Scimmiotto
é un dittatore che me piace poco…

Nun nego che sia furbo e che nun ciabbia
le bone qualità come animale,
però somija all’Omo a un punto tale
ch’è più prudente de schiaffallo in gabbia.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Non ci sono più le stagioni di una volta
...e non è soltanto un luogo comune di Duilio Curradi



Nelle pagine di questo nostro Notiziario abbiamo già parlato dell’innalzamento della temperatura del nostro Pianeta, delle cause, delle conseguenze e di alcuni possibili rimedi.
Proviamo adesso a vedere se riusciamo a dare un senso alla frase che abbiamo usato come titolo e che ci ritroviamo a pronunciare sempre più spesso.
Cos’è, innanzi tutto, una stagione?
Secondo gli Astronomi le stagioni sono legate al movimento degli astri, ovvero, nel nostro caso, al movimento della terra intorno al sole.
Il nostro Pianeta, che in 365 giorni percorre un’orbita ellittica intorno al sole e ruota su se stesso intorno ad un asse inclinato, viene irraggiato dal sole in maniera diversa nell’arco dell’anno. Da qui il susseguirsi delle quattro stagioni astronomiche.
Durante l’inverno il nostro emisfero nord viene irraggiato di meno, e quindi fa più freddo. D’estate, grazie ad un irraggiamento maggiore, fa più caldo.
Naturalmente succede il contrario nell’emisfero sud. Se andate, ad esempio, a trascorrere il Natale in Australia (magari senza il camper) portatevi il costume da bagno.
Questo meccanismo non cambia, ne possiamo essere sicuri. Perché, allora, le nostre stagioni si comportano in maniera sempre più bizzarra?
Ecco che qui entra in scena il climatologo.
Il compito di questo esperto è, almeno in questo caso, assai complesso. Lui deve tenere conto di numerosi fattori quali, ad esempio, la presenza delle montagne, la vicinanza del mare e, cosa molto importante, la temperatura media.
Ed è proprio questa temperatura che, con il suo progressivo innalzamento, crea gli scombussolamenti che ci portano a dire che le stagioni sono cambiate.
Gli inverni sono meno freddi e le estati più calde. Primavera ed autunno sembrano avere le idee sempre più confuse. E la situazione pare destinata ad evolvere in maniera negativa. Con l’aumento della temperatura media, valutato da alcuni in 2 gradi, e da altri in 4-5 intorno al 2050, i fenomeni si accentueranno.
Al di là di quello che abbiamo già detto nel Notiziario precedente, alcune conseguenze si vedono già nella natura che ci circonda più da vicino.
Quanti di noi posseggono un giardino, un orto o, quantomeno, grazie agli splendidi luoghi nei quali abbiamo la fortuna di abitare, possono osservare alberi, fiori e animali.
Tutti abbiamo notato che le gemme spuntano prima e di conseguenza anche la fioritura è più precoce.
Secondo alcuni studiosi pare che questo ciclo si sia anticipato di circa una settimana negli ultimi trent’anni.
E gli animali?
Noi animali umani brontoliamo un po’, ma poi ci procuriamo un bel condizionatore d’aria con il quale, a fronte di un momentaneo sollievo, contribuiamo a peggiorare la situazione generale. Ma sulla terra non ci siamo solo noi, come animali. Anzi, siamo gli ultimi arrivati, anche se di gran lunga i più pericolosi.
Un bell’esempio ci viene dal ciclo della quercia, del bruco e della cinciallegra. Una volta, a primavera, facevano capolino le foglie della quercia, poi si dischiudevano i bruchi che se ne cibavano e, alla fine, arrivavano le cinciallegre che mangiavano i bruchi.
Il ciclo della quercia, del bruco e della cinciallegra
Tutto sembra in equilibrio. Ma si tratta di un equilibrio assai fragile.
Animali e vegetali non reagiscono allo stesso modo ai mutamenti climatici e, soprattutto, alle variazioni di temperatura.
Si verifica perciò quella perdita di sincronismo per cui i bruchi nascono prima che siano nate le foglie delle querce, e quindi fanno la fame, e la stessa triste sorte tocca alle simpaticissime cinciallegre. E’ vero che molti di noi piazzano in giardino quelle palline di grasso delle quali vanno ghiotti questi uccelli. Ma non si può certo considerare questa una soluzione.
Situazioni di questo tipo si verificano in molti altri casi e le conseguenze generali rischiano di essere assai gravi.
Sono ovviamente indispensabili scelte importanti a livello planetario, ma è il comportamento di ciascuno di noi che può contribuire a contenere le conseguenze negative per l’intero ecosistema.
Anche noi, amanti del plein air e della natura come siamo, o pretendiamo di essere, dobbiamo porci in una posizione virtuosa ed esemplare.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

LE STAGIONI DELLA VITA

E venne il tempo dell’asfodelo,
della mimosa,
della rosa odorosa,
degli sguardi acerbi,
degli abbracci inermi
nella via silenziosa……

E venne il tempo del melograno,
della spiga matura,
del sentimento che dura
e ti tiene per mano
guardando lontano
oltre il melograno che ci sfiora…..

E venne il tempo dell’uva matura,
della castagna nascosta
tra le foglie del bosco,
del profumo di mosto,
della terra smossa,
del seme gettato nel solco arato,
del cuore sfinito da un amore finito
da un affetto trovato…….

E verrà il tempo del cielo grigio,
della neve bianca,
della mano stanca che trema un poco;
delle speranze perdute,
dei rimpianti cocenti,
del buio angoscioso che ti darà riposo
e ti porta via………

Grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

I giovani d’oggi e la mancanza di educazione.

«La mancanza di educazione fra i giovani è purtroppo un fenomeno dilagante. Ne sanno qualcosa gli insegnanti che come me si trovano quotidianamente di fronte a questo problema. Mentre un tempo gli alunni rispettavano i docenti, li temevano e li rispettavano, oggigiorno nemmeno ti salutano, ti contestano e sono poco rispettosi. Oltre a ciò, il turpiloquio, le bestemmie sono diventate parte del linguaggio comune di molti ragazzi che arrivano ad offendersi in modo pesante o ad usare fra di loro un linguaggio da “scaricatori di porto”. Fortunatamente non tutti i ragazzi sono così e ci sono ancora giovani rispettosi dei pari, dei genitori e docenti.

Il linguaggio scurrile è un modo per sentirsi grandi, forti, indipendenti e trasgressivi e questi sono infatti le necessità più importanti degli adolescenti che, pur avendo bisogno del sostegno dei genitori e degli adulti, vogliono dimostrare a tutti i costi la loro autonomia per vincere l’insicurezza tipica dell’età. A ruota seguono i giovani universitari frustrati dagli esami, dallo studio e, soprattutto, dall’incertezza di trovare un lavoro nel futuro.

Di chi è la colpa? Innanzitutto degli adulti che con il loro stile educativo eccessivamente permissivo lasciano ampio spazio a questi comportamenti che spesso sono tenuti dagli stessi genitori magari in auto finché guidano o quando qualcuno fa loro un torto in famiglia, in un parcheggio o in ufficio. La frustrazione dei tempi di crisi crea anche fra gli adulti un linguaggio “fin troppo colorito” quasi a voler sfidare i tempi difficili e come liberazione dallo stress.

A ciò si aggiungono i media, le riviste, le trasmissioni dove le parolacce sono abbastanza frequenti, cosa che nel passato non si verificava.

A scuola si fa ben poco per educare i giovani al rispetto perché i dirigenti e gli insegnanti, poco valorizzati per il loro lavoro spesso anche dai genitori degli alunni troppo portati a scaricare sulla scuola le difficoltà dei figli, si attengono troppo al programma da svolgere, alle interrogazioni e ai compiti dando poco spazio alla discussione e all’attenzione per il rispetto e l’educazione. Ricordiamoci invece che la scuola dovrebbe preparare gli alunni alla vita e sappiamo bene che il senso di responsabilità e l’educazione sono le basi fondamentali per un futuro lavorativo, non solo le nozioni e le competenze.

Purtroppo c’è ancora molta chiusura in questo senso e sarebbe opportuno non solo che a scuola si insegnasse l’educazione ma che, in questi tempi in cui la violenza e l’aggressività nelle varie forme stanno prendendo sempre più piede, si dedicassero delle ore di insegnamento all’educazione all’amore e alla comunicazione fondata sul rispetto di sé e degli altri. Da anni mi batto personalmente perché questo accada, sia come insegnante che come psicoterapeuta. Nelle mie classi lo faccio da anni, spero che qualche dirigente o politico lungimirante lo estenda a tutte le scuole di ogni ordine e grado, promuovendo anche degli incontri con i genitori.

M.C. Strocchi
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Ovidio
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da Ovidio »

Dei giovani d’oggi? Io direi di oggi!
Tenere sempre a mente la „regola d‘oro“
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Ovidio
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da Ovidio »

Lo sproloquio, la mancanza di indicazione e l’essere scurrili un problema dei giovani d’oggi?

Io direi di oggi, tout court!
Tenere sempre a mente la „regola d‘oro“
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

PER NON DIMENTICARE..


Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi
equivalente all'ammontare della popolazione al momento
dell'Unità d'Italia si avventurava verso l'ignoto.

Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane. Tra il
1876 e il 1900 l'esodo interessò prevalentemente le regioni
settentrionali con tre regioni che fornirono da sole il 47 per
cento dell'intero contingente migratorio: il Veneto (17,9), il
Friuli Venezia Giulia (16,1 per cento) e il Piemonte (12,5 per
cento.

Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle
regioni meridionali. Con quasi tre milioni di persone emigrate
soltanto da Calabria, Campania e Sicilia, e quasi nove milion
i da tutta Italia.

Gli italiani sono sempre al primo posto tra le popolazioni
migranti comunitarie (1.185.700 di cui 563.000 in Germania,
252.800 in Francia e 216.000 in Belgio) seguiti da portoghesi,
spagnoli e greci. Gli italiani all'estero secondo le stime del
Ministero per gli Affari Esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui
il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. L'entità delle
collettività di origine italiana ammonta invece a decine di
milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari
paesi. Al primo posto troviamo l'Argentina con 15 milioni di persone,
gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con
un milione e l'Australia con 540.000 persone

N.B.- Il più grande esodo della storia moderna è stato quello degli Italiani.
A partire dal 1861 sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze.
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giaguaro
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da giaguaro »

"N.B.- Il più grande esodo della storia moderna è stato quello degli Italiani.
A partire dal 1861 sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze.


Smiling

Gli Italiani andavano con l'intento di lavorare e produrre nelle nazioni che, per la dimensione e per numero di abitanti molto ridotto, offrivano possibilità molto maggiori di quanto ne offrisse l'Italia a quei tempi. Ancora oggi molti italiani si recano all'estero, ma ciò dipende dal fatto che ormai il mondo si è globalizzato e offre grandi possibilità di carriera soprattutto ai giovani più preparati e più efficienti.
Mentre i migranti di oggi, soprattutto quelli che sbarcano in Italia, vengono per distribuirsi nell'intera Europa, ma sono costretti a pesare sulle spalle degli Italiani, già troppo numerosi ed in piena crisi, perché nessuno li vuole.

:mrgreen:
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

ER PRINCIPIO

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)


Un Merlo, che ciaveva la mania
de fa' er tribbuno in mezzo a l'animali,
una matina ruppe li stivali
a le Galline d'una fattoria.

Incominciò a strilla; dice: — Quantunque
voi séte bestie senza inteliggenza,
bisogna ch'io ve formi la coscenza
su un principio politico qualunque:

perché se pô fa' a meno der talento,
ma nun se pô fa' a meno der principio:
solo così s'ariva ar Municipio
e, se viè bene, puro ar Parlamento.

Solo così ciavrete la speranza
d'arzà la voce in segno de protesta
quanno er padrone ve farà l'inchiesta
pe' sentì chi cià l'ovo ne la panza... —

'Sta chiacchierata fece un certo senso;
defatti, da quer giorno, ogni Gallina,
appena se svejava la matina,
diceva fra de sé: — Come la penso?

Che sarò? socialista o clericale?
Sarò repubbricana o indipennente? —
E co' 'st'idea fissata ne la mente
covava l'ova assieme a l'ideale.

Però finì la pace! Incominciorno
le solite questioni de partito,
e l'ovo che j'usciva da quer sito
ciaveva sempre un po' de bile intorno.

Più, su la coccia, c' era l'impressione
der colore politico d'ognuna;
framezzo a tante, solamente a una
je scappò fòra senza convinzione.

— Io — disse — faccio l'ova de giornata,
ma, in quanto a li colori, va cercanno!
O rosso o bianco o nero... finiranno
tutte ne la medesima frittata!
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Charlie Chaplin- Il grande dittatore-
discorso all'umanità



Mi dispiace. Ma io non voglio fare l'imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l'un l'altro.
In questo mondo c'è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato.
L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotto a passo d'oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne , bambini disperati.
Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.
A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un'anima!
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l'amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà!
Ricordate,
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!

__________________________________________________________

[i]Parole antiche attualissime, perché non è cambiato nulla;
sono gli uomini che non cambiano perché il bene e il male
è dentro di loro dal tempo dei tempi.....
.[/i]
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

LA LIBERTA'

Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere come
capi dei coppieri che gliene versano a volontà, sino ad ubriacarlo,
accade che, se i governatori resistono alle richieste dei sempre più
esigenti sudditi son dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si
dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo
senza carattere e servo ; che il padre impaurito finisce col trattare
il figlio come suo pari e non è rispettato, che il maestro non
osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui, che i
giovani pretendono gli stessi diritti dei vecchi, e questi, per non
parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di
libertà nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto
per nessuno, e in mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa una
mala pianta: la tirannia.

Platone
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Re: SPIGOLANDO......

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Tratto dal capitolo IV del libro di Michele Serra

OGNUNO POTREBBE


L’infermiera mi guarda e mi dice: Lei è il marito?
Non proprio dico, sarei il convivente. Ci sarebbe da capire perché
Diavolo mi sono definito convivente se neanche conviviamo., Agnese
e io. E’ che la parola fidanzato, addosso a uno della mia età, mette
una gran tristezza. Non che convivente sia molto meglio, ha un
retrogusto questurino,di cronaca nera. “denuncia il convivente per
le ripetute violenze”…

Intanto l’infermiera , non partecipe del mio dibattito interiore,
[..] mi dice che Agnese non ha niente di preoccupante. La Tac è a
posto. Solo una ferita lacerocontusa alla fronte. Un paio di punti di
sutura . Probabilmente, aggiunge, non rimarrà nemmeno la cicatrice,
ma questo potrebbe spiegarmelo meglio il medico di guardia, ammesso
di riuscire a parlargli, perché ha molto da fare. Il pronto soccorso
-lo vede anche lei- è strapieno dice l’infermiera. Poi come se avere
appena evocato l’indisponibilità del medico di guardia la promuovesse
sul campo, autorizzandola a dire qualcosa di più
scientificamente impegnativo, si sporge dal suo bancone
e mi dice con un mezzo sorriso: sindrome dello Sguardo Basso.
E’ già la terza, da stamattina.

La guardo senza capire. La botta ha avuto conseguenze
neurologiche? Agnese non riesce più a regolare l’altezza dello
sguardo? L’infermiera, vedendomi perplesso, approfondisce : la
signorina cammina digitando. E se uno digita, non vede dove
mette i piedi. E’ scesa dal marciapiede senza accorgersi della
bicicletta. Noi qui la chiamiamo sindrome dello Sguardo Basso.
Me la vedo: coi riccioli sospesi sul volto, i begli occhi neri chini
sulla tastiera, l’egofono nella mano sinistra e la destra che digita
febbrile, un passo giù del marciapiede magari per scansare un
auto parcheggiata o un altro digitambulo come lei, il ciclista che non
riesce a frenare e la prende in pieno, lei che per prima cosa,
anzi primissima, cerca l’egofono per terra e controlla che non
abbia subito danni; e soltanto dopo la perizia tecnologica si
dedica a quella fisiologica, si tocca la fronte, vede le dita
bagnate di sangue. Si sarà pulite prima la fronte o prima le
dita, per non sporcare la tastiera?[..]

[..]Tecnologie molto avanzate – è ripartito il mio muto dibattito
interno – per scimmie comunque sempre fragili e arrancanti,
sempre ugualmente vulnerabili. In fondo siamo cambiati molto
poco , dico sovrappensiero e a mezza voce. Ovviamente non
capisce, ha troppo da fare, mi consegna il referto e si dedica
ad altre faccende[..]

---------------------------------------------

Penso che anche a qualcuno di Voi è capitato
di scontrarsi con qualche "digitologo". L'era dello
Smartphone o, come lo chiama ironicamente Serra Egofono,
secondo me ha fatto si che la sindrome dello "Sguardo Basso"
ormai ha contagiato parecchie persone non solo tra coloro
che trovi sul metro o sui mezzi di traporto di superficie,
ma anche per la strada.
...
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giaguaro
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da giaguaro »

Io, ogni volta che incontro un digitologo che viene dritto su di me cerco di spostarmi dall'altro lato del marciapiede. Quando, a causa del traffico pedonale, non ci riesco, allungo le braccia e metto davanti a me, all'altezza del telefono, le mani. In genere, quando vedono qualcuno che copre la visuale dello schermo e, o si ferma di botto, e si scansa frettolosamente ..... Cosa che però non ha potuto fare il ciclista, anche per il fatto che probabilmente proveniva dal lato posteriore rispetto a quello della digitologa.

:mrgreen:
Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo cercare di farli riflettere - SOCRATE
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heyoka
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

Brava Grazia.
Io penso che se fosse vera la teoria di Darwin, dovremmo cominciare a vedere i primi bambini nascere con un paio di occhi in più.
Un paio x vedere la strada e un paio x leggere il tablet.
Naturalmente anche un paio di mani x non dover mollare il tablet in caso du pericolo.
Queste due mani x il tablet dovrebbero avere le dita a punta, tipo penna biro.
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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