SPIGOLANDO......

Tutto quello che non riguarda la politica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Il rischio di vivere...


Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale.
Il primo seme disse: "Voglio crescere!
Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me...
Voglio dispiegare le mie gemme tenere come bandiere per annunciare l'arrivo della primavera...
Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!".
E crebbe.
L'altro seme disse: "Che razza di destino, il mio! Ho paura.
Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so cosa incontrerò nel buio.
Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei delicati germogli...
E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele?
E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi da terra.
No, è meglio che aspetti finché ci sarà sicurezza".
E aspettò.
Una gallina che raschiava il terreno d'inizio primavera in cerca di cibo trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.


E' la normalità accettare il rischio di vivere.
Holubice
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Re: SPIGOLANDO......

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Vi sono tre modi per dilapidare il proprio patrimonio:

  • Il più veloce: sono i cavalli
  • Il più divertente: sono le donne
  • Il più sicuro: sono gli esperti

(Henry Ford)



... usatevela quando l'impiegato della vostra banca vi richiama perché, su pressione del suo capo, vuole vendervi quell'obbligazione 'bomba' da non perdere...

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Re: SPIGOLANDO......

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Holubice ha scritto: 14 apr 2021, 2:09 Immagine

Vi sono tre modi per dilapidare il proprio patrimonio:

  • Il più veloce: sono i cavalli
  • Il più divertente: sono le donne
  • Il più sicuro: sono gli esperti

(Henry Ford)



... usatevela quando l'impiegato della vostra banca vi richiama perché, su pressione del suo capo, vuole vendervi quell'obbligazione 'bomba' da non perdere...

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Questa te la STRAQUOTO!!!!
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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Re: SPIGOLANDO......

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Giufà fa il giudice

Un morto di fame, con pochi soldi in tasca, passò davanti una bottega, dove stavano arrostendo della carne.
L'odore gli scatenò ancor più la fame, ma non avendo soldi a sufficienza per comprare la carne, andò dal fornaio e si comprò un pezzo di pane. Poi, si riavvicinò alla bottega e si sedette là vicino in modo che potesse accompagnare al pane che mangiava il profumo della carne.
Quando finì di mangiare il pane, il padrone della bottega si avvicinò a lui e gli disse:
- Visto che hai gustato con tanto piacere il profumo del mio arrosto, adesso me lo devi pagare!
Il morto di fame, non avendo più soldi per pagare, fu portato a forza da Giufà, che nel frattempo era diventato un bravo giudice.
Il padrone della bottega disse a Giufà:
- Qust'uomo mentre mangiava il suo pane, gustava a sbafo il profumo della mia carne arrostita. Mi deve pagare per questo, ma lui si rifiuta di farlo.
Giufà colpito per la singolare richiesta, chiese al bottegaio: - Quanti denari vuoi per il profumo della tua carne?
Il bottegaio precisò: - Deve darmi cinque denari! Cinque denari per il profumo della mia carne!
A questa richiesta, Giufà prese dalla sua tasca cinque denari e li fece cadere sul suo tavolo, in modo che potessero tintinnare.
Poi, chiese al bottegaio: - Hai sentito il suono dei cinque denari?
Il bottegaio rispose: - Sicuramente signor giudice! Era un piacevole tintinnio! Ma, cosa mi vuole far capire?
Giufà rispose sentenziando: - Così come quel poveraccio si è cibato del profumo della tua carne, tu ti puoi considerare pagato con il suono delle mie monete. E ora te ne puoi andare soddisfatto.
Mentre il bottegaio se ne andava con scorno, Giufà invitò il poveraccio a mangiare a casa sua.
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

Voltaire , filosofo storico drammaturgo, autore di pamphlets satirici e polemici, legato indissolubilmente al movimento culturale dell’illuminismo, che cosi definisce: Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude(abbi il coraggio di conoscere). Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo.»

Ecco come un maitre a penser di questa levatura( che scrisse tra l’altro un intero trattato sull’intolleranza)si esprimeva in una delle sue più conosciute opere il dizionario filosofico, sull’argomento che ai giorni nostri dovrebbe essere discusso in parlamento per la nota legge sull’omofobia.


AMORE COSIDDETTO SOCRATICO


Com'è possibile che un vizio, distruttore del genere umano se fosse praticato da tutti, che un attentato, infame
contro la natura, sia tuttavia così naturale? Sembra l'estremo grado della corruzione cosciente, eppure è condizione
comune di quanti non hanno ancora il tempo d'essere corrotti. È penetrato in cuori inesperti che non hanno conosciuto
ancora né l'ambizione, né la frode, né la sete di ricchezza; è la cieca gioventù che, per un istinto ancora confuso,
precipita in questo disordine all'uscir dall'infanzia.
L'inclinazione dei due sessi l'uno per l'altro si manifesta molto presto; ma checché si sia detto delle donne
africane o dell'Asia meridionale, tale inclinazione è generalmente più forte nell'uomo che nella donna; è una legge che
la natura ha stabilito per tutti gli animali. È sempre il maschio che assale la femmina.
I giovani maschi della nostra specie, allevati insieme, sentendo quest'impulso che la natura comincia a
manifestare in loro e non trovando l'oggetto naturale di tale istinto, ripiegano su quello che più gli somiglia. Spesso un
giovinetto, per la freschezza della carnagione, lo splendore del colorito, la dolcezza degli occhi, somiglia per due o tre
anni a una bella ragazza; se lo si ama, è perché la natura s'inganna; si rende omaggio al bel sesso, affezionandosi a chi
ne ha le bellezze; e, quando l'età ha fatto svanire tale somiglianza, l'equivoco cessa.


È abbastanza noto che questo equivoco della natura è molto più comune nei climi dolci che fra i ghiacci del
settentrione, perché il sangue vi è più acceso e l'occasione più frequente: così quel che nel giovane Alcibiade sembra
una pura debolezza, in un marinaio olandese o in un vivandiere moscovita è una disgustosa depravazione.
Non posso sopportare che si pretenda che i greci abbiano autorizzato questa licenza. Si cita il legislatore
Solone, perché disse in due brutti versi:
Amerai un bel ragazzo
finché non gli cresca la barba.
Ma, in buonafede, Solone era legislatore quando scrisse questi due ridicoli versi? A quel tempo era giovane, e
quando il dissoluto diventò saggio, non mise certo una simile infamia tra le leggi della sua repubblica; è come se
accusassimo Teodoro di Beza di aver predicato la pederastia nella sua chiesa perché, nella sua giovinezza, scrisse versi
per il giovane Candido, e disse:
Amplector hunc et illam.
Si travisano le parole di Plutarco, che nelle sue chiacchiere, nel Dialogo sull'amore, fa dire a un interlocutore
che le donne non sono degne del vero amore; mentre un altro interlocutore sostiene la parte delle donne, come è giusto.
È certo, per quanto può esserlo la nostra conoscenza dell'antichità, che l'amore socratico non era affatto un
amore infame: a trarre in inganno è stata la parola «amore»: i cosiddetti «amanti di un giovinetto» erano precisamente
quello che sono fra noi i paggi dei nostri principi, quello che erano i damigelli d'onore: giovani addetti all'educazione di
un giovinetto di nobile famiglia, compagni dei suoi studi e dei suoi esercizi militari: istituzione guerriera e sacra di cui
si abusò, come accadde delle feste notturne e delle orge.
La legione degli amanti, istituita da Laio, era una legione invincibile di giovani guerrieri impegnati da un
giuramento a dare la vita gli uni per gli altri: la disciplina antica non ebbe mai nulla di più bello.
Sesto Empirico e altri hanno un bel dire che la pederastia era raccomandata dalle leggi della Persia. Citino il
testo della legge; mostrino il codice dei persiani; e anche se lo mostrassero, non lo crederei lo stesso: direi che non è
vero, perché non è possibile. No, non è nella natura umana fare una legge che contraddice e oltraggia la natura, una
legge che annienterebbe il genere umano, se fosse osservata alla lettera. Quanti hanno scambiato certe usanze
vergognose e tollerate in un paese per le leggi di quel paese! Sesto Empirico, il quale dubitava di ogni cosa, avrebbe
dovuto dubitare di tale giurisprudenza. Se vivesse ai tempi nostri e vedesse due o tre giovani gesuiti abusare di qualche
loro allievo, avrebbe il diritto di dire che questo è permesso dalle Costituzioni di Ignazio di Loyola?
A Roma l'amore dei giovinetti era così comune, che nessuno pensava a punire una stupidaggine a cui tutti si
lasciavano andare. Ottaviano Augusto, quell'assassino depravato e vile, che osò esiliare Ovidio, trovò bellissimo che
Virgilio cantasse Alessi e che Orazio scrivesse piccole odi per Ligurino; ma l'antica legge Scantinia, che proibiva la
pederastia, era sempre in vigore: l'imperatore Filippo la ripristinò e cacciò i ragazzi che facevano il mestiere. Insomma,
non credo che ci sia stata nessuna nazione bene ordinata che abbia fatto leggi contro il buon costume.

&&&&&&&&&&

Passano i secoli, i millenni, ma certi problemi sono sempre gli stessi e divideranno come sempre in due fronti l'opinione pubblica.
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

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Regalami un sorriso....

EHHHH!!!!LE DONNE NE SANNO PROPRIO UNA PIU' DEL DIAVOLO......

Un carabiniere ferma un'auto che viaggia a 120 Km/h dove vige il limite di 50!
Si avvicina alla macchina e dice:
- Patente e libretto prego.
La bella donna al volante risponde:
- La patente non ce l'ho più. Me l'hanno ritirata 10 giorni fa quando mi hanno fermata per la quarta volta ubriaca!
- Posso vedere almeno il libretto di circolazione?
- La macchina non è mia. L'ho rubata!
- Rubata???
- Sì, però penso che i documenti siano nel cassetto del cruscotto. Mi sembra di averli visti quando ci ho nascosto la pistola...
- Lei ha una pistola nel portaoggetti?!?
- Certo, l'ho nascosta dopo aver sparato all'uomo che guidava. Poi ho messo il suo cadavere nel bagagliaio!
- Cosa??? Lei ha un uomo morto nel bagagliaio???
- Sì!
Il carabiniere estrae la pistola d'ordinanza e chiama i rinforzi alla radio.
Arrivano subito altre due pattuglie. Da una scende un graduato che chiede alla donna:
- Posso vedere la sua patente?
- Certo, eccola!
E gliela porge: regolare e validissima.
- Di chi è quest'auto?
- Mia. Ecco il libretto.
Anche quello, tutto in ordine.
- Potrebbe aprire il cassetto? Voglio controllare se ha nascosto una pistola...
- Certo. Comunque le garantisco che non c'è nessuna pistola!
La donna apre il cassetto portaoggetti, che è vuoto.
- Le dispiace se perquisiamo il bagagliaio? Ci hanno avvisato per radio dicendo che ci sarebbe un cadavere!
- Ma certamente.
La donna apre il cofano: nulla. Perfettamente vuoto.
L'ufficiale:
- Ma... non capisco. Il carabiniere che l'ha fermata mi ha detto che lei non aveva la patente, che gliel'avevano ritirata per guida in stato di ebbrezza, che la macchina era stata rubata a un uomo che lei ha ucciso e di cui ha occultato il cadavere nel bagagliaio e che la pistola era nel portaoggetti!
La donna lo guarda e dice:
- Fantastico! E scommetto che le ha detto pure che andavo troppo forte...
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Re: SPIGOLANDO......

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CORE DE TIGRE
Trilussa

‘Na Tigre der serajo de Nummava,
come vidde tra er pubbrico ‘na donna
che la guardava tanto, la guardava,
disse al Leone: – S’io incontrassi quella
in mezzo d’un deserto, e avessi fame,
mica la magnerebbe: è troppo bella!
Io, invece, bona bona,
j’annerebbe vicino
come fa er cagnolino
quanno va a spasseggià co’ la padrona. –
La bella donna, intanto,
pensanno che cór manto
ce sarebbe venuto un bel tappeto,
disse ar marito che ciaveva accanto:
Io me la magno a furia de guardalla!
che pelo! che colori! com’è bella!
Quanto me piacerebbe a scorticalla!
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

A cor gentil......

"Un giorno il sole ed il vento decisero di fare una gara per dimostrare chi tra i due fosse il più forte. Il vento disse: “Ti dimostrerò che sono più forte di te! Guarda quel vecchio signore laggiù con l’impermeabile, scommetto che riuscirò a farglielo togliere prima di quanto riusciresti a fare tu!”. Così il sole si nascose dietro una nuvola ed il vento cominciò a soffiare talmente forte fino a diventare un tornado. Ma più il vento soffiava forte più il signore si teneva stretto l’impermeabile. Dopo un po’ il vento si arrese e lasciò fare la prova al sole.

Il sole venne fuori da dietro le nubi e sorrise gentilmente al vecchio. Questi, visibilmente accaldato si asciugò la fronte e si tolse l’impermeabile! Il sole disse al vento che la gentilezza e la cordialità sono sempre più potenti della forza bruta."

Questa non è solo una fiaba ma è ciò che avviene anche nella realtà.

Un piccolo gesto di gentilezza, a volte dice più di tante parole e spesso ci costa davvero poco. Essere gentili nella vita quotidiana non è difficile:
aiutare una persona , regalare un sorriso ad una persona triste, scrivere un biglietto ad un amico che sta attraversando un periodo difficile, sono tutti atti di gentilezza che seppur transitori non richiedono sforzi disumani ma solo un po’ del nostro tempo e della nostra attenzione.

Cominciamo ad adottare la filosofia della gentilezza e a metterla in pratica anche nei più piccoli gesti quotidiani, non aspettiamoci che il mondo intero possa essere sempre gentile con noi ma proviamo lo stesso a dare il buon esempio, potremmo sembrare pecore fuori dal gregge ma l’importante è che abbiamo seminato qualcosa di positivo.

La gentilezza era e sarà sempre una delle più nobili espressioni del comportamento umano, la chiave che alimenta tutto, e come dicevano i nostri vecchi, la chiave che apre tutte le porte.
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Re: SPIGOLANDO......

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Le favolette di Trilussa

L'OCA


Un giorno presi un'Oca e j'insegnai
a fa' li voli dritti, verso er celo,
che in generale l'Oca nun fa mai.
Infatti staccò er volo piano piano,
ma j'amancò la forza e per un pelo
me restava affogata in un pantano.
Allora me strillò: — Brutt'animale!
Speravi tu che l'Oca der cortile
volasse come un'aquila reale? —

Ninetta ch'è più bona e più gentile
nun m'avrebbe risposto così male...



LA MODESTIA DEL SOMARO


— Quello che te fa danno è la modestia:
— disse un Cavallo a un Ciuccio — ecco perché
nun sei riuscito a diventa una bestia
nobbile e generosa come me! —

Er Ciuccio disse: — Stupido che sei!
S'io ciavevo davero l'ambizzione
de fa' cariera, a 'st'ora già sarei
Ministro de la Pubblica Istruzzione!



ER PRIMO PESCECANE


Doppo avé fatto l'Arca
Noè disse a le Bestie: — Chi s'imbarca
forse se sarverà, ma chi nun monta
sì e no che l'aricconta.
Perché fra pochi giorni, er Padreterno,
che s'è pentito d'avé fatto er monno,
scatenerà un inferno
pe' rimannacce a fonno.
Avremo da restà sei settimane
tutti sott'acqua: e, lì, tocca a chi tocca! —
Ogni bestia tremò. Ma un Pescecane
strillò: — Viva er Diluvio! — E aprì la bocca.
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Re: SPIGOLANDO......

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Esopo - L'inverno e la primavera


La Primavera e l'Inverno sono due stagioni
completamente opposte che non sono mai
riuscite a trovare la corretta armonia pe
r andare d'accordo. Fortunatamente esse
non devono convivere, infatti, quando
compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.

Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a
faccia con la giovane signorina Primavera.
L'anziana stagione, con quella sua aria
sapiente prese a dire: «Mia cara amica,
tu non sai essere decisa e determinata.
Quando giunge il tuo periodo annuale,
le persone e gli animali ne approfittano
per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle
loro tane e si riversano in quei prati che tu,
con tanta premura, hai provveduto a far
fiorire. Essi strappano i giovani arbusti,
calpestano senza pietà l'erba e assorbono
ogni sorso di quel sole splendente che,
col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti
vengono ignobilmente raccolti e divorati
e infine, con il baccano e la cagnara che
tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare
in pace. Invece io incuto timore e rispetto
con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente
si rintana in casa e non esce quasi mai per
paura del brutto tempo e così mi lascia riposare
tranquillo.»

La bella e dolce Primavera, colpita da quelle
parole, rispose: «Il mio arrivo è desiderato
da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi
nemmeno immaginare cosa significhi essere
tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima
che non potrai mai provare perché con il
freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori
più caldi si raggelano.»

L'inverno non disse più niente e si fermò a
riflettere. Forse, essere ammirati ed amati
dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione.

Per ottenere rispetto ed amore non serve essere
prepotenti usare la forza delle male parole,
la maldicenza per intimorire, invece i migliori
risultati si ottengono con la dolcezza delle buone
maniere, con l'umiltà e la tolleranza..
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Re: SPIGOLANDO......

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PLATONE
Della Giustizia

[..]«Per comprendere che anche chi pratica la giustizia si comporta così suo malgrado e solo perché non può commettere ingiustizia, l'espediente più opportuno è ricorrere a una situazione immaginaria. Concediamo ad entrambi, all'uomo giusto e all'ingiusto, la possibilità di fare ciò che vogliono, e poi seguiamoli osservando dove i loro desideri guideranno l'uno e l'altro. Allora sorprenderemo l'uomo giusto a percorrere la stessa strada dell'ingiusto a causa dell'avidità, che per natura ogni essere insegue come il proprio bene, quantunque la legge lo costringa con la forza ad onorare l'uguaglianza. E tale possibilità si realizzerebbe al più alto grado, se essi avessero quella risorsa che ebbe un tempo, a quanto si racconta, Gige, l'antenato di Creso re di Lidia. Egli era al servizio, in qualità di pastore, del sovrano che allora regnava in Lidia. Un giorno, durante un violento terremoto accompagnato dal temporale, la terra si spaccò e produsse una fenditura nel luogo in cui egli faceva pascolare il gregge. Gige la vide e scese giù pieno di stupore. Fra le molte meraviglie che scorse c'era, a quanto si narra, un cavallo di bronzo, cavo, con delle aperture. Egli v'infilò il capo e vide là dentro un cadavere di dimensioni sovrumane, assolutamente spoglio ma con un anello d'oro a una mano. Gige se lo mise al dito e uscì. Con tale anello partecipò anch'egli alla consueta riunione dei pastori per dare al re il rendiconto mensile sullo stato del gregge. Ma mentre era seduto con i compagni girò per caso il castone dell'anello verso di sé, all'interno della mano; e così divenne invisibile, e quelli seduti accanto a lui dissero che se n'era andato via. Egli allora, stupefatto, toccò di nuovo l'anello, voltò il castone verso l'esterno e appena l'ebbe voltato ritornò visibile. In considerazione di ciò, Gige ripeté il tentativo, per controllare il potere dell'anello: effettivamente constatò che quando voltava il castone verso l'interno egli diventava invisibile, e ritornava visibile quando lo voltava verso l'esterno. Non appena ebbe compreso ciò, fece in modo di essere incluso fra gli informatori del re. Giunse alla reggia, divenne l'amante della regina e con lei congiurò contro il re, lo uccise e prese il potere.
«Se dunque esistessero due anelli così e l'uno se lo infilasse al dito l'uomo giusto e l'altro l'uomo ingiusto, credo che nessuno sarebbe così costante da persistere nella giustizia e avere il coraggio di astenersi dai beni altrui senza neppure toccarli, malgrado la possibilità di prendere al mercato ciò che volesse, di entrare nelle case e unirsi con chi gli piacesse, e di uccidere qualcuno e liberare qualcun altro a suo arbitrio, e di fare tutto quanto lo rendesse fra gli uomini simile a un dio. Ma comportandosi così non sarebbe affatto diverso dall'altro uomo, anzi percorrerebbero entrambi la medesima strada. E in ciò si potrebbe scorgere una grande prova del fatto che nessuno è giusto di propria volontà, ma solo per forza, non perché ritenga la giustizia vantaggiosa di per sé: infatti ognuno, quando ritiene di poter commettere ingiustizia, la commette. E ognuno crede che l'ingiustizia gli sia molto più utile della giustizia; e ha ragione di crederlo, secondo il difensore di questa tesi. Chi infatti possedesse un simile potere eppure non volesse mai prevalere e nemmeno toccare i beni altrui, parrebbe a chi ne fosse al corrente l'uomo più infelice e più stolto; ma in pubblico lo loderebbero, ingannandosi a vicenda per timore di ricevere un danno. Proprio così stanno le cose![..]
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Re: SPIGOLANDO......

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LA GIUSTIZIA SECONDO MANZONI


Nei primi sei capitoli dei Promessi Sposi, Manzoni pone particolare attenzione al tema della giustizia; evidenziando e, per meglio dire, criticando la “giustizia” seicentesca.
Nell’Italia del 600, sotto il dominio spagnolo, la giustizia nei comuni era piuttosto arbitraria e, come ci sottolinea l’autore, nelle mani dei più potenti. Succedeva, infatti, che gli unici ad essere vittime del sistema giudiziario fossero proprio i più bisognosi: gli umili e indifesi.
È evidente il desiderio dell’autore di denunciare e criticare la giustizia dell’epoca dal fatto che abbia scelto (per primo fra tutti) come protagonisti del suo romanzo proprio due semplici e umili contadini, che ci rappresentano e manifestano le angherie delle quali erano vittime i deboli dell’Italia secentesca.
Le istituzioni, certo, non negavano leggi e punizioni per angherie o soprusi commessi, anzi, queste erano parecchie, ma , molto spesso, venivano gestite e amministrate da giudici in modo piuttosto arbitrario; di fatto la giustizia nell’epoca secentesca era uno strumento, in più, al servizio dei potenti che consentiva loro di commettere ingiustizie essendo, spesso, coperti dalla legge e che condannava i più deboli e indifesi a subire.
La critica, del Manzoni, a riguardo si fa sentire con piccole sfumature in ogni capitolo.
A partire dal primo capitolo, quando l’autore traccia un generale quadro della situazione sotto il dominio straniero, e , tramite l’incontro di don Abbondio con i bravi, evidenzia la popolazione per lo più divisa tra oppressi e oppressori, e la condizione nella quale si trovavano i meno pavidi e coraggiosi che, per non essere vittime di tali angherie, erano costrette a raggrupparsi in corporazioni o a rifugiarsi sotto la protezione di una delle due più potenti classi sociali: la chiesa.
Il piccolo clero locale era, tuttavia, impotente di fronte a tale prepotenza e presa di potere da parte dei nobili, ricchi e potenti, e viveva, quindi, in un continuo clima di terrore, spesso costretto ad atteggiamenti di servilismo.
La giustizia, all’epoca dei Promessi Sposi, era gestita dai potenti, i signorotti dei paesi che, tramite un considerevole numero di bravi (rifugiatisi sotto la loro protezione dopo aver commesso reati) al loro servizio, commettevano soprusi e angherie ed, inoltre, grazie il loro potere, corrompevano altri rappresentanti della giustizia o si facevano amici di altri potenti. I nobili molto spesso pretendevano di sostituirsi alla legge, di far coincidere le loro volontà con essa.
La dimostrazione lampante del sistema giudiziario secentesco l’abbiamo nel terzo capitolo, quando Renzo, consigliato da Agnese si reca dall‘avvocato soprannominato Azzeccagarbugli, nella speranza che questo possa perorare la sua causa. L’avvocato inizialmente, quando ancora crede che Renzo sia un bravo, gli espone tutte le strategie giuridiche per risolvere il problema, ma quando infine scopre che egli è la vittima e non il malfattore, e pertanto non un bravo, lo caccia con sgarbate parole. Azzeccagarbugli ha una professionalità distorta, è un servo del potere, un servo dell’amico e protettore don Rodrigo, del quale è solito difendere i bravi. In mano sua la legge è uno strumento ed è spregiudicato e abile nel manovrarla con artifizi verbali. L’avvocato è, in realtà, una figura piuttosto drammatica perché, attraverso lui, è rappresentata tutta la società corrotta del ‘600.
Nel quinto capitolo, invece, viene illustrato un banchetto fra nobili che ha luogo a casa di don Rodrigo, durante il quale vengono discusse, dai convitati (il cugino Attilio, l’avvocato Azzeccagarbugli, il podestà di Lecco e due sconosciuti), le tematiche più svariate. Durante il convito viene affrontata una discussione riguardo se fosse giusto o meno bastonare un portatore di una sfida. Sull’argomento si dimostrano piuttosto contrari il potestà, sfavorevole, e il conte Attilio, favorevole, che proseguono discutendo riguardo le regole della cavalleria.
La giustizia viene menzionata un’ultima volta nel sesto capitolo quando fra Cristoforo si reca a casa di don Rodrigo per chiedere un atto di giustizia, che viene prontamente rifiutato dal nobile, troppo orgoglioso, testardo e capriccioso.
In questi primi sei capitoli si può ben dedurre il pessimismo giuridico dell’autore e la sua scontentezza, delusione e critica riguardo la giustizia.
Manzoni, infatti, non crede che la giustizia possa attuarsi tra gli uomini, mentre egli sogna uno stato di diritto, dove tutti, compresi gli stessi governatori, siano tenuti a rispettare le stesse leggi, una società basata sui principi della rivoluzione francese, dell’illuminismo e sui valori cristiani
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Re: SPIGOLANDO......

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Poesia "In pretura" di Trilussa
Tags: Giustizia




- Alzatevi, accusata: vi chiamate?
- Pia Tonzi.
- Maritata?
- Sissignora.
- Con prole?
- No... con uno che lavora...
- D'anni?
- Ventotto.
- Che mestiere fate?

- Esco la sera verso una cert'ora...
- Già, comprendo benissimo, abbordate...
- Oh, dico, sor pretore, rispettate
l'onorabbilità d'una signora!

- Ma le guardie vi presero al momento
che facevate i segni ad un signore,
scandalizzando tutto il casamento...

- Loro potranno divve quer che vonno:
ma io, su le questioni de l'onore,
fo come li Ministri: nun risponno!
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grazia
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da grazia »

La calunnia è un venticello…

dall’opera buffa “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini. Musicata su libretto di Cesare Sterbini l’opera ha al suo interno un’aria assai famosa.

Eccola:

[…] La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sotto voce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo: prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco, sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta, va fischiando, brontolando e ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato, avvilito, calpestato sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar […].


Calunnia… calunnia… Beh, credo che molti, chi più chi meno, possono dire di esserne stati vittime ....
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heyoka
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Re: SPIGOLANDO......

Messaggio da leggere da heyoka »

Calunnia… calunnia… Beh, credo che molti, chi più chi meno, possono dire di esserne stati vittime ....
Solo vittime, Grazia????
Io sono sempre molto più preoccupato di non essere, anche inconsapevolmente, dall' altra parte della barricata.
Finché sono vittima di calunnie, so di avere sufficienti anticorpi per cavarmela....
Non so invece se ne hanno a sufficienza, coloro che rimangono vittime delle MIE calunnie.
Prendi ad esempio il nostro Sayon???
Io non ho infierito più di tanto nei suoi confronti, ma ero convinto fosse quasi più forte di me, nel sostenere il dileggio...
Invece ha mollato la presa....
La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.
(Proverbio dei Sioux)
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