l’Australia ha un’immigrazione clandestina inesistente

29 settembre 2024 Shamash

Facciamo luce sulla questione, giacché sussistono varie differenze sia formali che sostanziali che rendono non paragonabili le due fattispecie. Premetto che sono d’accordo con la Meloni e con l’esigenza di fermare questo flusso migratorio illegale e da anni applaudo l’Australia per le proprie scelte in materia, tuttavia bisogna fare i conti con una realtà differente.

Da un punto di vista tecnico, un “blocco navale” (così come quello aereo o terrestre) richiede necessariamente che le parti siano in conflitto. Dunque, non appare possibile istituirlo in tempo di pace. Un blocco navale, quindi, in questi termini è escluso. Tuttavia, ci sono altre opportunità, come per esempio la realizzazione di un’operazione navale (magari congiunta con altri Paesi europei e che si affacciano sul Mediterraneo) per scoraggiare il traffico delle imbarcazioni in oggetto.
Fermare l’arrivo dei clandestini non ha solo una motivazione squisitamente di sicurezza interna, peraltro ormai tragica, bensì per quanto concerne la tutela e la salvaguardia della vita umana, così come il contrasto alle organizzazioni criminali che lucrano profumatamente su questa nuova tratta degli schiavi. Persone che perdono la vita in mare, altre che arriveranno e saranno date in pasto al mondo dell’illegalità, non trovando altri sbocchi di sostentamento legale.

Per impedire alle imbarcazioni di lasciare le coste dei Paesi di partenza bisognerebbe pattugliare costantemente e agire il più vicino alle coste (necessariamente in acque internazionali), con costi insostenibili, oppure entro le acque territoriali, ma violando il diritto internazionale.
La soluzione c’è: fare appello all’ONU e fare riferimento all’art. 42 della Carta, che afferma:
Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell’articolo 41 siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite.
In tale contesto, dunque, si farebbe evidentemente riferimento alla minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, tuttavia tale strumento appare una chiara extrema ratio.

Un’alternativa che non violi il diritto internazionale potrebbe essere quella di agire di concerto a livello europeo, pattugliando con cura le acque e affidarsi all’appoggio dell’ONU per quanto riguarda il dovere di soccorrere le persone in difficoltà. Andrebbero quindi istituiti seri presidi per valutare in tempi brevi le domande di asilo e procedere con il respingimento di tutti i non aventi diritto.

Infine, a tal proposito non dimentichiamo la Convenzione di Dublino, che l’Australia non ha firmato, ma noi sì.
 


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