Certamente Rosanna. Sono d'accordo.
Mi chiedevo solo se quella Michela che alla lontana potrebbe essere una tua congiunta non abbia questa qualità del Samaritano.
Certamente Rosanna. Sono d'accordo.
Non dimenticare che trattasi di una comunista.
Murgia l'ho incontrata molti anni fa, in occasione della presentazione del suo libro, "l'accabadora", a San Giovanni di Sinis, all'epoca non ancora conosciuta.
In un paesino del centro Sardegna, si celebra la festa della Letteratura.Ovidio ha scritto: ↑19 mar 2021, 22:39Murgia l'ho incontrata molti anni fa, in occasione della presentazione del suo libro, "l'accabadora", a San Giovanni di Sinis, all'epoca non ancora conosciuta.
Ne ho avuto una pessima impressione, sin dal primo momento. Ed è tutto dire trattandosi nel libro di un tema tutt'altro che politico.
Ma ... cattivo sangue non mente!
Sai come la penso io?heyoka ha scritto: ↑3 gen 2021, 16:48 Stando a quello che leggiamo nei Vangeli, Gesù NON dice che il Prossimo sono tutte le persone che si trovano ( o fanno finta) di trovarsi in difficoltà.
Gesù ci dice CHIARAMENTE che il Nostro Prossimo è CHIUNQUE ci fa del Bene!
Perciò, quando diciamo di voler Amare il Nostro prossimo, diciamo che vogliamo Amare CHI CI FA DEL BENE!!!
Pensa che gli atei sono migliori di noi cristiani.Alfa ha scritto: ↑20 mar 2021, 17:37Sai come la penso io?heyoka ha scritto: ↑3 gen 2021, 16:48 Stando a quello che leggiamo nei Vangeli, Gesù NON dice che il Prossimo sono tutte le persone che si trovano ( o fanno finta) di trovarsi in difficoltà.
Gesù ci dice CHIARAMENTE che il Nostro Prossimo è CHIUNQUE ci fa del Bene!
Perciò, quando diciamo di voler Amare il Nostro prossimo, diciamo che vogliamo Amare CHI CI FA DEL BENE!!!
Il mio prossimo sono me stesso.
Se non voglio bene a me stesso non posso volerne a nessun altro. Non credo nella divisione del pane, quello lo divido quando "io" avrò lo stomaco pieno e non prima. Non mi si venga a dire il contrario, altrimenti ti dico che patisco la fame perchè dono tutto il mio cibo ad altri. Non sono diverso dai cristiani, sono io il cristiano e tutti gli altri sono peggio di me, a cominciare dai battitori di ginocchia e baciapile.
Neanche Gesù amava i farisei.Dio mi perdoni!!
E allora...? Scusate la franchezza, ma in tutti quegli anni di catechismo, che cosa avete fatto? Avete acchiappato solo mosche...?Sara ha scritto: ↑11 gen 2021, 12:17 Brevis esse laboro, obscurus fio?! La frase finale Voleva essere una battuta. Provo a spiegarmi meglio
I vocaboli originari dei vangeli si riferiscono a chi ci è "prossimo"- nel senso di vicino considerando gli esempi proposti- e in effetti non riusciamo a essere empatici nei confronti di un prossimo generico e astratto.
Ma, ironizzando, ci è "vicino" anche il nemico che sta per colpirci... Come la mettiamo? Si corrono rischi maggiori che nel porgere "l'altra guancia"!
Conosci, immagino "la guerra di Piero": se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore; mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede e ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia la cortesia
Alfa ha scritto: ↑20 mar 2021, 17:37
Sai come la penso io?
Il mio prossimo sono me stesso.
Se non voglio bene a me stesso non posso volerne a nessun altro. Non credo nella divisione del pane, quello lo divido quando "io" avrò lo stomaco pieno e non prima. Non mi si venga a dire il contrario, altrimenti ti dico che patisco la fame perchè dono tutto il mio cibo ad altri. Non sono diverso dai cristiani, sono io il cristiano e tutti gli altri sono peggio di me, a cominciare dai battitori di ginocchia e baciapile.
albatros ha scritto: ↑22 mar 2021, 7:41 Nel suo dialogare, Socrate assumeva spesso un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta sopportando con la consueta calma i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento rassegnato, rispose: "Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?".
Io sapevo che Socrate aveva una moglie, Santippe, e che è passata alla storia per essere una donna molto petulante.Ovidio ha scritto: ↑22 mar 2021, 9:18 Sembra che anche Socrate offrisse l'altra guancia!albatros ha scritto: ↑22 mar 2021, 7:41 Nel suo dialogare, Socrate assumeva spesso un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta sopportando con la consueta calma i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento rassegnato, rispose: "Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?".
Mi pare che la lettura della risposta data da Cristo prescinda dalla traduzione possibile. Narra una parabola esplicativa ed il prossimo che indica è il solo samaritanoCrossfire ha scritto: ↑3 gen 2021, 18:05Tutto dipende dalla traduzione e dalla interpretazione della scrittura.albatros ha scritto: ↑3 gen 2021, 17:32Heyoka, ma allora sarebbe un amore interessato, basato sul dare per avere...Non mi pare che Gesù abbia mai detto una cosa del genere...heyoka ha scritto: ↑3 gen 2021, 16:48 Stando a quello che leggiamo nei Vangeli, Gesù NON dice che il Prossimo sono tutte le persone che si trovano ( o fanno finta) di trovarsi in difficoltà.
Gesù ci dice CHIARAMENTE che il Nostro Prossimo è CHIUNQUE ci fa del Bene!
Perciò, quando diciamo di voler Amare il Nostro prossimo, diciamo che vogliamo Amare CHI CI FA DEL BENE!!!
Per intenderci, il prossimo del vangelo é quanto segue:
Dall'ebraico "rea" colui che è vicino, col quale stai trattando. Dal greco "plesion", ovvero avvicinarsi.
Quindi si, si intende nostro ''prossimo'' chi ci é vicino, non un prossimo generico ma chi ci fa del bene.
E noi diventiamo ''prossimi'' di qualcun altro, in senso evangelico, facendo del bene a chi ne ha bisogno.
La sostanza non cambia, aiutare chi é in difficoltà. Cambia la lettura, che dal paternalismo buonista del ''tutti sono i miei prossimi'', al piú interiore ''diventare prossimi di un altro essere umano''.
Pretendere di dare una risposta a prescindere dalla traduzione della lingua originale è un atto errato. Sarebbe come pretendere di tradurre un numero romano in uno arabo senza regole.porterrockwell ha scritto: ↑10 giu 2021, 9:27Mi pare che la lettura della risposta data da Cristo prescinda dalla traduzione possibile. Narra una parabola esplicativa ed il prossimo che indica è il solo samaritanoCrossfire ha scritto: ↑3 gen 2021, 18:05Tutto dipende dalla traduzione e dalla interpretazione della scrittura.
Per intenderci, il prossimo del vangelo é quanto segue:
Dall'ebraico "rea" colui che è vicino, col quale stai trattando. Dal greco "plesion", ovvero avvicinarsi.
Quindi si, si intende nostro ''prossimo'' chi ci é vicino, non un prossimo generico ma chi ci fa del bene.
E noi diventiamo ''prossimi'' di qualcun altro, in senso evangelico, facendo del bene a chi ne ha bisogno.
La sostanza non cambia, aiutare chi é in difficoltà. Cambia la lettura, che dal paternalismo buonista del ''tutti sono i miei prossimi'', al piú interiore ''diventare prossimi di un altro essere umano''.
Insomma, non fare il gesuita che ce n'è abbastanza. Che senso ha la domanda "Chi dei tre".. "? Sono "prossimo " da amare in egual misura tutti quei tre?Crossfire ha scritto: ↑10 giu 2021, 10:59Pretendere di dare una risposta a prescindere dalla traduzione della lingua originale è un atto errato. Sarebbe come pretendere di tradurre un numero romano in uno arabo senza regole.porterrockwell ha scritto: ↑10 giu 2021, 9:27Mi pare che la lettura della risposta data da Cristo prescinda dalla traduzione possibile. Narra una parabola esplicativa ed il prossimo che indica è il solo samaritanoCrossfire ha scritto: ↑3 gen 2021, 18:05
Tutto dipende dalla traduzione e dalla interpretazione della scrittura.
Per intenderci, il prossimo del vangelo é quanto segue:
Dall'ebraico "rea" colui che è vicino, col quale stai trattando. Dal greco "plesion", ovvero avvicinarsi.
Quindi si, si intende nostro ''prossimo'' chi ci é vicino, non un prossimo generico ma chi ci fa del bene.
E noi diventiamo ''prossimi'' di qualcun altro, in senso evangelico, facendo del bene a chi ne ha bisogno.
La sostanza non cambia, aiutare chi é in difficoltà. Cambia la lettura, che dal paternalismo buonista del ''tutti sono i miei prossimi'', al piú interiore ''diventare prossimi di un altro essere umano''.
Il samaritano si fa prossimo dell'uomo in difficoltà (cosa che non fecero il sacerdote ed il levita nella medesima situazione), dando una mano, e di conseguenza si rende prossimo nel senso traducibile: avvicinarsi, trattare con chi è in difficoltà. Anche perché la risposta la da direttamente alla fine.
G: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?
D: Chi ha avuto compassione di lui. (Compassione: atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso uno stato penoso)
La scelta della figura del samaritano è molto semplice: erano osteggiati. Quindi far passare che è il samaritano a dare una mano e non un sacerdote o un levita è una provocazione ad una classe divenuta altezzosa e priva dei valori della carità. Forse è il caso di chiedersi cosa era il samaritano al tempo, e contestualizzare la parabola nel suo elemento storico. Oggi per noi il samaritano è il "buon samaritano", quindi buono per definizione. Ma è una lettura errata, data da una traduzione imprecisa e da una ignoranza storica di ciò che rappresentavano nel loro tempo.
Non è questione di gesuita o meno, e nemmeno di teologia. Siamo alla comprensione del testo. Del testo della parabola da te citata.porterrockwell ha scritto: ↑10 giu 2021, 13:21Insomma, non fare il gesuita che ce n'è abbastanza. Che senso ha la domanda "Chi dei tre".. "? Sono "prossimo " da amare in egual misura tutti quei tre?Crossfire ha scritto: ↑10 giu 2021, 10:59Pretendere di dare una risposta a prescindere dalla traduzione della lingua originale è un atto errato. Sarebbe come pretendere di tradurre un numero romano in uno arabo senza regole.porterrockwell ha scritto: ↑10 giu 2021, 9:27
Mi pare che la lettura della risposta data da Cristo prescinda dalla traduzione possibile. Narra una parabola esplicativa ed il prossimo che indica è il solo samaritano
Il samaritano si fa prossimo dell'uomo in difficoltà (cosa che non fecero il sacerdote ed il levita nella medesima situazione), dando una mano, e di conseguenza si rende prossimo nel senso traducibile: avvicinarsi, trattare con chi è in difficoltà. Anche perché la risposta la da direttamente alla fine.
G: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?
D: Chi ha avuto compassione di lui. (Compassione: atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso uno stato penoso)
La scelta della figura del samaritano è molto semplice: erano osteggiati. Quindi far passare che è il samaritano a dare una mano e non un sacerdote o un levita è una provocazione ad una classe divenuta altezzosa e priva dei valori della carità. Forse è il caso di chiedersi cosa era il samaritano al tempo, e contestualizzare la parabola nel suo elemento storico. Oggi per noi il samaritano è il "buon samaritano", quindi buono per definizione. Ma è una lettura errata, data da una traduzione imprecisa e da una ignoranza storica di ciò che rappresentavano nel loro tempo.