MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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ereticamente
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MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa. (Ennio Flaiano)
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Alfa
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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Mai letto di un nero che si è solo infortunato sul lavoro.
Se poi per lavoro s'intende l'essere rovesciati da un barcone mentre si viene a cercare la pensione a 20 anni .... questo è un altro discorso.
Vedo lavorare e farsi il culo a pakistani, rumeni, albanesi .... ma un nero non riesco a trovarlo, almeno nella normalità se non nell'eccezione dell'1 su diecimila ... ad essere fortunati.
Ah, forse per lavorare intendono scopare a dritto e farsi mantenere i loro spermatozoi cresciuti da noi italiani, ma io non intendevo questo.
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Alfa ha scritto: 6 mag 2024, 22:37 Mai letto di un nero che si è solo infortunato sul lavoro.
Se poi per lavoro s'intende l'essere rovesciati da un barcone mentre si viene a cercare la pensione a 20 anni .... questo è un altro discorso.
Vedo lavorare e farsi il culo a pakistani, rumeni, albanesi .... ma un nero non riesco a trovarlo, almeno nella normalità se non nell'eccezione dell'1 su diecimila ... ad essere fortunati.
Ah, forse per lavorare intendono scopare a dritto e farsi mantenere i loro spermatozoi cresciuti da noi italiani, ma io non intendevo questo.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nel mese di marzo sono 37 su un totale di 151. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 15,6 morti ogni milione di occupati, contro i 5,4 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
(fonte: https://www.ilgolfo24.it/morti-sul-lavo ... e-vittime/ )
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... e_vignette

La guerra persa. Lavoro, 1.467 morti nel 2023. Per gli stranieri il rischio è doppio

Anche nel 2023 dalla carta geografica del lavoro italiano è scomparso un paese. Una comunità di 1.467 persone. Tante sono state, infatti, le vittime del lavoro - quattro al giorno - nell’anno che si è appena concluso, secondo l’Osservatorio di Bologna, aperto nel 2008 da Carlo Soricelli, per onorare i sette operai morti nel rogo della Thyssen di Torino. Da quindici anni, l’Osservatorio tiene acceso un faro su questa drammatica realtà, monitorando tutte le tipologie di incidente, anche quelli dei lavoratori irregolari e in nero. Al 31 dicembre, il bilancio è stato, appunto, di 1.467 vittime, di cui 985 nei luoghi di lavoro e la restante parte “in itinere”. Cioè, lavoratori morti in incidenti stradali lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa, equiparati a tutti gli effetti agli infortuni sul lavoro.

Tra le tipologie di incidente monitorate dall’Osservatorio bolognese, una riguarda le vittime in agricoltura, la maggior parte delle quali schiacciate dal trattore. Nel 2023 sono state 167 e 2.228 dal 2008.

Mezzo milione di denunce
Prossime a quota mille anche le denunce di infortunio mortale registrate dall’Inail e aggiornate a novembre. Nei primi undici mesi dell’anno scorso, a fronte di 542.568 denunce complessive (-16,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), 968 hanno avuto esito mortale (-3,8%). La diminuzione registrata, spiega una nota dell’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è «dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19». Inoltre, per quanto riguarda i casi mortali, la diminuzione riguarda soltanto quelli “in itinere”, passati da 284 a 223, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono saliti a 745 dai 722 dei primi undici mesi del 2022. Continuano a crescere anche le malattie professionali, che, negli undici mesi considerati, sono state 67.094, in aumento del 20,4% rispetto al 2022. «L’incremento è del 32,1% rispetto al 2021, del 63,9% sul 2020 e del 18,6% rispetto al 2019», sottolinea l’Inail.

Immigrati, categoria fragile
Tra le categorie di lavoratori, a rischiare di più sono gli immigrati. Per gli stranieri, infatti, il rischio di rimanere vittima di un incidente mortale è più che doppio rispetto agli italiani. L’allarme, in questo caso, arriva dall’ultimo report dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre: tra gennaio e novembre 2023, su 745 denunce di infortunio mortale nei luoghi di lavoro, 142 hanno riguardato stranieri. Che registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, contro i 29,1 degli italiani. Praticamente, un indice di rischio più che doppio, dovuto soprattutto al fatto che gli stranieri, solitamente, sono occupati in settori come l’edilizia e l’agricoltura, maggiormente soggetti agli infortuni. «I lavoratori stranieri sono una vera e propria categoria “fragile” – commenta il presidente dell’Osservatorio Vega, Mauro Rossato –. Con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro».

Lavoratori anziani da tutelare
Un’altra categoria a rischio, sempre stando all’approfondimento dell’Osservatorio Vega, è quella dei lavoratori anziani. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, si legge nel rapporto, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (25,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 15,7). Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (132,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (56,5).
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ereticamente ha scritto: 6 mag 2024, 22:47
Alfa ha scritto: 6 mag 2024, 22:37 Mai letto di un nero che si è solo infortunato sul lavoro.
Se poi per lavoro s'intende l'essere rovesciati da un barcone mentre si viene a cercare la pensione a 20 anni .... questo è un altro discorso.
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Ah, forse per lavorare intendono scopare a dritto e farsi mantenere i loro spermatozoi cresciuti da noi italiani, ma io non intendevo questo.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nel mese di marzo sono 37 su un totale di 151. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 15,6 morti ogni milione di occupati, contro i 5,4 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
(fonte: https://www.ilgolfo24.it/morti-sul-lavo ... e-vittime/ )
NERI, PARLO DI NERI AFRICANI E SE BISOGNA PARLARE GIUSTO ... NEGRI, DI QUELLI ABBRONZATI SENZA PROTEZIONE, DI QUELLI CON LE MANI E I PIEDI BIANCHI SOTTO, QUELLI CHE FANNO FIGLIOLI A SFARE TANTO LI MANTIENI ANCHE TU, QUELLI CHE PRENDONO 50 EURO AL GIORNO PER GRATTARSI I COGLIONI, INSOMMA ... CI SI CAPISCE? OVVIA !!! ORA CERCA PURE, DATTI DA FARE FINO A DOMANI E LA TUA RISPOSTA SARA 0,00000000 E FORSE NE TROVERAI 1 MORTO SU UNA CULONA DURANTE L'ACCOPPIAMENTO ( ma anche quello non è lavoro come intendo io).
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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ereticamente ha scritto: 6 mag 2024, 22:31
hai mai fatto un lavoro vero?
intendo un lavoro che quella signorina del video non farebbe mai.

"Non avrete nulla e sarete felici". e se non fossi felice? "non ti preoccupare, ti cureremo"
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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ereticamente ha scritto: 6 mag 2024, 22:49 https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... e_vignette

La guerra persa. Lavoro, 1.467 morti nel 2023. Per gli stranieri il rischio è doppio

Anche nel 2023 dalla carta geografica del lavoro italiano è scomparso un paese. Una comunità di 1.467 persone. Tante sono state, infatti, le vittime del lavoro - quattro al giorno - nell’anno che si è appena concluso, secondo l’Osservatorio di Bologna, aperto nel 2008 da Carlo Soricelli, per onorare i sette operai morti nel rogo della Thyssen di Torino. Da quindici anni, l’Osservatorio tiene acceso un faro su questa drammatica realtà, monitorando tutte le tipologie di incidente, anche quelli dei lavoratori irregolari e in nero. Al 31 dicembre, il bilancio è stato, appunto, di 1.467 vittime, di cui 985 nei luoghi di lavoro e la restante parte “in itinere”. Cioè, lavoratori morti in incidenti stradali lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa, equiparati a tutti gli effetti agli infortuni sul lavoro.

Tra le tipologie di incidente monitorate dall’Osservatorio bolognese, una riguarda le vittime in agricoltura, la maggior parte delle quali schiacciate dal trattore. Nel 2023 sono state 167 e 2.228 dal 2008.

Mezzo milione di denunce
Prossime a quota mille anche le denunce di infortunio mortale registrate dall’Inail e aggiornate a novembre. Nei primi undici mesi dell’anno scorso, a fronte di 542.568 denunce complessive (-16,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), 968 hanno avuto esito mortale (-3,8%). La diminuzione registrata, spiega una nota dell’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è «dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19». Inoltre, per quanto riguarda i casi mortali, la diminuzione riguarda soltanto quelli “in itinere”, passati da 284 a 223, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono saliti a 745 dai 722 dei primi undici mesi del 2022. Continuano a crescere anche le malattie professionali, che, negli undici mesi considerati, sono state 67.094, in aumento del 20,4% rispetto al 2022. «L’incremento è del 32,1% rispetto al 2021, del 63,9% sul 2020 e del 18,6% rispetto al 2019», sottolinea l’Inail.

Immigrati, categoria fragile
Tra le categorie di lavoratori, a rischiare di più sono gli immigrati. Per gli stranieri, infatti, il rischio di rimanere vittima di un incidente mortale è più che doppio rispetto agli italiani. L’allarme, in questo caso, arriva dall’ultimo report dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre: tra gennaio e novembre 2023, su 745 denunce di infortunio mortale nei luoghi di lavoro, 142 hanno riguardato stranieri. Che registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, contro i 29,1 degli italiani. Praticamente, un indice di rischio più che doppio, dovuto soprattutto al fatto che gli stranieri, solitamente, sono occupati in settori come l’edilizia e l’agricoltura, maggiormente soggetti agli infortuni. «I lavoratori stranieri sono una vera e propria categoria “fragile” – commenta il presidente dell’Osservatorio Vega, Mauro Rossato –. Con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro».

Lavoratori anziani da tutelare
Un’altra categoria a rischio, sempre stando all’approfondimento dell’Osservatorio Vega, è quella dei lavoratori anziani. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, si legge nel rapporto, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (25,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 15,7). Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (132,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (56,5).
Vorrei che ascoltaste cuello che dico perche per 20 anni ho lavorato in imprese di costruzione italiane e straniere, dove era anche il mio dovere quello di evitare ogni rischio ai lavoratori. Ci sono sempre riuscito ma con grande sforzo, e fronteggiando il pericolo piu alto per gli infortuni, ovvero la disinvoltura, il disinteresse, la trascuratezza, l' arroganza e l'idiozia DEI LAVORATORI STESSI. Credo che almeno il 75% degli infortuni siano dovuti al fatto che i lavoratori troppo spesso si tengono lontani dalle misure di sicurezza. In Italia si processa subito il datore di lavoro o la dirigenza tecnica,che sono gli ULTIMI a volerli, anche se la colpa di tanti disastri e' dovuta al rifiuto del lavoratore di seguire le pratiche di sicurezza. Troppo facile cuindi in Italia dare la colpa a chi magari ha fatto di tutto per evitarli.
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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Sayon ha scritto: 7 mag 2024, 1:55
ereticamente ha scritto: 6 mag 2024, 22:49 https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... e_vignette

La guerra persa. Lavoro, 1.467 morti nel 2023. Per gli stranieri il rischio è doppio

Anche nel 2023 dalla carta geografica del lavoro italiano è scomparso un paese. Una comunità di 1.467 persone. Tante sono state, infatti, le vittime del lavoro - quattro al giorno - nell’anno che si è appena concluso, secondo l’Osservatorio di Bologna, aperto nel 2008 da Carlo Soricelli, per onorare i sette operai morti nel rogo della Thyssen di Torino. Da quindici anni, l’Osservatorio tiene acceso un faro su questa drammatica realtà, monitorando tutte le tipologie di incidente, anche quelli dei lavoratori irregolari e in nero. Al 31 dicembre, il bilancio è stato, appunto, di 1.467 vittime, di cui 985 nei luoghi di lavoro e la restante parte “in itinere”. Cioè, lavoratori morti in incidenti stradali lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa, equiparati a tutti gli effetti agli infortuni sul lavoro.

Tra le tipologie di incidente monitorate dall’Osservatorio bolognese, una riguarda le vittime in agricoltura, la maggior parte delle quali schiacciate dal trattore. Nel 2023 sono state 167 e 2.228 dal 2008.

Mezzo milione di denunce
Prossime a quota mille anche le denunce di infortunio mortale registrate dall’Inail e aggiornate a novembre. Nei primi undici mesi dell’anno scorso, a fronte di 542.568 denunce complessive (-16,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), 968 hanno avuto esito mortale (-3,8%). La diminuzione registrata, spiega una nota dell’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è «dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19». Inoltre, per quanto riguarda i casi mortali, la diminuzione riguarda soltanto quelli “in itinere”, passati da 284 a 223, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono saliti a 745 dai 722 dei primi undici mesi del 2022. Continuano a crescere anche le malattie professionali, che, negli undici mesi considerati, sono state 67.094, in aumento del 20,4% rispetto al 2022. «L’incremento è del 32,1% rispetto al 2021, del 63,9% sul 2020 e del 18,6% rispetto al 2019», sottolinea l’Inail.

Immigrati, categoria fragile
Tra le categorie di lavoratori, a rischiare di più sono gli immigrati. Per gli stranieri, infatti, il rischio di rimanere vittima di un incidente mortale è più che doppio rispetto agli italiani. L’allarme, in questo caso, arriva dall’ultimo report dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre: tra gennaio e novembre 2023, su 745 denunce di infortunio mortale nei luoghi di lavoro, 142 hanno riguardato stranieri. Che registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, contro i 29,1 degli italiani. Praticamente, un indice di rischio più che doppio, dovuto soprattutto al fatto che gli stranieri, solitamente, sono occupati in settori come l’edilizia e l’agricoltura, maggiormente soggetti agli infortuni. «I lavoratori stranieri sono una vera e propria categoria “fragile” – commenta il presidente dell’Osservatorio Vega, Mauro Rossato –. Con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro».

Lavoratori anziani da tutelare
Un’altra categoria a rischio, sempre stando all’approfondimento dell’Osservatorio Vega, è quella dei lavoratori anziani. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, si legge nel rapporto, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (25,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 15,7). Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (132,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (56,5).
Vorrei che ascoltaste cuello che dico perche per 20 anni ho lavorato in imprese di costruzione italiane e straniere, dove era anche il mio dovere quello di evitare ogni rischio ai lavoratori. Ci sono sempre riuscito ma con grande sforzo, e fronteggiando il pericolo piu alto per gli infortuni, ovvero la disinvoltura, il disinteresse, la trascuratezza, l' arroganza e l'idiozia DEI LAVORATORI STESSI. Credo che almeno il 75% degli infortuni siano dovuti al fatto che i lavoratori troppo spesso si tengono lontani dalle misure di sicurezza. In Italia si processa subito il datore di lavoro o la dirigenza tecnica,che sono gli ULTIMI a volerli, anche se la colpa di tanti disastri e' dovuta al rifiuto del lavoratore di seguire le pratiche di sicurezza. Troppo facile cuindi in Italia dare la colpa a chi magari ha fatto di tutto per evitarli.
vero, io non saprei quantificare il numero in percentuale, ma confermo che molto spesso i dispositivi e le norme di sicurezza sono evitate o disattivate dai lavoratori stessi.
poi ci sono gli incidenti... perchè esistono gli incidenti, nonostante la buona volontà di tutti, il caso e la sfiga hanno un loro ruolo.
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RedWine ha scritto: 6 mag 2024, 23:39
ereticamente ha scritto: 6 mag 2024, 22:31
hai mai fatto un lavoro vero?
intendo un lavoro che quella signorina del video non farebbe mai.

hai questo modo di fare anti-democratico di attaccare l'interlocutore invece di ragionare dei temi proposti.

cmq se l'ingegnere lo classifichi come un lavoro vero, si ho fatto un lavoro vero.
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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ereticamente ha scritto: 7 mag 2024, 9:35
RedWine ha scritto: 6 mag 2024, 23:39 hai mai fatto un lavoro vero?
intendo un lavoro che quella signorina del video non farebbe mai.

hai questo modo di fare anti-democratico di attaccare l'interlocutore invece di ragionare dei temi proposti.

cmq se l'ingegnere lo classifichi come un lavoro vero, si ho fatto un lavoro vero.
non ti ho affatto attaccato, ti ho chiesto che esperienze hai fatto.

e, no, l'ingegnere non è un lavoro vero, nel senso della possibilità e rischio di infortuni.

ho cominciato a lavorare a 15 anni in ambito tipografico e da garzone sono passato dopo vent'anni a operaio specializzato, poi per i successivi venti sono passato a lavorare in ufficio.
so che differenza di rischio e di sistema di lavoro ci sia tra queste due attività, e ti garantisco che non è minimamente comparabile.

comunque ho subito solo un infortunio sul lavoro (se fare il volontario sulle ambulanza per il 118 si puo chiamare lavoro), e è stata colpa mia, che ho volutamente (un po necessariamente) ignorato le procedure di autoprotezione.
"Non avrete nulla e sarete felici". e se non fossi felice? "non ti preoccupare, ti cureremo"
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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RedWine ha scritto: 7 mag 2024, 9:56
ereticamente ha scritto: 7 mag 2024, 9:35

hai questo modo di fare anti-democratico di attaccare l'interlocutore invece di ragionare dei temi proposti.

cmq se l'ingegnere lo classifichi come un lavoro vero, si ho fatto un lavoro vero.
non ti ho affatto attaccato, ti ho chiesto che esperienze hai fatto.

e, no, l'ingegnere non è un lavoro vero, nel senso della possibilità e rischio di infortuni.

ho cominciato a lavorare a 20 anni in ambito tipografico e da garzone sono passato in vent'anni a operaio specializzato, poi per i successivi venti sono passato a lavorare in ufficio.
so che differenza di rischio e di sistema di lavoro ci sia tra queste due attività, e ti garantisco che non è minimamente comparabile.

comunque ho subito solo un infortunio sul lavoro (se fare il volontario sulle ambulanza per il 118 si puo chiamare lavoro), e è stata colpa mia, che ho volutamente (un po necessariamente) ignorato le procedure di autoprotezione.
che significa "un po' necessariamente" ?

nessuno rischia se non è pressato dall'ottenere un risultato.
e se lo fa, è perché non è sufficientemente entrata la mentalità "sindacalizzata" di chiedere il rispetto delle regole di sicurezza.
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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ereticamente ha scritto: 7 mag 2024, 9:58
RedWine ha scritto: 7 mag 2024, 9:56
non ti ho affatto attaccato, ti ho chiesto che esperienze hai fatto.

e, no, l'ingegnere non è un lavoro vero, nel senso della possibilità e rischio di infortuni.

ho cominciato a lavorare a 20 anni in ambito tipografico e da garzone sono passato in vent'anni a operaio specializzato, poi per i successivi venti sono passato a lavorare in ufficio.
so che differenza di rischio e di sistema di lavoro ci sia tra queste due attività, e ti garantisco che non è minimamente comparabile.

comunque ho subito solo un infortunio sul lavoro (se fare il volontario sulle ambulanza per il 118 si puo chiamare lavoro), e è stata colpa mia, che ho volutamente (un po necessariamente) ignorato le procedure di autoprotezione.
che significa "un po' necessariamente" ?

nessuno rischia se non è pressato dall'ottenere un risultato.
e se lo fa, è perché non è sufficientemente entrata la mentalità "sindacalizzata" di chiedere il rispetto delle regole di sicurezza.
due di notte incidente su strada, equipaggio ambulanza quattro persone, tre della squadra piu un tirocinante, macchina coinvolta con quattro occupanti, quindi otto persone in totale, l'ambulanza ha la capacità nel vano sanitario di trasporto di cinque persone, piu due davanti.
l'incidente in se stesso non era nulla di grave, (rientro in verde) quindi abbiamo avuto la bella pensata di caricare tutti piuttosto che fare intervenire un'altra ambulanza, tanto eravamo vicini all'ospedale, io sono rimasto nel vano sanitario in piedi senza le cinghie di sicurezza e mi tenevo a una maniglia, a un certo punto l'autista ha visto il giallo al semaforo ha accellerato e svoltato bruscamente, io ero gia sbilanciato in avanti e causa forza centrifuga mi si è lussata la spalla, dolore cane ma nulla di grave, solo una settimana con il braccio al collo.
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Re: MORIRE SUL LAVORO - L' esperienza da cui nessuno è mai tornato per raccontarla

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[Sayon ]

V
orrei che ascoltaste quello che dico perché per 20 anni ho lavorato in imprese di costruzione italiane e straniere, dove era anche il mio dovere quello di evitare ogni rischio ai lavoratori. Ci sono sempre riuscito ma con grande sforzo, e fronteggiando il pericolo più alto per gli infortuni, ovvero la disinvoltura, il disinteresse, la trascuratezza, l' arroganza e l'idiozia DEI LAVORATORI STESSI. Credo che almeno il 75% degli infortuni siano dovuti al fatto che i lavoratori troppo spesso si tengono lontani dalle misure di sicurezza. In Italia si processa subito il datore di lavoro o la dirigenza tecnica, che sono gli ULTIMI a volerli, anche se la colpa di tanti disastri è dovuta al rifiuto del lavoratore di seguire le pratiche di sicurezza. Troppo facile quindi in Italia dare la colpa a chi magari ha fatto di tutto per evitarli
Caro amico, impossibile darti torto . Pensa che ho subito un processo, con sentenza di assoluzione per insufficienza i prove (sic) perché un mulettista si era "tagliato" un dito su una sega circolare. Dove, da mansionario, non avrebbe mai dovuto operare ! Per la legge, da Direttore tecnico la responsabilità dell'accaduto era solamente mia.
Sweating Sweating Sweating
Quando i ricchi si fanno la guerra tra loro, sono i poveri a morire.(Jean-Paul Sartre)
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